Andrea consiglia: 15 artisti da tenere d’occhio

Andrea consiglia: 15 artisti da tenere d’occhio
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Ci sono alcuni artisti emergenti, o semplicemente “sotto traccia”, che delle volte è un piacere e una sorpresa scoprire. Vuoi per mercati discografici differenti, vuoi per canali che il qui presente non è solito sbirciare, quando caputano queste scoperte sono estremamente piacevoli. Detto questo, ho pensato: “Condividiamo coi lettori questi musicisti, cantautori, band, cantanti che ho scovato”. Perché il buono della musica è anche questo: trovare, ascoltare, condividere.

Ecco dunque 15 artisti che vi consiglio di tener d’occhio. Sono di varia estrazione musicale: si va dal cantautorato al folk, dall’elettronica al pop rock. Perché è bello variare, lo è ancor di più se ad esaltarti è proprio un esponente di un ambiente musicale totalmente differente dal tuo solito ascoltare.

Mandarina

Conosciuti con il brano che dà il titolo anche all’EP, “Lui” è un bellissimo matrimonio tra bossa nova ed elettronica minimalista, con sfumature che mai stancano, con la capacità di spaziare molto in cinque sole tracce senza per questo risultare scollato o dispersivo. I Mandarina sono un duo: Paola, colombiana di nascita, arriva in Francia nel 2014 ed entra nel monodo dei teatri; di lì a poco, l’incontro con Michael, appassionato di elettronica. Artisti, mi permetto di dire, con la “A” maiuscola.

My Gravity Girls

Di base rifuggo da ciò che viene definito “synth pop” per una mera questione di bombardamento che ho avuto nel corso degli ultimi anni. È stata una sorpresa, quindi, quando i My Gravity Girls (italiani, a dispetto del nome) hanno incrociato le mie orecchie con “Daybreak”. L’album che è uscito a a fine settembre, “I Miss Something And Miss Everyone” ha tutti gli stilemi del genere, con di tanto in tanto una leggerissima spruzzata di lezione impartita dai Depeche Mode che si insinua nei ritmi estremamente dilatati. Avrei asciugato la proposta musicale togliendo un paio di brani, ma c’è chi apprezzerà in toto, perché la qualità c’è, questo è innegabile (“Berlin” è un piccolo gioiello)

Loving Backwards

Ho visto il video di “Gorgeous Pulse” è mi sono detto “questa roba è strana, non so se essere attratto o inquietato”. Una specie di Gandalf che trova una bambina e degli incappucciati bianchi e poi succenodo cose particolai. Il tutto con un sound in cui c’è un po’ di Beck degli anni ’90, poi la situazione degenera con campanellini che “note stonate”, poi torna apparentemente scanzonata. Strano, stranissimo. Loving Backwards è un progetto un po’ elettronico, un po’ folk, un po’ rock made in Israel difficile da classificare, ma di sicuro è molto particolare, stuzzica curiosità.

 Parlour Magic

Se siete cresciuti a pane e Daft Punk e non avete mai disdegnato un certo tipo di pop elettronico, costoro fanno per voi. L’album “The Fluid Neon Origami Trick” è un compendio di ottima musica realizzata da artisti con un grande bagaglio culturale e con capacità di modellare e attingere con garbo dallo stile dei capisaldi del genere. I newyorkesi Parlour Magic sono forse un po’ derivativi, ma non scadono nel diventare troppo generici. Hanno una loro impronta riconoscibile.

Sophie Kay

Un po’ di blues contaminato da folk malinconico vecchio stile, per i più inesperti potrebbe richiamare vagamente un po’ lo stile di canzoni come “Bang Bang (My Baby Shot Me Down)”. Sophie kay è un’artista francese, da tempo nell’ambiente e che ci sa fare. È un buon esempio di dedizione e stile essenziale, di come si possa essere coinvolgenti anche con una voce, una linea di basso e poche linee di chitarra.

#edit: ho trovato il link spotify, per chi non fosse confidente con SoundCloud https://open.spotify.com/album/3YfTcFCZeto4bGM3IZGCMd?si=SOOrSfmGQ0KvVXduNYN0wA

Lui Hill

Il video di “Creatures” è a tratti geniale. Estetica 2000’s e vibes provenienti dai Daft Punk del 1996, ma declinati in maniera molto personale. Da quello che ho capito, l’artista tedesco è in procinto di pubblicare un EP. Tenetelo d’occhio.

Ossayol

La mia idea era quella di unire immagini filmate dal drone in giro per il mondo per creare un ‘ambiente fluttuante’, come questa canzone cerca di paralre riguardo i ricordi che certe volte ci perseguitano”. Così descrive “Haunted Head” Ossayol, artista francese che in parte si definisce “alternative rock”, in realtà è molto più d’atmosfera, quasi con richiami agli Anathema più recenti. Un viaggio estremamente malinconico, che tuttavia dà il meglio di sé proprio nell’unione tra musica e video.

Demetrica

Qui torniamo sui lidi nostrani. I Demetrica vengono da roma, sono al primo album, con un rock “depressivo” che attinge a piene mani dalla scena rock alternativo italiano di primissimi anni 2000. Non tutto è perfetto, avrei ridotto il numero di brani a dieci, ma per essere un’opera prima c’è del margine di fiducia e miglioramento. Interessante per chi segue Verdena, The Zen Circus et simila.

Bleach the Sky

Prendete il rock alternative americano di fine anni ‘90/primi 2000, quello stile Three Doors Down di “Kriptonyte” e compagnia cantante, attualizzatelo quel minimo che serve per renderlo credibile in questo inizio stranissimo di anni ’20 del Terzo Millennio e avrete i Bleach the Sky. Da Boston con furore, l’ho trovati con “Her Skin”. Io che in questo periodo sono nostalgico, ho apprezzato.

The Belmondos

Mi permetto di dirlo già da ora: tra gli artisti-rivelazione più interessanti di quest’anno che sta per finire. Rock senza fronzoli, con belle intuizioni e suonato dannatamente bene. Pensereste siano inglesi, invece vengono da oltralpe, dalla Francia che ogni tanto tira sul tavolo questi assi inaspettati. “Memory Lane” è un album che merita ben più di un ascolto e una piazza molto più ampia. Ascoltate l’album e ditemi se non è vero.

Francis Q

Italiano, anzi, pardon sardo. Un cantautorato estremamente tradizionale e altrettanto ricercato, curato, soprattutto nel testo di questa “Lucida Follia”, dove viene affrontato con estrema delicatezza un argomento come la malattia mentale e la necessità, la voglia di contrastarla, domarla con l’affetto dei propri cari. Avrei avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere con l’artista, ma per questioni personali è saltato tutto. Fatto sta che, qualora abbiate la possibilità, approfondite l’operato di Francis Q, non ve ne pentirete.

Kahnin

Influenze anni ’70, un crescendo ben costruito e che incuriosice battuta dopo battuta. Al momento, tutti gli artisti che ho scoperto provenire dall’Islanda non mi hanno mai deluso. Kahnin (alias Gudmundur Jens Gudmundsson) non fa eccezione. Non fa dell’originalità il suo vessillo, ma la competenza e il gusto musicale sono i suoi punti forti.

Terry Blue

In Svizzera sono bravi a fare orologi e cioccolata. Luoghi comuni a parte, Terry Blue l’ho scoperto con “Safe and Clean” (perfettamente in linea col periodo che stiamo vivendo). Una voce molto particolare, con un tremolio davvero caratteristico e che impreziosisce il tutto. Assurdo, soprattutto detto da me che di solito odio questo genere di espedienti. Molto bello anche il video, per quanto semplice. Il ragazzo, tra l’altro, è prodotto da Areasonica, realtà bolognese molto interessante.

Amaranto

Scendiamo nuovamente in terra italica e immegiamoci nuovamente in un pop acustico di gusto. Perché Amaranto, progetto solista di Giulia Ferrarin, è un buon mix di influenze di vari artisti del genere (Marina Rei, ma anche un po’ della Levante meno mainstream e di vaghissimi Baustelle). C’è della perizia e dell’abilità nel rimanere in lidi “tradizionali” ma evitando come la peste la scontatezza in cui è facile cadere quando si intraprende questo tipo di sound.

Sono

Così, di botto, ho beccato sono, sempre made in Italy. Pensavo fosse un pezzo rap, vista l’immagine con un cappellino da baseball, invece è un cantautorato estremamente tradizionale di chiara ispirazione tra De André e Filippo Andreani. Arrangiamenti minimali, una tromba che impreziosisce. Buttateci un orecchio.

a cura di
Andrea Mariano

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Andrea Mariano

Andrea nasce in un non meglio precisato giorno di febbraio, in una non meglio precisata seconda metà degli Anni ’80. È stata l’unica volta che è arrivato con estremo anticipo a un appuntamento. Sin da piccolo ha avuto il pallino per la scrittura e la musica. Pallino che nel corso degli anni è diventato un pallone aerostatico di dimensioni ragguardevoli. Da qualche tempo ha creato e cura (almeno, cerca) Perle ai Porci, un podcast dove parla a vanvera di dischi e artisti da riscoprire. La musica non è tuttavia il suo unico interesse: si definisce nerd voyeur, nel senso che è appassionato di tecnologia e videogiochi, rimane aggiornato su tutto, ma le ultime console che ha avuto sono il Super Nintendo nel 1995 e il GameBoy pocket nel 1996. Ogni tanto si ricorda di essere serio. Ma tranquilli, capita di rado. Note particolari: crede di vivere ancora negli Anni ’90.

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