Mia: la donna che tutti purtroppo conosciamo

Mia: la donna che tutti purtroppo conosciamo
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Lo scorso 6 aprile è uscito nelle sale cinematografiche italiane Mia, film scritto e diretto da Ivano De Matteo. Scopriamo più da vicino la storia di una famiglia distrutta.

Trama

Siamo a Roma, nella nostra contemporaneità, in una tipica famiglia normale. Gli equilibri familiari sono quelli che abbiamo imparato a conoscere come quelli da sempre rappresentati nella classe media: padre e madre che lavorano e figlia unica adolescente. Mia è proprio lei, una ragazza di 15 anni allegra, intelligente e socievole. Il rapporto coi genitori è tranquillo, i conflitti si limitano a quelle piccole prese in giro al limite tra rimprovero ed empatia.

Sembra andare tutto nel verso giusto, quando nella vita di Mia entra Marco, un ragazzo di 20 anni interessato a diventare per lei più di un amico. L’approccio del ragazzo è sin da subito insistente, ma se all’inizio sembra un’insistenza benevola, derivata da un puro coinvolgimento emotivo, presto si trasforma in ossessione e possessione.

Marco è geloso in modo malato e trascina Mia nel suo oscuro abisso. In questa storia non sono coinvolti solo loro due. I genitori di Mia, soprattutto il padre interpretato da Edoardo Leo, si accorgono di un repentino cambiamento della figlia. Quella che era una ragazza piena di vita e gioia si sta trasformando nella prigioniera di un mostro che le proibisce di vivere liberamente la sua età, le sue amicizie e le sue passioni.

Fonte Instagram
Cos’è Mia

Di primo acchito quella di Mia racconta una storia che tutti nel nostro immaginario purtroppo conosciamo bene. Niente di nuovo sul fronte patriarcale viene da dire. A tutti viene in mente “una Mia” mentre guardiamo il film. Un’amica, una sorella, una conoscente che purtroppo vive o ha vissuto una situazione simile. La violenza psicologica, lo stalking e l’oppressione esercitati sulla ragazza sono storie di cronaca che coinvolgono il nostro intero Paese.

A livello di scrittura del film, perciò, potremmo restare delusi per mancanza di nuovi spunti di riflessione. Invece il film ci lancia un deciso pugno allo stomaco nella sua seconda parte. Senza fare spoiler, questo non è il solito dramma familiare con la vittima femminile.

Mia è un invito a riflettere. Si esce dalla sala con una brutta sensazione addosso. Spinge a pensare a quanto siamo davvero ben lontani dal proporre una sana educazione all’affettività ai giovani. Quanto sia difficile per un genitore vedere in tempo reale il crollo di un figlio. Soprattutto ci immergiamo nella condizione più difficile, quella di Mia.

Considerata come un oggetto, impossibilitata a prendere decisioni autonomamente perché qualcuno dirige la sua vita, obbediente a un parassita che dice di amarla quando in realtà le sta rovinando la vita.

a cura di
Ilaria Mazza

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