“Igiene dell’assassino”: un romanzo che non invecchia

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Se è vero che il primo incontro con Ameliè Nothomb non si scorda mai (ne avevo scritto qui), il secondo libro che ho letto – il suo esordio assoluto in ordine cronologico -, se possibile, è stato ancora più spiazzante. La forza calamitica di questa autrice, che ti strappa dal qui e ora gettandoti a forza in un altro mondo – perlopiù inquietante – è qualcosa che ho ravvisato poche altre volte nella letteratura contemporanea. Ma oltre alla potenza della scrittura colpisce sicuramente anche il fatto che nel romanzo di cui sto per parlare, trent’anni dopo, è possibile individuare un sottotesto particolarmente attuale.

Un autore misantropo in fin di vita

ll protagonista di Igiene dell’assassino (Voland, 1997) è lo scrittore Prétextat Tach, un famosissimo autore che per tutta la sua esistenza non ha mai concesso alcuna intervista. Alla soglia degli 83 anni, scopre di avere un tumore allo stadio terminale e, quindi, pochi mesi di vita. Coglie quindi l’occasione per accogliere a casa sua alcuni giornalisti prescelti.

Tach viene acclamato per i suoi romanzi di culto, ma la persona che sta dietro ai libri è un individuo fortemente misantropo e misogino, quindi non esattamente il tipo di persona piacevole da raccontare dal lato umano. Ma proprio per questo un’intervista con lui è una sfida in senso assoluto.

L’impresa dell’intervista

Ben quattro giornalisti tentano l’impresa, che si conclude sempre nello stesso modo: Tach li “distrugge”, capovolge ogni loro domanda e li insulta per la loro ignoranza e incapacità di comprendere la sua opera. Il suo scopo non è infatti quello di raccontarsi, ma di sentirsi ancora un’ultima volta superiore, demolendo l’altro a suon di dialettica. Ognuno dei giornalisti fugge dall’appartamento traumatizzato.

Finché arriva Nina: una giornalista giovane e preparata, che per prima riesce a ribaltare la situazione. Prende il controllo dell’intervista e spiazza Tach con domande precise, in particolare su una delle sue opere, Igiene dell’assassino. Un romanzo apparentemente di finzione dietro al quale però Nina intravede un fatto tragico realmente accaduto nella vita dello scrittore, che verrà a sua volta torturato verbalmente fino a confessare la verità…

Personaggi e temi

I personaggi di Nothomb sono interessanti in quanto “fatti di dialogo”: non è tanto l’introspezione, ma il dialogo serrato che li sostanzia e li rende estremamente credibili. Nonostante il loro realismo sono anche simboli, veicoli di temi e valori che possono essere letti anche con la lente della contemporaneità.

Dietro al personaggio di Prétextat Tach ci sono tante cose: c’è anzitutto l’intellettuale tossico, spocchioso, quello che crede di poter impartire la sua superiorità dalla torre d’avorio in cui si è chiuso e nello stesso tempo c’è la morte della figura dell’intellettuale considerato intoccabile, smascherato per giunta dalle parole di una di quelle donne che tanto ha odiato.

E’ curioso notare come il grande e blasonato autore “muoia” per mano della stessa arma con cui ha manipolato fino a quel momento i lettori e poi i giornalisti: il linguaggio. Un metaforico (o forse no) suicidio pubblico, visto che il materiale registrato dalla giornalista finirà in mondovisione.

Tach è un personaggio che pare interpretare molto bene un tema etico molto attuale, quello della separazione fra autore e persona, fra una vita personale che molto spesso non rispecchia l’opera e per questo ne va scissa.

Il fatto che la lotta contro questo tipo di intellettuale e figura maschile passi attraverso una donna – di cui non possiamo raccontare troppo per non eccedere con lo spoiler – porta sicuramente con sé il messaggio di un femminismo che distrugge ma solo per ricostruire una verità rimasta per troppo tempo sepolta.

Igiene dell’assassino è un’opera multi genere, drammatica ma con la vena del giallo e una potenza romanzesca, che merita di essere letta e riletta anche dopo quasi trent’anni dalla prima edizione italiana.

a cura di
Martina Gennari

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