Il mostro di Cleveland: un orrore senza fine

Il mostro di Cleveland: un orrore senza fine
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“Il mostro di Cleveland” è il titolo del film del 2015 che potete trovare su Netflix. Tratto da una terribile storia realmente accaduta in America. In questa pellicola, tratta dal libro autobiografico scritto da Michelle Knight, intitolato “Finding Me“, la donna racconta di come Ariel Castro, un insospettabile autista di autobus, abbia rapito lei e altre due donne, usando loro violenza fisica e psicologica, soggiogandole per anni. Una vicenda molto cruda che non solo sta scuotendo gli animi degli spettatori di Netflix, ma che sta inoltre avendo largo seguito. Analizziamo nel dettaglio la pellicola e la vicenda da cui è tratta.

L’inizio della storia

Il mostro di Cleveland” non è una pellicola qualunque, ma un pugno allo stomaco. La storia inizia un giorno come tanti nella città di Cleveland, o per meglio dire, in un giorno che appare come tutti gli altri. Michelle, interpretata da Taryn Manning, attrice della serie tv Orange Is the New Black è una ragazza di 21 anni che ha alle spalle tantissimi problemi familiari. Ha abbandonato la scuola, ha un figlio che le è stato portato via dai servizi sociali, ed è in cerca di occupazione.

La difficile situazione in cui vive Michelle e la perenne assenza materna, la fanno sentire inadatta nel ruolo di madre e carente in autostima. Michelle è una preda perfetta per Ariel Castro (interpretato da Raymond Cruz, noto per la sua interpretazione di Tuco, nella serie tv “Breaking Bad“). Mentre si sta recando all’udienza per l’affidamento del figlio, incontra il suo futuro aguzzino, il quale si propone gentilmente di accompagnarla in tribunale per l’udienza di affidamento del figlio in tribunale.

La storia di Michelle

La donna è già in ritardo (poiché la madre che avrebbe dovuto accompagnarla, non si presenta) e vede in quell’opportunità datale da Castro, un gesto di gentilezza da parte di un uomo, padre di una sua amica, insieme alla possibilità di riabbracciare il figlio. Ma la mano tesale da Ariel, non è altro che quella del mostro di Cleveland.

Ariel però devia il percorso dal tribunale e si ferma nella sua casa, dicendo alla ragazza che le regalerà uno dei gattini, da lui posseduti, per poterlo donare al figlio, facendo così anche una buona impressione al giudice.

La ragazza entrata in casa, comprende di non avere più scampo. Ariel si trasforma nel mostro di Cleveland. Picchiata, appesa, legata e sospesa in aria, viene imbavagliata e lasciata in questa condizione per ore, costretta finanche a farsi i bisogni addosso.

Diventa così la sua schiava sessuale e viene ripetutamente stuprata. Michelle non è più una donna in quanto tale, almeno per il mostro di Cleveland, che la tratta come un oggetto, umiliandola quotidianamente e accanendosi su di lei giorno per giorno.

Una storia non solo di torture fisiche ma anche psicologiche

Accanto alle torture fisiche, ci sono anche quelle psicologiche. Michelle è solo una sorta di barile in cui Castro, riversa le proprie frustrazioni. Le umiliazioni che deve subire quotidianamente sono infinite, e le giornate trascorse in prigionia sono un vortice infernale interminabile. Michelle cerca inizialmente di ribellarsi al mostro di Cleveland, ma lui non dimostra avere il minimo segno di pietà e compassione nei suoi confronti.

Giustifica addirittura le terribili torture e sofferenze inflitte alla ragazza, a causa di un trauma, di un abuso che egli stesso ha subito da bambino.

Una delle tante violenze che la donna subisce, è l’aborto causatole dal mostro di Cleveland a suon di calci e pugni. Uno dei tanti aborti, perché in totale furono ben cinque.

Michelle si sente sempre più spezzata dentro e non pensa che qualcuno verrà a salvarla. Passa i giorni legata con delle catene che le costringono i polsi, provocandole delle ferite, su un letto sporco, in preda alla follia del mostro di Cleveland. Quello che si sviluppa in lei è il senso di colpa di non essere mai stata abbastanza e di non valere nulla, perché è così che lui la fa sentire, nutrendosi delle sofferenze patite da Michelle.

Un predatore non può fermarsi: le altre vittime di Castro

Ma un predatore come Ariel Castro non riesce a smettere di cacciare: porta a casa così un’altra donna, Amanda Barry.

Come Michelle anche Amanda venne picchiata, torturata e stuprata da Castro, ma con lei, il mostro di Cleveland instaura un rapporto ben diverso. Mentre Michelle ha un carattere più ribelle(aveva cercato di fuggire in passato dalla sua prigionia), Amanda invece è più succube del suo aguzzino. Non a caso, lui decide di tenere la figlia che la donna ha avuto con lui.

Il numero delle vittime è destinato ad aumentare. Gli istinti predatori di Ariel Castro sono sempre più terrificanti.

Castro rapisce un’altra ragazza: Gina DeJesus. La ragazza, amica della figlia di Ariel ,non esita nemmeno lei a fidarsi dell’uomo. Le tre donne iniziano così a condividere quell’esperienza di agghiacciante reclusione, ma al tempo stesso riescono a solidarizzare. In alcuni momenti mettono musica e cantano insieme per superare i momenti di pura sofferenza che stanno vivendo.

Il giorno della svolta

Il 6 maggio del 2013, mentre Castro esce di casa, lasciando la porta aperta, Amanda Berry riesce a fuggire con la bambina e chiede aiuto ai vicini. Il mostro di Cleveland ha le ore contate, la polizia irrompe nella casa e trova le altre due donne imprigionate da Castro. Da quel giorno, si conclude l’incubo vissuto dalle tre donne.

Il tema della violenza

Il film non si propone solo di trattare questa vicenda tratta dalla realtà, ma delinea in maniera cruda e allo stesso tempo impeccabile il tema della violenza. Non si può credere quanta crudeltà e quanto sadismo possano essere perpetrati nei confronti di donne indifese. Una violenza sadica e gratuita, frutto di una mente psicopatica, che non dimostra alcun segno di cedimento, né di empatia verso il prossimo. Soggetti come il mostro di Cleveland, non provano rimorsi, non sono votati al cambiamento, non lo prendono nemmeno in considerazione.

La pellicola, che a mio parere, per la sua minuziosità dei dettagli, rasenta quasi la portata di un documentario, ci mostra come anche in una persona insospettabile, possa nascere il seme della violenza. Quello che risulta più agghiacciante è che Castro, riusciva a guadagnarsi la fiducia delle vittime, perché era un padre di famiglia. Un padre non potrebbe mai fare del male ai suoi figli, nemmeno a delle estranee.

La lucidità con cui ha commesso questa serie di reati atroci, farebbe impallidire chiunque. Anche nella realtà, il mostro di Cleveland non ha dimostrato di avere empatia o rimorsi per le vittime. Vediamo come si è svolta la vicenda processuale e i precedenti di Ariel Castro.

Dalla pellicola alla realtà: i precedenti di Castro e la vicenda processuale

Il mostro di Cleveland si è sempre dichiarato non colpevole. Castro è stato accusato di quattro capi di imputazione per sequestro di persona e di tre per stupro. Solo all’interno di un accordo di patteggiamento, Ariel Castro si dichiarò colpevole di 937 atti criminali e fu condannato a più di mille anni di carcere, senza alcuna possibilità di libertà condizionale. Non scontò la condanna, poichè si suicidò in carcere.

A detta dell’avvocato:” Castro non è un mostro e non deve essere demonizzato“. Ma come è arrivato a commettere questi crimini atroci? Una persona della condotta di Ariel Castro non poteva essere lasciato libero. Quella del mostro in questo caso, non è una semplice etichetta, così come ha sostenuto il suo legale, ma è semplicemente il risultato di una vita dedicata alla violenza. Una persona del genere può essere lasciata libera di reiterare i reati commessi, perché rappresenta un pericolo per se stesso e per gli altri: causerebbe solo allarme sociale.

Il mostro di Cleveland e i suoi precedenti

Potremmo chiederci: com’è che nasce un mostro? Non era la prima volta che, colui che è diventato il mostro di Cleveland, ha compiuto degli atti di violenza. La violenza non nasce per caso ma ha spesso dei precedenti.

L’uomo aveva già perpetrato atti di violenza nei confronti della moglie Figueroa, non appena si erano trasferiti nella loro nuova casa. Le aveva rotto il naso, le costole e le braccia, spingendola dalle scale le aveva spaccato il cranio.

Non c’è bisogno di commentare la crudeltà di questi atti, poiché si commentano da soli. Da lì, la moglie ottenne la custodia dei quattro figli che aveva avuto con Castro e si allontanò da casa, e l’uomo arrestato per violenza domestica, non venne incriminato dal grand jury.

L’uomo continuò a minacciare la moglie, perpetrando atti di violenza e di stupro anche nei confronti delle figlie. Gli fu concesso un ordine restrittivo ma venne annullato pochi mesi dopo.

Come si può notare, già antecedentemente agli orribili reati commessi, il mostro di Cleveland aveva già manifestato una condotta estremamente pericolosa. Le denunce fatte nei suoi confronti non sono però state considerate adeguatamente. Sicuramente, questa tragica vicenda è stata solo l’esplosione di una bomba ad orologeria, già da tempo innescata.

Le parole di Michelle

Vorrei lasciare i lettori con la visione di un video del discorso completo di Michelle ad Ariel Castro, in tribunale.

Le sofferenze che ha vissuto questa donna, reclusa per più di dieci anni, le hanno lasciato dei segni indelebili, così come è accaduto per le altre vittime. Non voglio fare i soliti discorsi moralisti, ma voglio lasciare a voi, la libertà di trarre le vostre conclusioni.

a cura di
Maria Raffaella Primerano

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