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Premiato con il Leone d’oro al Festival del cinema di Venezia e forte di ben quattro candidature agli European Film Awards, arriva nelle sale italiane La Stanza Accanto, il nuovo film di Pedro Almodovar.

Ne La stanza Accanto la straordinaria Tilda Swinton interpreta il ruolo di Martha, una corrispondente di guerra malata di cancro. In ospedale rivede una sua vecchia amica: la scrittrice di successo Ingrid, interpretata da Julianne Moore.

Il riavvicinamento delle due protagoniste costituisce le fondamenta di questo film: la tenacia di Martha viene espressa già dalle prime scene, in cui parla alla sua amica della malattia che ha accettato con serenità. La svolta della storia avviene quando i medici, a seguito della sperimentazione di una nuova terapia, illudono la paziente di avere una possibilità di salvarsi.

Così, dopo l’ennesima delusione, Martha sprofonda nuovamente in uno stato angosciante. Un giorno, però, dopo varie ricerche sul web, trova una pillola per l’eutanasia e la compra illegalmente. Ecco, allora, che l’azione si sposta in una bellissima casa colorata nel bosco, in cui Martha e Ingrid passeranno gli ultimi giorni insieme.

Morire per propria scelta

Questo film mette in scena la protesta puramente di sinistra, contro il tradizionalismo della chiesa, e della destra che cercano ancora, nella maggior parte del mondo, di vietare questa pratica. La lotta contro l’asfissiante presunzione che si possa ancora decidere del corpo di qualcun altro come nell’aborto, è la stessa per l’eutanasia, concetto straziato dalla demonizzazione della morte autoindotta che, invece, è molto più umana in quanto libera e consapevole.

Morire per propria scelta, prima che la morte consumi, spenga la bellezza e dimagrisca la gioia, dovrebbe essere un diritto fondamentale, perché spingerebbe i malati terminali, stanchi di soffrire, al suicidio, che ha mezzi di compimento molto violenti. Questo conflitto si esprimerà, poi, all’interno del film, tra Ingrid e un poliziotto integralisticamente cattolico.

Il nichilismo benefico di Martha, le cui riflessioni sono un inno alla dignità umana, all’amore per sé stessi, simboleggiano con grandissima lucidità la libertà Socratica di decidere per la propria vita.

Conclusioni

L’ultima pagina di “Gente di Dublino” sarà il fil rouge che legherà indissolubilmente Martha a Ingrid, un finale che parla di una nevicata che, posandosi sul paesaggio con l’indifferenza della natura matrigna leopardiana, copre i vivi e i morti. Queste righe verranno poi riadattate da Ingrid alla specificità della loro storia e, con un capolavoro della letteratura irlandese, si concluderà questa parabola di protesta e libertà.

a cura di
Benedetta D’Agostino

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