Mulan, il fiore che sboccia nelle avversità
Uno sguardo al live action disponibile, dal 4 settembre, su Disney+
Sono sempre stata una grande amante del mondo Disney. Mulan, in particolare, è stato uno dei miei film preferiti fin da quando ero bambina.
Una giovane donna, che sfida le leggi del suo tempo e si traveste da uomo per impedire a suo padre, vecchio e malato, di partire per la guerra.
Era il 1998 e, finalmente, la Disney aveva messo da parte le principesse perfette per dar vita a un’eroina con le palle, che non ha bisogno di essere salvata.
Un film di animazione con una grande colonna sonora e con una miriade di personaggi che ti entrano nel cuore per la loro simpatia.
Partendo da queste premesse, e caricata da un trailer che prometteva grandi cose, non vedevo l’ora di gustarmi il live action.
Ma purtroppo, come spesso accade nella vita, le mie speranze sono state infrante dopo pochi minuti dall’inizio del film.
Cosa diamine stavo guardando?
Ragazzi io non so come spiegarvi la mia delusione. Fin dall’inizio del film appare chiaro che il cartone è solo un ricordo lontano, sbiadito e perso nella nebbia della pianura padana.
Che fine ha fatto Mushu?
Per spiegare l’assenza di questo iconico personaggio, uno dei più amati dell’universo Disney, prendiamo in prestito le parole della regista Niki Caro.
“Mushu, beloved as that character is in the animation, was Mulan’s confidante, and part of bringing it into the live-action is to commit to the realism of her journey. She had to make those relationships with her fellow soldiers. So there was certainly a lot to work with in that department”.
Tralasciando il fatto che il draghetto non fosse particolarmente simpatico agli spettatori cinesi la sua assenza viene giustificata con la volontà di dare maggior realismo all’avventura di Mulan.
Fatemi capire bene il drago parlante non è realistico però la gente che corre sui muri, che trafigge nemici respingendo lance e frecce a suon di calci e la strega che si trasforma in uccello, invece, risultano credibili?
Ma Mushu non è stato l’unico personaggio ad essere eliminato nel live action: la simpatica nonna Fa e il generale Li Shang non compaiono.
I personaggi, o almeno quelli rimasti, non hanno una caratterizzazione ben definita e mancano di quella leggerezza e quella simpatia che ce li aveva fatti amare.
La novità più degna di nota di questo remake è la Strega Xian Lang una donna che, al pari della protagonista, è dotata di un chi fortissimo. Si tratta di una sorta di specchio per Mulan, un’altra donna che cerca di farsi strada nel mondo degli uomini. Un personaggio che avrebbe avuto tanto da dire ma che è stato dipinto in modo un po’ troppo frettoloso e grossolano.
Un wuxia hollywoodiano
Il film si rifà alla tradizione orientale dei wuxia. Mulan nonostante sia una donna ha un chi fortissimo che le permette di essere abile e forte in combattimento. Insomma fin dalla prima scena vediamo una piccola Mulan che insegue una gallina saltando sui tetti come se fosse una super eroina uscita dall’universo Marvel, o la protagonista di un anime. Diciamo che il realismo, forse, è stato dimenticato in qualche scena.
Rispetto ad altri wuxia come ad esempio la Foresta dei Pugnali volanti o La Tigre e il Dragone non riesce a tenere il passo, risultando a volte troppo lento.
Il fiore che sboccia nelle avversità è il più raro e il più bello di tutti.
Queste erano le parole che l’Imperatore rivolgeva al Generale Li per convincerlo a non lasciarsi scappare la protagonista.
Il live action di Mulan ha dovuto affrontare numerose difficoltà fin dalla sua realizzazione.
Prima ci sono state le critiche verso la protagonista Liu Yifei. Nel 2019 l’attrice ha dichiarato di appoggiare la polizia di Hong Kong che reprimeva con la violenza le rivolte in cui i cittadini chiedevano maggiori diritti.
Poi c’è stato il Covid, che ha impedito l’uscita del film al cinema e ne ha ritardato la distribuzione.
Infine una polemica sorta nei giorni scorsi riguarda la location di alcune scene: sembra infatti che siano state girate nella provincia di Xinjiang, zona tristemente nota per la repressione degli Uiguri.
Viste le difficolta sarebbe dovuto essere un capolavoro e, invece, ci troviamo davanti ad un film mediocre, a tratti lento, che non riesce a colpire lo spettatore (ma in certi momenti lo annoia alla perfezione).
Per onestà intellettuale avrebbero dovuto presentarcelo non come un live action del classico del 1998 ma come un film ispirato a La ballata di Mulan, l’antica leggenda cinese. Forse il pubblico si sarebbe approcciato alla pellicola in maniera diversa e l’avrebbe apprezzata maggiormente.
Da amante della Disney posso concludere dicendo che tutte le mie aspettative sono state deluse. Forse per apprezzare questo film serve un chi potentissimo ma io, purtroppo, non ne sono dotata.
a cura di
Laura Losi
Le immagini contenute nell’articolo sono fornite dal Mulan Media Kit di The Walt Disney Company’s Direct to Consumer & International