Lorenzo Semprini e quegli “Occhi verdi” pieni di ricordi

Lorenzo Semprini e quegli “Occhi verdi” pieni di ricordi
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Lorenzo Semprini è uno di quei cantautori che aleggiano nel panorama musicale italiano e che meritano un occhio, anzi, un orecchio di riguardo. Una eleganza compositiva unita alla passione e al rispetto dell’Arte che è la Musica lo hanno portato a pubblicare due singoli quest’anno, tra cui l’ultimo, “Occhi verdi”, che sta riscuotendo una meritata attenzione.

Ci sarà un motivo se quest’estate anche Massimo Cotto interverrà in una delle otto date di Lorenzo Semprini per presentare, spiegare e far capire le doti del cantautore.

Nel frattempo, noi di The Soundcheck abbiamo avuto la possibilità di scambiare quattro battute con Lorenzo. Buona lettura!

Ciao Lorenzo, benvenuto su The Soundcheck! “Occhi Verdi” è il tuo ultimo singolo che racconta una storia particolare. Come nasce? Quale è stata la scintilla che ha innescato tutto questo?

Grazie per il benvenuto, “Occhi verdi” nasce aprendo il cassetto dei ricordi. Ho ritrovato questa vecchia foto di mia madre, giovane, probabilmente piena di sogni e speranze. La canzone è nata da un sentimento di mancanza e ricordo, poco dopo la sua scomparsa. Registrai sul telefonino delle strofe quasi improvvisate che sgorgavano naturali, poi quel provino è rimasto lì per quasi 3 anni. Quando poi ho deciso di produrre e pubblicare un mio album in italiano ho rimesso mano al testo completandolo ed andando a registrarlo.

Anche il video è piuttosto evocativo. Chi ha ideato il concept e come è stato realizzarlo? Qualche aneddoto in particolare?

Il video come la canzone racconta una storia. Una storia fatta di presenza ed assenza e della igenua ed innocente prova di collegare un mondo che percepiamo al nostro.

L’idea è nata dall’idea del regista Massimo Morri e di mia moglie Silvia. Il protagonista è Liam, mio figlio, 5 anni che non ha mai conosciuto la nonna ma che alla fine diventa un “ponte”, un “tramite”. All’inizio ero quasi contrario a coinvolgerlo ma alla fine è stata la scelta più azzeccata, innanzitutto perché si è dimostrato molto bravo e naturale davanti alla telecamera e poi perché ha dato un senso profondo a tutto questo.

Il video è stato girato in due luoghi differenti, la prima parte al Mulino di Amleto ricostruendo la cameretta da cui partono le prime immagini, mentre la seconda parte è stata girata vicino al fiume Marecchia tra Rimini e Santarcangelo, in due giornate molto calde ma con una luce molto bella. Sicuramente tra i 2 sono io quello che ha creato più “inghippi” al regista, ma devo dire che alla fine il risultato del videoclip è di forte impatto emozionale ed è quello che volevamo ottenere.

Sono un mancato chitarrista (i soliti amori non corrisposti: adoro le chitarre ma loro mi dicono sempre “Lusingata, ma manteniamo le distanze per non rovinare tutto”). Ho letto che per registrare le parti acustiche hai utilizzato una Gibson j45 1943 “Banner” molto rara. Il mio cuore ha sussultato. Come sei riuscito a procurartela e perché hai scelto proprio questa chitarra?

Io amo le chitarre acustiche, ognuna di loro ha dentro una storia, un suono, una voce.

Io ho una Gibson J 45 che spesso uso in studio, ma grazie all’amico Enrico Gardini, chitarrista e collezionista, c’è stata l’opportunità di usare questo piccolo gioiello. Una chitarra che ha quasi 80 anni, non mi sono fatto sfuggire l’occasione per fissarla su disco.

Sono stato fortunato, anche se la fortuna migliore è avere amici che hanno queste passioni e che sono così generosi da affidarti certe cose preziose.

“Occhi verdi” è anche il secondo singolo di quest’anno e che, in qualche modo, è un antipasto del tuo prossimo passo discografico, ovvero il tuo primo disco solista. Puoi anticiparci qualcosa? Stai ancora registrando? Qualche aneddoto particolare?

Esatto, l’album l’ho terminato dicembre scorso dopo quasi 2 anni di lavorazione. Dopo 20 anni di musica suonata e scritta in inglese con Miami & the Groovers ho deciso che era tempo per un passo da solista, ma sempre con l’apporto di tanti bravi musicisti, alla fine sono stati ben 22 a suonare in questo album che si chiamerà 44.

L’album uscirà a ottobre e avrà 12 canzoni, sarà accompagnato dalle liner notes di Massimo Cotto e da pochi giorni ho iniziato a suonarlo dal vivo per alcune anteprime live estive. Sarà un album denso di colori e di qualche flashback in bianco e nero, dove ho coniugato la mia anima dedita al rock al folk con quella più vicina al mood italiano a tratti cantautoriale ed a tratti sfiorando il pop, soprattutto grazie al sapiente lavoro in produzione di Gianluca Morelli.

A proposito di registrazioni e sessioni di composizione: c’è un brano a cui stai ancora lavorando, che magari ti piace, vedi del potenziale, ma sei ancora incerto se inserirlo nell’album o magari aspettare che “maturi” ancora un po’?

In realtà l’album è chiuso e ne sono davvero molto soddisfatto. Sono usciti 2 singoli e ne usciranno altri 2 a cui tengo molto. Ho avuto la fortuna di suonare in questo disco con musicisti come Federico Mecozzi, Alex Valle, Vanessa Peters, Antonio Gramentieri, Massimo Marches, Elisa Semprini e tanti altri. È un viaggio di 44 minuti e 44 secondi che racconta molto di me e del mondo che mi gira attorno in questi anni. C’è un brano che ho scritto da poco che si chiama, forse, “Via d’uscita” e che credo abbia un gran potenziale rock dal vivo.

Immagino la voglia di portare il tuo materiale sui palchi, interagire col pubblico: è previsto un tour?

Questa estate faccio 8 date in anteprima, alcune acustiche, alte full band ed altre ancora con band e con Massimo Cotto che racconterà queste canzoni insieme a noi. Sono affiancato da musicisti davvero straordinari che sono anche per fortuna amici che conosco da anni. Per autunno inverno molto dipenderà da dinamiche extra musicali come puoi ben capire, speriamo che la musica non venga messa all’angolino anche questa volta perché c’è bisogno di tornare a fare e ad andare ai concerti.

Domanda bastarda: un artista / genere musicale che adori e perché; un artista / genere musicale che non sopporti e perché.

Io ho sempre amato un certo cantautorato americano, che va da Bob Dylan a Bruce Springsteen, passando poi per band come gli Stones, Clash, i Creedence ed anche musicisti folk come Damien Rice, Glen Hansard.

Un genere che non sopporto è il Reaggeton, davvero non riesco ad ascoltare più di 30 secondi di un brano di quel genere senza avere la tentazione di spaccare tutto ciò che ho attorno.

Ultima domanda dal sapore marzulliano: dove finisce il Lorenzo Semprini musicista e dove comincia il Lorenzo Semprini persona?

Probabilmente si incontrano ad un incrocio di strade. Nelle canzoni c’è inevitabilmente qualcosa di persona, vissuto in prima persona o non, ma come insegna Bob Dylan l’essere enigmatici è una dote davvero affascinante nel fare il musicista.

Se qualcuno mi chiedesse spiegazione dei miei brani direi semplicemente due cose: ciò che l’ascoltatore interpreta o percepisce da un brano è sicuramente la “versione giusta” perché una volta che la canzone è pubblicata diventa di tutti e non solo del suo autore.

La seconda cosa che direi è semplicemente una, citando un musicista texano semisconosciuto che ho amato molto, Will T. Massey: “Se stai cercando me, non so dove io sia stato, non sono stato qui”.

a cura di
Andrea Mariano

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Andrea Mariano

Andrea nasce in un non meglio precisato giorno di febbraio, in una non meglio precisata seconda metà degli Anni ’80. È stata l’unica volta che è arrivato con estremo anticipo a un appuntamento. Sin da piccolo ha avuto il pallino per la scrittura e la musica. Pallino che nel corso degli anni è diventato un pallone aerostatico di dimensioni ragguardevoli. Da qualche tempo ha creato e cura (almeno, cerca) Perle ai Porci, un podcast dove parla a vanvera di dischi e artisti da riscoprire. La musica non è tuttavia il suo unico interesse: si definisce nerd voyeur, nel senso che è appassionato di tecnologia e videogiochi, rimane aggiornato su tutto, ma le ultime console che ha avuto sono il Super Nintendo nel 1995 e il GameBoy pocket nel 1996. Ogni tanto si ricorda di essere serio. Ma tranquilli, capita di rado. Note particolari: crede di vivere ancora negli Anni ’90.

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