Se ci chiedessero di descrivere con due parole Diana Winter diremmo: mille sfaccettature. Perché, quando si parla di lei, gli argomenti sono davvero tanti.
A partire dalla sua musica per arrivare alla collaborazione con Giorgia, passando per la sua laurea in psicologia e il suo impegno come docente. Per fare prima, abbiamo deciso di lasciare parlare di tutto proprio lei.
Ecco come ha risposto alle nostre domande.
Ciao Diana, siamo felici di ospitarti sulle nostre pagine. Sei una persona dalle mille sfaccettature non solo artistiche. Vogliamo quindi iniziare proprio da qui: che bimba era Diana? Cosa smuoveva la sua curiosità, la sua creatività, i suoi sogni?
Da bambina era decisamente evidente la mia inclinazione verso la dimensione umanistica piuttosto che tecnico-scientifica ( e poi si è visto anche a scuola…) Sono stata cresciuta in un ambiente pieno di stimoli, non solo musicali, i miei mi hanno sempre lasciata libera e mi sono avvicinata spontaneamente a tutto quello che mi permetteva di esprimermi.
E nella tua adolescenza, periodo cruciale nella formazione di ogni individuo, quali artisti hanno contribuito alla tua crescita?
Molto e svariati, ascoltavo da Fiona Apple a Paco de Lucia, diciamo che ogni artista, ogni album mi piaceva per qualcosa in particolare, nel senso che aveva qualcosa che musicalmente o più in generale artisticamente volevo fare mio.. Tracy Chapman per l’autenticità delle sue canzoni, Skunk Anansie per l’energia, Massive Attack per il mood per la ricerca, Joao Gilberto per l’amore per la bossa e il chitarrismo brasiliano… la cosa diversa all’epoca era che le reference te le dovevi proprio andare a cercare, oggi invece è tutto più accessibile
Da allora quali sono stati i passi accademici e professionali che ti hanno portata ad arrivare dove sei ora?
Gli studi classici, le prime esperienze in studio, fare i dischi, lavorare con grandi musicisti, le esperienze live come solista e come turnista, la televisione, il mondo della didattica…
Ed eccoci ad oggi e al singolo Heavy on My Heart. Non un brano inedito. Perché hai deciso di rivisitare questa tua precedente pubblicazione?
Perché in un mondo che è saturo di brani, di gente che scrive (e adesso anche app di AI), non sentivo l’urgenza di comporre cose nuove, ho voluto piuttosto esercitare le mie skill da musicista, per riarrangiare, creare un nuovo sound che rispecchi il mio momento presente e soprattutto reinterpretare i miei vecchi pezzi come se fossero quello di qualcun altro.
Di cosa parla questa canzone e cosa vuoi che trasmetta al pubblico?
E’ il tema del cuore spezzato ma trattato con discreta ironia… in generale nei miei brani parlano le note più delle parole.
A breve seguirà poi l’EP Collected Sounds – Vol. I e in autunno il Vol. II, sempre con l’intento di rivisitare parte del tuo repertorio. Questo cammino ci traghetterà verso nuova musica? Magari un disco completo?
Sicuramente, dopo la rireleas invernale del tour con Giorgia uscirò con qualcosa di nuovo.
In un percorso così personale, che idea hai di come funziona il mercato discografico contemporaneo, nel quale il trend è pubblicare singoli a ruota, spesse volte dimenticate in breve tempo?
Penso che in termini di arte e qualità sia da tempo collassato, però per fortuna ci sono tante tante cose belle, tanto talento, ma non bel mainstream: bisogna andare a cercarle.
Senti, una domanda che esula dalla musica… sei anche laureata in Psicologia. Ultimamente si parla molto di salute mentale. Molti artisti si prendono pause anche lunghe per prendersi cura di loro stessi, spesso schiacciati dallo stress del successo – pensiamo ad Angelina Mango. Nel tuo lavoro, ti aiuta essere una psicologa e avere gli strumenti necessari per aiutarti?
Diciamo che non ho la presunzione di auto aiutarmi, certo avere una cultura di base nel campo della salute mentale penso sia utile e importante per tutti
Da docente cosa insegni ai tuoi giovani allievi e come cerchi di educarli al mondo della musica e a tutto ciò che ci gira intorno?
Cerco di trasmettere loro il rispetto per la musica ma soprattutto in una società a tratti molto superficiale, voglio che capiscano qual è il grado di approfondimento necessario per eccellere, a prescindere da cosa.
Teniamo questa come ultima domanda: ti sei esibita al Concerto del Primo Maggio con Giorgia – con la quale collabori da anni. Come è andata? Cosa porterai con te di questa esperienza?
Stare con Giorgia sul palco è sempre un onore e sempre un piacere. Vedere la piazza gremita è uno spettacolo perché per un attimo ti senti al centro del mondo, Roma caput mundi appunto. Roma è una delle città più belle del mondo, peccato sia parecchio maltrattata dalla gestione ma spesso anche dai suoi abitanti.
a cura di
Staff
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