Asian Film Festival: proclamati i vincitori

Asian Film Festival: proclamati i vincitori
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Sono stati proclamati i vincitori del ventesimo Asian Film Festival, che ha coinvolto la Thailandia, Corea del Sud, Giappone e Vietnam. Annunciata anche una giornata-evento speciale al Multisala Barberini il 12 aprile, con uno dei film premiati e altre opere inedite

Conclusa la ventesima edizione dell’Asian Film Festival che ha visto presentare, in prime italiane, europee e mondiali, nuovissime opere della migliore cinematografia dell’Estremo Oriente. Nel corso della programmazione, svoltasi presso le due sale del Cinema Farnese Arthouse di Roma, è stato dato spazio, oltre alle proiezioni, a presentazioni, incontri e esposizioni artistiche sul turismo dei principali Paesi coinvolti: quattro infatti le giornate “a tema” su Thailandia, Corea del Sud, Giappone e Vietnam con i rispettivi rappresentanti istituzionali in Italia. Presenti anche ospiti di eccezione come i registi Daniel Palacio e Aaron Taranto, i produttori Soros SukhumHilque Dairo e Vanessa Joico Tuico, i compositori Cao Thanh Lan e Gregor Siedl.

La giuria, formata dal regista Enzo Aronica, dal giornalista Marco Lodoli e dallo sceneggiatore Roberto Recchioni, ha decretato i vincitori, nelle principali categorie in concorso (miglior film, migliore regia, migliore attrice, migliore attore, migliore film originale) mentre la giuria dei giovani, formata dagli studenti dell’Unint guidati dal prof. Antonio Falduto, ha emesso il verdetto per la sezione “Newcomers”.

Di seguito l’elenco dei vincitori con le rispettive motivazioni:

Miglior Film

“Barbarian Invasion” di Than Chui Mui (Malesia Hong Kong)

Per la sua capacità di giocare con i generi, sovvertendo le aspettative e facendo crollare le certezze dello spettatore, per il suo essere una straordinaria riflessione sul cinema e sulla finzione ma anche sulla vita e la realtà, per la sua grande cura visiva e per le sue ottime interpretazioni, il premio di miglior film va a Barbarian Invasion di Than Chui Mui.

Miglior Regia

“A Man” di Kei Ishikawa (Giappone)

Se è vero – com’è vero – che nulla più del Cinema ha saputo insegnarci quanto nessuno è veramente chi sostiene di essere, veniamo invitati a visitare il labirintico Regno dell’Identità, dove seguiamo una mano gentile e impietosa che, con maestria, sa ricordarci che l’immagine è anche quella riproduzione che deve saper negare sé stessa: per A Man, Giappone, premio miglior regia a Ishikawa Kei.

Miglior attore

James Blanco per “The Monkey and The Turtle” di Daniel Palacio (Filippine)

Per come riesce ad interpretare, con passione ma anche con una serie di importanti sfumature, il personaggio di un eroe suo malgrado, testimone di una realtà in disfacimento, corrotta e violenta.

Migliore attrice

Kim Sun-Young per “Dream Palace” di KA Sungmoon (Corea del Sud)

Quando l’eroe è donna ma la sua epica improvvisamente si capovolge, disarcionandola, assistiamo ammirati a come questa disperata eroina ad arte saprà ricostruire, caparbia, quella vittoria destinata solo a chi sa risalire in sella, mantenendo in equilibrio sulle sue solide spalle di solida interprete tutto quel suo viaggio kafkiano, lungo quanto l’intero film: per Dream Palace, Corea del Sud, premio miglior attrice protagonista a Kim Sun-Young.

https://www.youtube.com/watch?v=ArPx_X7zXdw
Film più originale in concorso (ex aequo)

“Melody Go Round” di Kuo-An Lai (Taiwan)

Melody go round affronta un tema classico, quello di una dimensione “altra” in cui un’adolescente trova riparo e nuove verità. Oltre lo specchio di legno della realtà sociale e familiare, Melody scopre uno strano regno in un luna park abbandonato. Tutto è affascinante, ma anche feroce, la strana tribù che abita quel luogo fantastico è accogliente ma anche minacciosa, quella tana magica accoglie e può distruggere. Un film originale, un piccolo fantasy esistenziale, l’avventura rischiosa dell’adolescenza raccontata con la grazia di un’immaginazione che riesce a cucire la realtà e il sogno.

Blue Again” di Thapanee Loosuwan (Thailandia)

Per la capacità di aver costruito un intelligente coming of age autobiografico che evita facili stereotipi, con delicatezza e leggerezza e che riesce a mantenere viva l’attenzione dello spettatore nonostante la lunga durata.

Newcomers

“The Great Distance Delivers Crane” di Lhapal Gyal (Cina / Tibet)

Questo è un film che emoziona profondamente per la sua trama delicata e coinvolgente. La storia racconta in maniera inedita il rapporto tra genitori e figli, presentando una concezione dell’amore dal punto di vista di due bambini di 10 anni, arricchita da metafore sulla natura.

La vicenda, infatti, narra della relazione affettuosa tra due bambini e una piccola gru, simbolo di libertà che coincide col ricongiungimento con le proprie origini: la ferita della gru rappresenta la loro ferita interiore. Il tema del viaggio riguarda tanto i bambini quanto il padre, che per amore dei figli, è costretto ad affrontare a sua volta un viaggio simile a quello della liberazione della gru.  Un film che racconta la crescita e come, attraverso il viaggio e l’allontanamento, si possa ritrovare la propria casa e se stessi. Il contrasto tra i due tipi di amore, uno istintivo e spontaneo, l’altro profondo e incondizionato, è stato rappresentato con grande sensibilità e poesia.

Da apprezzare l’attenzione posta sulla scenografia, in particolare sui paesaggi suggestivi che costellano il film: paesaggi poveri e aridi nella prima parte che si colorano e mostrano il loro lato primordiale nella seconda. La regia è stata in grado di creare una cornice visiva che riesce ad esaltare le emozioni che i personaggi provano.

In conclusione, The Great Distance Delivers Crane è un film che ci ha colpito per la sua capacità di suscitare emozioni sincere e profonde, grazie alla sua trama originale e alla maestria della regia. Consigliamo fortemente la sua visione a chi cerca una storia coinvolgente e fuori dagli schemi.

Un nuovo appuntamento

Soddisfatto, per attenzione, consensi ed affluenza del pubblico in sala il direttore artistico Antonio Termenini che dà appuntamento il 12 aprile al Multisala Barberini di Roma per una giornata-evento, epilogo del festival, con la proiezione, oltre ad uno dei film vincitori dell’Asian Film Festival, di nuovi lungometraggi provenienti da Cina, Taiwan, Thailandia e Corea del Sud: una ulteriore opportunità per conoscere in maniera ancora più approfondita la cinematografia dell’Oriente più lontano.

a cura di
Staff

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Morena Kercuku

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