Day 2 & 4 – Nameless Music Festival – 3, 5 giugno 2022

Day 2 & 4 – Nameless Music Festival – 3, 5 giugno 2022
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Abbiamo assistito a due date del Nameless Music Festival, il festival dance più importante in Italia. Ospiti nazionali e internazionali si alternano su più palchi per diversi giorni in una location in mezzo alla natura per regalare giornate di spettacolo e divertimento

Il Nameless Music Festival si svolge in una location da sogno, in uno spazio di 200.000 mq in mezzo alla natura e circondato dalle Prealpi lombarde. Il festival presenta tre stage differenti: due incentrati principalmente su dance, house ed elettronica, il terzo è invece dedicato a un genere diverso. Nel 2022 la line up di quest’ultimo ha previsto molti ospiti orbitanti attorno all’hip hop italiano e alla nuova scuola rap.

Questo sistema a “più palchi”, come accade in molti festival di dimensioni più corpose, non permette di godersi tutti gli artisti per cui si decide di partecipare all’evento. Questo comporta il saltellare da un palco all’altro come una pallina da ping pong, perdendo magari un buon posto conquistato con le unghie e con i denti, oppure decidere di sacrificare l’intera line-up degli altri palchi.

La vita è fatta di scelte e sacrifici.

aforisma buddhista

Questo per dire che non sarà possibile parlare di tutti gli artisti presenti durante queste giornate. Una nota positiva da mettere in risalto è l’organizzazione; il servizio di accesso e deflusso della folla è proceduto senza intoppi e il sistema di token per le consumazioni tramite un braccialetto a tecnologia nfc (si ricarica con un certo ammontare di denaro convertito in gettoni “virtuali” utilizzabili in scambi in base a un valore stabilito dal festival, ndr) ha reso il servizio più fluido e agevole.

Day 2 – Tra soddisfazioni e delusioni

Premettiamo che sono stati seguiti gli artisti esibitisi nel Lake Tent e nel Mountain stage. Ci sono diverse note dolenti soprattutto per quanto riguarda il Mountain stage, palco dedicato agli artisti hip hop. Il Lake tent ha invece regalato momenti divertenti e di bella musica, quasi rendendo i palchi due facce però di una medaglia diversa; una di legno, l’altra d’oro.

Leon Faun

Introdotto da il Masseo, streamer e amico dell’artista, prometteva bene ed era uno dei performer per cui aleggiava più curiosità. Dal vivo Leon Faun infatti non ha avuto molte occasioni per esibirsi dato il suo successo sbocciato durante gli anni del Covid. L’artista nelle sue canzoni inserisce 100 parole al minuto per poi non riuscire a performarle dal vivo, risulta comunque più intonato rispetto ai colleghi che l’hanno seguito.

Ty1

Dj Ty1 ha portato un po’ di mashup delle canzoni dell’hip hop italiano tra cui alcune del suo ultimo disco “DJUNGLE“. Ha eseguito un dj set nudo e crudo condito da una performance da vero disk jockey e vocalist. Purtroppo il pubblico sembra non abbia recepito molto le vibes dalla console, lasciando l’artista un po’ solo.

Samurai Jay, Lele Blade e Paky

Questi artisti vanno raggruppati perché dal vivo non si sa effettivamente chi sia il “meno peggio”. Ascoltarli in versione studio e vederli live provoca uno sconvolgimento per occhi ma soprattutto orecchie. Paky è stato addirittura acclamato dalla folla in più occasioni nei set precedenti al suo, ma tutto questo hype non si sa effettivamente a cosa sia stato dovuto. Non è andata meglio nemmeno per quanto riguarda le esibizioni degli artisti che li hanno preceduti… Peccato.

Tony Effe

Le aspettative per Tony Effe erano abbastanza alte, dopo tutto il successo tramite la DPG e con l’album da solista “Untouchable” ci si aspettava un’esibizione live coi controfiocchi. Cari amici, se pensavate questo, vi sbagliavate. A parte la moda seguita anche dagli altri suoi colleghi, citati sopra, di non cantare, dimenticatevi la voce delle canzoni in studio.

Non è questione di autotune, il timbro della voce è tutt’altro rispetto a quello sentito in studio e risulta proprio deludente. Questo set per hype e successo dell’artista è stato uno dei peggiori, anche per i fan del genere è risultato difficile da mandare giù, scappare dopo tre canzoni sarebbe stato l’ideale (l’ho fatto, ndr).

Morten e Purple Disco Machine

Se non fosse stato per Tony Effe non avrei goduto della rivelazione Morten nell’altro stage. Il mood, la gente e la musica erano totalmente differenti, facendo esaltare di più rispetto ad artisti che hanno pensato più a flexxare, fare foto e altro, piuttosto che a concentrarsi su una Esibizione con la E maiuscola.

Purple Disco Machine ha proposto invece il suo mood anni ’80 letti in chiave moderna, divertendo e facendo scatenare il proprio pubblico. La Lake tent ha alzato la media del livello musicale, valendo da sola il tempo e le energie spesi per affrontare una giornata di festival.

I due headliners
Lil Pump

Altra grandissima delusione di questa giornata è stata Lil Pump (non c’erano grosse aspettative in questo caso, ndr). Oltre a a godere di una platea meno folta rispetto agli artisti che l’hanno preceduto – e che in proporzione hanno un seguito meno ampio – anche il trapper americano è un big fan del salto delle parole nelle canzoni.

Questo set è candidato come il peggiore tra quelli visti. Un artista americano senza gente che “cantava”, impegnato più per i cannoni sparafumo che altro, con meno pubblico presente degli artisti del pomeriggio e preso male ha concluso il set prima del dovuto.

Afrojack

Dall’altra parte in effetti c’era in concomitanza uno dei dj più conosciuti in circolazione: Afrojack. Da solo ha sicuramente fatto valere questa giornata al 100%. Il dj set è stato qualcosa di spettacolare. Supportato da un vocalist, ha saputo coinvolgere il pubblico in cori, danze e salti a non finire. Mini poghi nascevano, morivano per poi rinascere a ogni canzone. Al contrario dell’altro headliner ha suonato più del dovuto, lasciando sicuramente i presenti più soddisfatti.

Tutto sommato

Nameless Music Festival è un evento che andrebbe goduto per tutta la sua durata per viverne appieno l’esperienza. Tanti sono infatti i servizi offerti anche per garantire giorni da ricordare. È il festival ideale dove poter “fare gli ignoranti” con i propri amici, poter passare dal godersi un artista in parterre a sdraiarsi sul prato ad ascoltare la musica più in tranquillità, a bere una birra, a fare due chiacchiere o anche a praticare un po’ di sport.

Il pensiero principale maturato, dopo aver ascoltato la nuova scuola italiana di hip hop emersa negli ultimi anni, è il fatto di come questi artisti non sappiano esibirsi live. Marracash, Salmo, Gué ecc. devono sicuramente temere per l’eredità che lasceranno. È pretendere troppo andare a un concerto e sentire cantare le parole di cui sono composte le canzoni?

Day 4, la gallery

a cura di
Luca Montanari

foto di
Mirko Fava

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Luca Montanari

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