“La verità” secondo Alex Ricci

“La verità” secondo Alex Ricci
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Secondo album molto virato alla melodia pop, ma non scompaiono mai le venature blues che si vedono in controluce. “La verità” è un disco in cui Alex Ricci ha potuto a suo modo sperimentare.

Melodia pop, ma la cartina tornasole fa intravedere sempre quell’imprinting rock/blues che scorre nelle vene. Complice il negozio di dischi dei genitori, dove per almeno una ventina d’anni Alex Ricci ha potuto ascoltare davvero di tutto. Lontano dagli Aprés La Classe si è sbizzarrito in ambiti diversi e questo nuovo album, “La verità”, nasce da lontano, dal 2014…

Ma non indugiamo oltre. Abbiamo avuto l’opportunità di scambiare quattro chiacchiere col diretto interessato. Buona lettura!

Ciao Alex, benvenuto su The Soundcheck! “La verità” è il tuo secondo album solista, in cui ti destreggi tra venature rock (e non solo) e melodie più aderenti al mondo del pop. Come è nato? Avevi già registrato nel corso di questi anni dei demo di alcuni brani o la scrittura si è concentrata in un periodo temporale più coinciso?

Ciao Andrea, grazie a voi per avermi ospitato, è un vero piacere!

Ho iniziato a scrivere le nuove canzoni de “La Verità” nel 2014 appena è nata mia figlia Alice, lei è senza dubbio l’inconsapevole ispiratrice di questo nuovo album.

Prima di iniziare a lavorare per due anni con “Rufio” avevo gia fatto la preproduzione a modo mio, devo dirti che non era male, i miei provini erano semplici, scarni e sinceri se vogliamo..Sicuramente aver avuto vicino un giovane produttore artistico di talento ha fatto la differenza alzando il livello sia della qualità che il raggio di azione, sono contentissimo.

L’album vede la collaborazione di Erica Mou, Carmine Tundo, 2Moellers e dei tuoi compagni d’avventura Après La Classe, oltre alla presenza di Corey Harris. Tutti artisti eterogenei, se vogliamo. Come sei riuscito ad unire il tutto, senza creare degli episodi troppo scollati gli uni dagli altri a livello di stile?

Sai, le canzoni sono tutte diverse fra loro, ognuna racconta una storia e ha un’ambientazione precisa, ci sono sonorità pop mischiate a quelle folk, i suoni vintage e blues appoggiati a quelli elettronici, lo stesso è accaduto con i Featuring, hanno messo un pezzo del proprio talento dando un grande contributo artistico, tutto è stato raccordato e lisciato dalla bella produzione, voglio per questo ringraziare tutte le persone che hanno collaborato a questo lavoro in modo particolare i miei editori Cosmica e FreeCom per avermi dato un grande appoggio nella pubblicazione e nella promozione.

“Ogni scarrafone è bello a mamma sua”, direbbe Pino Daniele. Tuttavia, se dovessi scegliere, quale è il brano di “La verità” a cui sei più affezionato? E quale invece ha qualche “retroscena” o aneddoto particolare?

Non c’è un brano a cui sono più affezionato, a  livello emozionale li sento tutti vicini ugualmente, forse perché li ho “trattati” allo stesso modo, senza strascurare nulla ne nella scritture che nella produzione.

Un brano con cui sento un legamene più grande se ci penso è prorio “La Verità”, chi ha preso l’album avrà notato che dopo l’ultima traccia c’è una registrazione fatta con il telefonino, una di quelle classiche note audio che noi musicisti produciamo a centinaia in un anno.
Questa registrazione per me è importantissima perché proprio in quel momento ho avuto l’ispirazione primordiale de “La Verità”.
È l’estate del 2015, si sentono gli uccellini che cantano e svolazzano in sottofondo ma soprattutto la voce di mia figlia Alice che ha appena 7 mesi!    

Ci sono dei brani che non hai inserito in “La verità” perché magari troppo acerbi? Nel caso, c’è la possibilità che questi vedano la luce prima in chiave live e solo dopo in versione studio per un singolo o un futuro terzo disco solista?

Sì, sto lavorando a due/tre brani che non ho inserito in questo album, non voglio pensare subito al terzo, perché mi piacerebbe uscire con un progetto parallelo dove faccio blues e suono più la chitarra, desidero comunque mettere su un paio di singoli da pubblicare per non staccare troppo la spina sul progetto Alex Ricci.

La cover del disco
Il tuo primo album risale al 2013. Otto anni sono molti. Cosa è inevitabilmente cambiato? Cosa, invece, è rimasto inalterato?

Dal primo album “Gonna Rossa” al secondo “La Verità” sono cambiate molte cose, il lavoro sui testi e la produzione musicale hanno fatto un grande passo avanti. “Gonna rossa” pubblicato appunto nel 2013 è stato interamente prodotto da me, un album d’esordio pieno e sincero, se vogliano anche più “chitarristico” visto che ci sono 4 tracce strumentali.

“La Verità” è invece un album di canzoni, di immagini e ricordi, più cantautoriale, la produzione artistica è stata curata da “Rufio” lui ha saputo scavare fino all’essenza della mia musica, creando un disco bellissimo dal sound attuale e intimo.

Quello che non è cambiato è la voglia di confrontarmi con la scrittura sia dei testi che della musica creando un sound riconoscibile che appassioni l’ascoltatore e lo porti nel mio mondo.  

Ogni tanto nel mondo della musica capitano dei casi “strani”. Per esempio, il cantante degli Iron Maiden Bruce Dickinson stava lavorando a un brano per un suo disco solista. Gli altri membri della band lo hanno ascoltato e l’hanno poi convinto a inserirlo nel successivo album dei Maiden. La domanda è dunque questa: ti è mai capitato di comporre qualcosa per il tuo progetto solista e poi “trasformarlo” per gli Après La Classe o viceversa?

È successo questo: durante la realizzazione del fortissimo disco “Mammalitaliani” degli Après La Classe, ho avuto la fortuna di inserire un mio brano dal titolo “Chi di noi due”, per me è stata una grande possibilità che mi ha spinto con entusiasmo a lavorare a brani che sono finiti poi nel mio primo album. 

Sei un chitarrista Blues, con gli Après La Classe suoni Ska, ti destreggi in melodie pop. Insomma, sei un artista che possiamo definire eclettico. Quali sono le tue influenze musicali maggiori? C’è qualche artista o qualche genere che adoravi da più giovane, ma che nel corso del tempo hai abbandonato?

Grazie! Mi è sempre piaciuta la musica pop, la mia famiglia ha posseduto per 25 anni un piccolo negozio di dischi, passavo molto tempo lì e ho avuto la fortuna di ascoltare molta musica, ma per molti anni sono stato un vero e proprio “fondamentalista” del blues e della musica americana, sono cresciuto a pane e Jimmie & Stevie Ray Vaughan, Peter Green & Fleet Wood Mac, B.B. King, Albert King, Otis Rush, Muddy Waters e Howlin Wolf. Mi piaceva molto ascoltare anche il Soul di artisti come Otis Redding, Sam & Dave e Wilson Pickett.

Sicuramente l’esperienza con gli Après mi ha aperto la mente sia a livelo artistico che professionale e sono felice di averla fatta. 

Collegandomi alla domanda precedente, ti chiedo: c’è un artista o un genere musicale a cui ti sei avvicinato e che non avresti mai pensato di apprezzare così tanto?

James Bay è un artista inglese che stimo tantissimo, ha una voce incredibile e suona benissimo la chitarra.

Ultime domande “a risposta secca”. Pronto?

Sì!

Se non suonassi la chitarra, ti sarebbe piaciuto suonare l’oboe o la batteria?

Senza dubbio la batteria!

Come critico musicale, meglio Richard Benson o Red Ronnie?

Red Ronnie.

Lettore mp3 con quarantamila brani o un solo album straselezionato (in caso, quale album sceglieresti)?

Made in Japan dei Deep Purple!

a cura di
Andrea Mariano

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Andrea Mariano

Andrea nasce in un non meglio precisato giorno di febbraio, in una non meglio precisata seconda metà degli Anni ’80. È stata l’unica volta che è arrivato con estremo anticipo a un appuntamento. Sin da piccolo ha avuto il pallino per la scrittura e la musica. Pallino che nel corso degli anni è diventato un pallone aerostatico di dimensioni ragguardevoli. Da qualche tempo ha creato e cura (almeno, cerca) Perle ai Porci, un podcast dove parla a vanvera di dischi e artisti da riscoprire. La musica non è tuttavia il suo unico interesse: si definisce nerd voyeur, nel senso che è appassionato di tecnologia e videogiochi, rimane aggiornato su tutto, ma le ultime console che ha avuto sono il Super Nintendo nel 1995 e il GameBoy pocket nel 1996. Ogni tanto si ricorda di essere serio. Ma tranquilli, capita di rado. Note particolari: crede di vivere ancora negli Anni ’90.

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