Wardruna – Teatro Arcimboldi, Milano, 7 novembre 2024

Wardruna – Teatro Arcimboldi, Milano, 7 novembre 2024
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Il 7 novembre 2024, i Wardruna hanno incantato il pubblico milanese con un concerto straordinario al Teatro Arcimboldi, un’esperienza che ha trascinato gli spettatori in un viaggio sonoro e visivo nella tradizione scandinava e nelle atmosfere ancestrali evocate dalla band norvegese

Il Teatro Arcimboldi di Milano si è rivelato una location perfetta per ospitare una performance così intensa. Con la sua acustica impeccabile e la sua capacità di creare un’atmosfera intima ma maestosa, il teatro ha offerto il palcoscenico ideale per la musica dei Wardruna, che si nutre di ritmi ancestrali e suoni che sembrano provenire da un’altra epoca. Il pubblico, un mix di appassionati di folk nordico, cultori della musica tradizionale e anche qualche metallaro, ha preso posto nelle comode poltrone, anticipando l’inizio del concerto con una leggera euforia palpabile nell’aria.

Atmosfere vichinghe

Il concerto è iniziato con il suono evocativo di strumenti tradizionali, tra cui il tagelharpa (strumento ad arco scandinavo), il hardanger fiddle (violino tradizionale norvegese), e i tamburi, tutti posizionati in modo da creare una scenografia suggestiva. La band, capitanata dalla voce profonda di Einar Selvik e da quella eterea di Lindy Fay Hella ha subito catapultato il pubblico in un altro mondo, grazie alla sua capacità di mescolare le sonorità primitive con l’energia di un’esecuzione moderna e potente.

I giochi di luci che diventavano soffuse o decise a seconda delle canzoni, anche con cambi di colore, e le proiezioni a tema, che includevano simboli runici e paesaggi naturali della Scandinavia, hanno accentuato l’immersione nel contesto storico e mitologico che i Wardruna evocano con ogni nota. Non è solo musica: è un racconto che si sviluppa attraverso l’intensità del suono e l’emotività delle performance.

Come se non bastasse durante alcuni brani è stata usata la macchina del fumo per creare l’illusione di una nebbia che calava sul teatro e inghiottiva tutti i presenti (tra l’altro molto coerente con ciò che i milanesi stanno affrontando negli ultimi giorni).

Viaggio nella mitologia

La setlist della serata ha coperto un ampio spettro del repertorio dei Wardruna, includendo brani tratti dai loro album più recenti, come Kvitravn (2020), fino ai classici che hanno fatto conoscere la band al grande pubblico, come quelli di Runaljod (2009) e Yggdrasil (2013).

Il concerto ha preso il via con l’intensa “Kvitravn”, un brano che ha subito trasportato il pubblico in un vortice di percussioni tribali e melodie ipnotiche, costruendo un’atmosfera epica e potente. A seguire, “Hertan” ha offerto un contrasto più meditativo, con le voci di Selvik e della cantante Hella che si intrecciavano in un incantevole coro, mentre la sezione ritmica di tamburi amplificava il senso di solennità e mistero.

In alcune canzoni Hella si esibita in una danza particolare, quasi come fosse propiziatoria o rituale, mettendo un attimo da parte il suo ruolo di cantante. Questo a riprova del fatto che, quando si esibiscono, i Wardruna sembrano appartenere ad un’altra epoca.

C’è stato anche spazio per un momento da solista di Selvik, che ha cantato e suonato, in stile “Skaldic”, ovvero il modo in cui i norreni recitavano le poesie, la canzone “Voluspà”, creando un’atmosfera molto intima.

Encore

Dopo praticamente un’ora e un quarto di concerto senza interruzioni Selvik parla finalmente col pubblico, rompendo per un momento quella barriera temporale che aveva separato gli abitanti del futuro dai visitatori del passato, e ringrazia tutti i presenti per il calore e gli applausi ricevuti, dopodiché presenta la penultima canzone: “Helvegen”.

Questo è uno dei brani più conosciuti dei Wardruna, un canto per accompagnare i defunti nell’aldilà che ha emozionato tutto il teatro con la sua potenza, la sua solennità e la sua spiritualità. Per un attimo ci è sembrato di assistere a un funerale vichingo di una persona a noi cara.

A fine brano il pubblico si alza in piedi per una standing ovation che lascia la band senza parole e visibilmente emozionata. Per ripagare l’affetto ricevuto Selvik decide di donarci un’ultima canzone: “Snake Pit Poetry”, anche questa in stile poetico e senza gli altri membri della band.

Chi ha visto la serie tv Vikings conosce molto bene questo brano, poiché accompagna uno dei momenti più emozionanti e intensi dello show, che i Wardruna hanno saputo rendere epico e memorabile grazie alla loro musica. Anche alla fine di questo brano il pubblico a regalato l’ultima standing ovation alla band, che si è detta intenzionata a tornare più spesso.

Conclusioni

Il concerto dei Wardruna al Teatro Arcimboldi di Milano è stato un’esperienza indimenticabile, che ha lasciato un segno profondo nei cuori di chi ha avuto la fortuna di assistervi. Non si è trattato solo di un concerto, ma di un’esperienza sensoriale che ha unito suono, luce e storia in una sinergia perfetta. I Wardruna hanno dimostrato ancora una volta di essere maestri nel creare un’atmosfera unica, capace di trascendere i confini del semplice ascolto musicale e trasformarsi in un viaggio nell’anima della tradizione nordica e, soprattutto, nella natura.

Un evento che sicuramente resterà nei cuori degli appassionati per molto tempo, e che ha consolidato la posizione dei Wardruna come una delle band più importanti e influenti nel panorama della musica folk e della world music.

a cura di
Edoardo Iannantuoni

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