C’è ancora domani: il regalo di una Donna alle Donne
“C’è ancora domani”, nelle sale da giovedì 26 ottobre, esordio registico di Paola Cortellesi e film inaugurale della 18esima Festa del Cinema di Roma, è il regalo di una Donna alle Donne. Quelle di ieri e quelle di oggi.
Paola veste i panni di Delia, in un mondo in bianco e nero nella Roma del Dopoguerra. Un mondo sporco, povero e crudele.
Un mondo di uomini, in cui le donne che lo abitano popolano lo schermo silenziosamente, in punta di piedi, senza grosse pretese e con dei ruoli ben definiti.
Delia è moglie di Ivano, madre di tre figli, infermiera, casalinga, ombrellaia, sarta, cuoca. La sua vita è monotona, senza colori, con poche risate e molti obblighi di cui non si lamenta mai.
La sua giornata comincia con uno schiaffo e così C’è ancora domani, nei suoi primi 10 secondi, sembra chiarire subito al suo pubblico che piega prenderà e di cosa intende parlare: il patriarcato, la condizione delle donne, il maschilismo.
Ma esattamente come non si giudica mai un libro dalla copertina, così non si dovrebbe esprimere un parere su un film nei suoi primi minuti… e neanche nella prima ora.
Il racconto amaro e spiazzante di una Storia che tutti conoscono
“Stai zitta”
“Con i vecchi occorre pazienza”
“Non fare la femminuccia”
“Stai zitta”
“Tu sei mia, solo mia”
“Ha il difetto di rispondere”
“È una brava moglie, è che non sa stare zitta”C’è ancora domani, Paola Cortellesi, 2023
La prima parte di C’è ancora domani è lenta, priva di emozioni travolgenti: una risatina qua e là; uno scontato sentimento di rabbia di fronte ai tanti, troppi stereotipi; un brivido di empatia quando Marcella, figlia adolescente della protagonista, guarda la madre con disprezzo perché sta zitta, abbassa la testa, accetta le botte e non si ribella.
La narrazione ci mostra lentamente il passato di Delia: la storia d’amore con Ivano, i primi abusi e i successivi finti pentimenti che non stupiscono, purtroppo, nessuno. Ci guida nel suo presente, fatto di maltrattamenti quotidiani, ma anche di risate scambiate con l’amica Marisa, di attenzioni fugaci da parte di un vecchio amore, di nuove amicizie con un soldato americano, di sincera euforia quando Marcella riceve la proposta di matrimonio dal bello, e ricco, Giorgio.
Niente di inaspettato o imprevedibile, nessuna protesta, nessun colpo di scena.
Per un’ora intera.
Se non fosse per una piccola goccia di curiosità: una lettera che Delia custodisce come un tesoro e nasconde scrupolosamente al marito e al pubblico. Certamente un dettaglio che potrebbe passare inosservato… ma, come insegnava il buon Cechov, drammaturgo russo dell’Ottocento, “se in un racconto compare una pistola, bisogna che prima o poi spari”.
E Paola Cortellesi, cari lettori, ci fa attendere fino agli ultimi minuti del suo sorprendente film per sparare.
Senza sapere esattamente il perché, iniziamo a riporre le nostra speranze in quella lettera, che Delia accarezza in assenza del marito, stringe al petto come un amante segreto, ripone con cura nel cassetto. Continua, senza un accenno di ribellione, a prendere colpi su colpi, giustificando il marito che “d’altronde, ha fatto due guerre”.
Ma non è assolutamente disposta ad accettare la stessa sorte per la figlia. Ed è per la figlia che comincia la sua personale rivoluzione.
Praticare la libertà
In una commistione di dramma, commedia e musical – come solo gli italiani sanno fare -, a questo film non mancano certo gli omaggi: cinematografici, da Fellini a Chaplin, passando per Bunuel e Dalì, e musicali con Lucio Dalla, Fabio Concato e Daniele Silvestri che cantano il suono extradiegetico di C’è Ancora Domani.
Ma, soprattutto, è un omaggio alle donne che hanno costruito il tessuto sociale del nostro paese, come la regista stessa dichiara durante il Red Carpet. Un ringraziamento alle donne di ieri e un monito a quelle di oggi:
“Mi piacerebbe che le ragazze sapessero che sono loro l’amore che muove tutto. E che avessero coscienza di quelli che sono i propri diritti, e ricordassero di praticare la libertà ogni giorno cercando di domandarsi: ‘Questo sta costruendo la mia libertà o la sta ostacolando?’. Mi piacerebbe che uscissero in giro per strada, ma anche dal mio film ponendosi questa domanda.”
Paola Cortellesi
Paola/Delia ricorda a chi guarda e ascolta che, anche se in un mondo di uomini, oggi come ieri le donne ci sono, sono tante ed anche se diverse -educate o meno, colte o meno, pulite o meno, eleganti o meno- hanno una cosa in comune: non sono uomini.
Sembra gridare sottovoce: siamo niente solo se non ci difendiamo a vicenda, solo se non prendiamo le parti l’una dell’altra; siamo tutto se prendiamo in mano una lettera e corriamo a fare ciò che ci spetta di diritto.
Se ci uniamo, se abitiamo il mondo a testa alta ed invece che stare zitte facciamo chiasso.
Esco dalla sala e penso: il messaggio di Delia a Marcella, di Paola a tutte noi è che la libertà è la più bella storia d’amore che potremo mai regalare a noi stesse.
a cura di
Ilaria Scioni
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