“La Divina Commedia” di DanTedua

“La Divina Commedia” di DanTedua
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È uscita finalmente “La Divina Commedia” di Tedua, l’album annunciato nel 2020 con Vita Vera Mixtape segna il ritorno del rapper genovese

Mario Molinaro, aka Tedua, è uno degli esponenti rap della cosiddetta scuola genovese. Fa parte della generazione di Izi, Rkomi, Sfera Ebbasta, Ghali; quella branca di artisti che ha rivoluzionato in buona parte lo scenario rap/trap nel 2015/2016. Tedua è particolarmente conosciuto alle masse per la sua metrica, per il suo stile “fuoritempo” e per gli intrecci di parole utilizzati nell’evocare nell’ascoltatore delle immagini poetiche costruite ad hoc.

Queste sue peculiarità hanno da sempre generato due fronti tra i fan del genere, creando una sorta di divisione netta tra chi l’amasse e chi l’odiasse. Tedua è in circolazione da diversi anni, ma in realtà “La Divina Commedia” è “solamente” il terzo album ufficiale dell’artista. Questo progetto, con il suo storytelling, è restato così tanto in hype che ha fatto rimanere il rapper sulla bocca di tutti.

La sua figura innovativa ha spezzato i soliti schemi rap, creando così un nuovo filone nel genere. Il rapper ha creato un mix tra poesia e rap ordinario portando a creare un prodotto artistico rivoluzionario, nel bene o nel male.

Ascolta “La Divina Commedia”.
DanTedua ci accompagna nel suo viaggio

Proprio come la Divina Commedia con Dante accompagnato nel suo viaggio da tanti protagonisti, anche Tedua ha deciso di rispettare il format del racconto dantesco facendosi scortare nei suoi “gironi” da diversi esponenti della scena urban. Avere tanti featuring è solitamente un rischio o un fattore di critica, nella scelta stessa o per un uso spropositato.

Le collaborazioni presenti non presentano falle (ndr, magari qualche esponente femminile come Madame, Ariete, Priestess o Beba non avrebbe stonato) con interpreti del livello di Guè, Marracash, Lazza, Salmo, Sfera Ebbasta, ma anche giovani leve come bnkr44, Kid Yugi e lo stesso Bresh. Quantità e qualità sono quindi le due parole d’ordine di questo manifesto della scena hip-hop.

A chi pensa però che Tedua non riesca ad auto-sostenersi nei brani in cui è l’unico artista, sbaglia. Le tracce più incisive del disco sono paradossalmente quelle dove il genovese è lasciato libero al proprio flusso di coscienza. Le tracce in solitaria sono quelle più introspettive e più crude dell’album, per i veri fan dei significati dei testi. “Lo-fi for u” è una lettera di ringraziamento a cuore aperto rivolta ai compagni di viaggio di Tedua come artista e persona.

I riferimenti al passato risultano fortemente presenti e una componente fondamentale ne “La Divina Commedia“; l’artista dà uno sguardo al sé di anni fa come quasi volesse celebrare il proprio percorso. L’esempio eclatante è la prima parte dell’intro del disco dove è stata inserita una registrazione del 2008 dallo stesso Tedua adolescente.

“Malamente” è un brano che si inserisce tra passato e futuro, rimpianti trascorsi e incertezze future. “Soffierà” e “Red Light” sono due brani malinconici riferiti a questioni di cuore “impegnative”. “Bagagli” è una riflessione personale sul proprio passato artistico e non solo.

AVVISO ai naviganti: questo è un album altamente sconsigliato per chi si ritrova in una situazione personale o relazionale difficile in questo momento. O meglio, è altamente consigliato per chi vuole starci ancora peggio. La parte più impegnativa a livello emotivo, vi avvisiamo, parte da “Scala Di Milano” con Guè, passando per “Diluvio a Luglio” con Marracash, “Soffierà” in solitaria per concludersi con “La Verità” assieme ai bnkr44.

Non preoccupatevi perché non mancano i brani per cimentarsi nel rap di Tedua e nei suoi famosi movimenti. La stessa “Intro La Divina Commedia”, “Scala Di Milano” e “Volgare” sapranno come soddisfarvi in questo senso.

Giudizi e considerazioni sull’opera teduaiana

I fattori di continuità rispetto al passato sono la metrica e il suo stile “fuori dal metronomo”. Se in passato però poteva rivelarsi più fastidioso, ora risulta decisamente migliorato e maturato. Tedua ha saputo far “fruttare” questo suo stile peculiare, divenendo ora un maestro. Il cambio di rotta è consistito più in termini di sound, molto più vario e diciamolo anche più pop-friendly.

La Divina Commedia” è la dimostrazione che la minima cura di un progetto in ogni suo dettaglio per più anni porta risultati qualitativamente di un altro livello rispetto all’optare nel rilascio di “progetti a mitraglia”. Il sistema odierno ci vuole sempre più produttori ossessivi, prendersi del tempo per scrivere e creare non deve essere quindi un fattore negativo, anzi. È meglio riservarsi del tempo e concepire un progetto di alta qualità, piuttosto che puntare su rilasciare singoli su singoli a raffica per restare in voga.

Il video introduttivo dell’album.

Questo progetto non è però tutto rose e fiori… Rispetto a quanto era stato fatto emergere o si poteva immaginare, non vi è troppa attinenza tra l’album e l’opera originale dantesca. Il concept dell’album poteva risultare molto interessante. L’opera dantesca si può aprire infatti a tante diverse interpretazioni e chiavi di gioco rispetto invece a quanto è stato fatto. Qualche riferimento e immagine evocata richiamano la Divina Commedia, ma si poteva mettere in conto qualcosa di più strutturale.

Un progetto con un intro in ogni pezzo dove veniva citata l’opera con l’ausilio di qualche doppiatore/narratore, ma anche gli stessi titoli potevano prendere a riferimento “PERSONA” di Marracash con le parti del corpo sostituite con i vari peccati o gironi. Per fare due esempi. Si poteva sperare quindi in un viaggio vero e proprio nei gironi di Tedua, o comunque qualche format particolare dove lui stesso si ergeva a Virgilio per i propri ascoltatori conducendoli nei suoi fantasmi dell’inferno e del purgatorio.

La sensazione è che non sia finita qui, magari con un’estensione del disco con aggiunte delle tracce riguardanti il paradiso o addirittura un album interamente dedicato a quel viaggio. La Divina Commedia” rimane comunque un progetto musicale di qualità e da considerare riuscito; si candida a pieni voti nell’essere uno dei migliori album hip-hop dell’anno.

a cura di
Luca Montanari

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