Bastille – Alcatraz, Milano – 26 novembre 2022

Bastille – Alcatraz, Milano – 26 novembre 2022
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I Bastille, band alternative rock britannica, riempiono l’Alcatraz di Milano per l’unica data italiana del Give Me The Future Tour. Ad aprire per loro c’era la cantante tedesca Alice Merton

Per comprendere meglio la situazione “fan scatenati” decido di recarmi all’Alcatraz poco prima dell’apertura delle porte. Al mio arrivo vedo una fila interminabile di persone che circondava tutto il perimetro dell’edificio, alcune accampate lì fin dalla mattina, che aspettavano con trepidazione di poter entrare e prendere i posti in prima fila.

Capisco che mi aspetterà un’Alcatraz stracolmo di gente e che, anche stavolta, farò fatica a muovermi.

Le porta aprono alle 18:30 e alle 19:15 inizia la performance di Alice Merton, che allieta le orecchie dei presenti con la sua meravigliosa voce.

Alle 20:30 arriva il momento dei Bastille!

Il futuro è qui

In perfetta coerenza col titolo dell’album e del tour, lo schermo posizionato dietro la band inizia a mostrare una specie di campagna pubblicitaria futuristica targata “Future Inc.” che racconta di come l’umanità sia destinata ad evolversi sempre di più.

Il cantante Dan Smith sale sul palco fino a posizionarsi su una piattaforma sopraelevata alle spalle della band e inizia a cantare “Stay Awake”.

Subito dopo ecco un’altra campagna pubblicitaria che introduce “Futurescape“, che non è una canzone ma un trasmettitore collegato al cervello che ti permette di collegarti al tuo universo interiore e di poter andare dove vuoi, fare ciò che vuoi ed essere chi vuoi.

Nel frattempo, Dan si stende su un lettino in stile “seduta psicologica” e, appena finito il video, introduce “Distorted Beam Light”.

Qualcuno ha studiato l’italiano

Dopo le prime due canzoni, entrambe tratte dal nuovo album “Give Me The Future”, i Bastille ci riportano al 2013 con ben 3 canzoni tratte dal loro primo album “Bad Blood”.

La prima è “Things We Lost In The Fire”, introdotta dalle prime parole di Dan al pubblico, in italiano: “Ciao! Scusate il mio italiano è terribile”.

Ma se l’italiano di Dan è terribile, lo stesso non si può dire di quello del chitarrista e bassista Will Farquarson, che sfoggia un discorso davvero niente male nella nostra lingua!

“Normalmente ai concerti parlo nella mia lingua, ma non è carino parlare sempre in inglese, quindi dirò qualcosa in italiano. Per me è particolarmente difficile e sono un po’ nervoso perché la mia professoressa di italiano è qui stasera. Ma almeno posso dire che tutti i miei errori non sono colpa mia, ma sua.”

Dunque è il turno della famosissima “Laura Palmer” e, di seguito, la bellissima “Oblivion”, anch’essa cantata dal comodo lettino.

Anche Dan, però, ci tiene a fare bella figura col suo pubblico italiano, quindi ci riprova con alcune cose che si è scritto su un foglio.

“Lui (riferito a Will) è molto bravo a parlare italiano, io no, sono pessimo. Quindi mi sono scritto un paio di cose da dire. La prima l’ho già detta, ovvero che il mio italiano è terribile. Poi ho scritto: ‘Siamo contenti di essere qui’. C’erano anche un po’ di parole che mi è stato proibito di dire. Volevo dire ‘Scusate, il mio italiano è una m***a’, ma a quanto pare la parola che volevo usare non si può dire in pubblico. Comunque è stato un piacere tornare qui a Milano e andare un po’ in giro. Siamo qui per presentare il nostro quarto album che si chiama ‘Give Me The Future’. Suoneremo un paio di canzoni nuove e spero che vi piacciano e… ora sto zitto.”

I due nuovi brani erano “Back To The Future” e “Plug In…”

Canzoni depresse per persone depresse?

Dopo “What You Gonna Do?”, durante la quale l’altro chitarrista Charlie Barnes e il batterista Chris Wood si sono scatenati con i proprio strumenti, Dan ci tiene a scusarsi col pubblico per un motivo un po’ particolare.

“Chiediamo scusa se le nostre canzoni sono un po’ tristi e depresse, ma è perché siamo una band triste e depressa. Però voi siete venuti comunque, quindi è anche colpa vostra. La prossima canzone è molto triste ma suona allegra, e ha un ritornello molto difficile da imparare che fa ‘uuhh yeah’ e poi ‘dara da da da’, quindi se riusciste a cantarla con noi sarebbe fantastico”

Nonostante il ritornello fosse un po’ complicato, siamo riusciti ad accompagnare piuttosto bene “Survivin'”.

Senza perdere tempo si passa subito a un’altra canzone di successo della band, ovvero “Good Grief”, tratta dall’album del 2016 Wild World.

Gran finale

Le luci si spengono e sullo schermo appaiono delle parole, narrate da una voce. Sono le parole del testo di “Promises”, brano scritto in collaborazione con l’attore e rapper britannico Riz Ahmed, la voce che sentivamo era proprio la sua.

Per il gran finale abbiamo il piacere di ascoltare una versione acustica del brano “Flaws”, durante la quale le luci dei telefoni si accendono e un misterioso avvenimento accade alle nostre spalle e spinge il pubblico a urlare. A intuito potrebbe essere stata la corista che si è presentata dietro di noi. Purtroppo non l’abbiamo vista e non abbiamo le prove per dimostrarlo.

Poi, durante “Happier”, Dan decide di farsi strada in mezzo al pubblico e, camminando tra noi, ha continuato a cantare passando ogni tanto il microfono a qualcun altro che, puntualmente, stonava terribilmente.

“Lately, I’ve been, I’ve been thinking
I want you to be happier, I want you to be happier

When the evening falls
And I’m left there with my thoughts
And the image of you being with someone else
Well, that’s eating me up inside
But we run our course, we pretend that we’re okay
Now if we jump together at least we can swim
Far away from the wreck we made

Then only for a minute
I want to change my mind
‘Cause this just don’t feel right to me
I wanna raise your spirits
I want to see you smile but
Know that means I’ll have to leave”

Happier – Bastille

Come ultime due canzoni prima dell’encore abbiamo ascoltato la cover “Of The Night”, tratta dal brano originale “The Rythm Of The Night” della cantante italiana Corona, e infine il brano che ha reso famosi i Bastille in tutto il mondo: “Pompeii”!

“But if you close your eyes
Does it almost feel like nothing changed at all?
And if you close your eyes
Does it almost feel like you’ve been here before?
How am I gonna be an optimist about this?
How am I gonna be an optimist about this?
If you close your eyes
Does it almost feel like nothing changed at all?

Eh-eh-oh, eh-oh
Eh-eh-oh, eh-oh”

Pompeii – Bastille

Con il pubblico che continuava a cantare le ultime parole della canzone, la band lascia il palco per una brevissima pausa.

Encore e conclusioni

Come ultimi due brani sono stati eseguiti “Hope For The Future” e “Shut Off The Lights”, per la quale Dan ha chiesto al pubblico di cantare le parole del ritornello “Shut off the lights we don’t need them to dance”, e devo dire che anche stavolta ce la siamo cavata piuttosto bene.

Con questo concerto i Bastille hanno presentato nel migliore dei modi il loro nuovo album, facendoci ascoltare ben 9 canzoni presenti all’interno di quest’ultimo.

Da quello che abbiamo potuto sentire, l’ultimo lavoro della band promette molto bene. Le canzoni presentate sono tutte interessanti, con testi coerenti e ritmi coinvolgenti.

Bel tocco di stile anche per l’introduzione dei brani con le varie campagne pubblicitarie futuristiche in stile “Black Mirror”.

Con ben 21 canzoni e quasi due ore di concerto, i Bastille si dimostrano una band che vale la pena andare a vedere dal vivo.

Hanno definito le loro canzoni depresse e tristi, ma la verità è che fanno ciò che la maggior parte dei musicisti fa: trasformare il dolore in arte e l’arte in medicina.

Caro Dan, le vostre canzoni la depressione…la curano!

Scaletta concerto:

  1. Stay Awake?
  2. Distorted Light Beam
  3. Things We Lost in the Fire
  4. Laura Palmer
  5. Oblivion
  6. Those Nights
  7. Quarter Past Midnight
  8. Back to the Future
  9. Plug In…
  10. What you gonna do?
  11. survivin’
  12. Good Grief
  13. Family Ties
  14. Flaws
  15. No Bad Days
  16. Happier
  17. Future Holds
  18. Of the Night
  19. Pompeii
    Encore
  20. Hope for the Future
  21. Shut Off the Lights

a cura di
Edoardo Iannantuoni

foto a cura di
Andrea Munaretto

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