An Early Bird e l’importanza di avere una propria identità musicale

An Early Bird e l’importanza di avere una propria identità musicale
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Stefano De Stefano in arte An Early Bird è un artista indipendente che dieci anni fa ha dato inizio alla sua carriera musicale con una band. Successivamente ha deciso di intraprendere un percorso da solista, segnato ufficialmente nell’ottobre 2018 con l’uscita del suo primo album Of Ghosts & Marvels.

Stefano è un cantautore con una spiccata personalità che viene fuori non solo attraverso i testi delle sue canzoni, ma anche grazie al modo in cui è riuscito a costruire il suo percorso artistico passo dopo passo, producendo e promuovendo da solo la sua musica e mettendosi continuamente in gioco, scegliendo costantemente di rischiare e andare oltre i “confini” in tutti i sensi.

Con le sue parole, la chitarra e il pianoforte riesce ad esprimere e tirar fuori una miriade di stati d’animo. Dopo un lunghissimo tour in giro per l’Europa e dopo lo stop dovuto a questo periodo di quarantena, Stefano ad oggi sta lavorando al suo secondo disco, anticipato da due singoli:
“One Kiss Broke The Promise e “From Afar”.

Ci ha raccontato qualcosa in più in questa intervista…

Amo gli inizi ed è per questo che la prima domanda è riferita al tuo esordio, al momento esatto in cui è nato An Early Bird. Se dovessi raccontare il tuo progetto musicale quali parole useresti per descrivere il modo in cui ha preso vita, la scelta del tuo nome soprattutto quella di scrivere ed interpretare i tuoi brani in lingua inglese?

Parto dall’ultima parte: scrivo in inglese perché è questo il modo in cui riesco a sentirmi a posto con la mia coscienza emotiva: ho ascoltato principalmente musica in lingua inglese e la mia sensibilità si è sviluppata da subito all’interno di questo humus per cui per me è stato naturale così. An Early Bird richiama quegli uccelli che tutti abbiamo ascoltato cinguettare fuori dalle nostre finestre la mattina quando è presto e la giornata deve ancora iniziare. Mi suonava come un nuovo inizio, gentile e onesto – che era quello che mi serviva dopo 10 anni di onorata militanza e 3 dischi nella band della mia gioventù.

Siamo in un momento particolare per la musica, non solo perché siamo appena usciti da un periodo di chiusura forzata ma soprattutto perché apparentemente sembra non ci sia spazio per chi sceglie di fare musica distaccandosi dalla massa, dall’etichetta “Indie” tanto in voga negli ultimi anni. Cosa ne pensi a tal proposito e quant’è difficile costruirsi una propria identità musicale e portarla avanti nonostante le “esigenze del mercato”?

Mi piacerebbe capire quali sono oggi le cosiddette esigenze di mercato. Gente che compra i dischi? Che li consuma a colpi di streaming? Che le condivide nelle storie di IG? È qui che sta andando il mercato? I concetti di indie e di mercato sono cambiati molto velocemente negli ultimi anni e oggi chi si affaccia sulla scena ci arriva seguendo la stessa tattica del mercato: adattandosi a quello che sta funzionando e appiattendo sempre di più il sistema e l’orecchio di chi ascolta. Il circolo virtuoso diventa aria viziata. Per avere una propria identità musicale oggi basterebbe davvero poco. Per me già lo scrivere in inglese mi stacca abbastanza – emarginandomi in un certo senso – rispetto ai giri grossi.

Hai girato l’Italia e l’Europa con la tua chitarra c’è un momento, un episodio in particolare che porti con te?E poi vorrei sapere quando hai capito che questa sarebbe stata la tua strada, e, al contrario se ci sono stati momenti in cui invece avresti mollato tutto e spinto da cosa.

Ho vissuto un 2019 super, ho girato tutta l’Europa. Di episodi ne ho diversi, che esprimono il concetto di libertà legato alla musica. Penso a un’immersione totale nella città di Berlino con 4 concerti in 4 giorni, oppure la sensazione di calma di quando scrivi una canzona su una panchina davanti il mare di Aveiro in Portogallo oppure i Flixbus notturni presi di corsa piazzandoti davanti il bus in movimento per raggiungere Bruxelles alla 7 del mattino. Cose così insomma, che valgono il prezzo del biglietto di essere un solista dentro e fuori dal palco. Ci tengo anche a dirti una mia piccola mania: ovunque vada, la prima cosa che faccio al mio arrivo a prescindere dall’orario entro in un caffè e ordino un cappuccino. Non mi sono ancora spiegato il perché però.

Rimanendo sul tema “live” dal 15 giugno con le dovute restrizioni e precauzioni sarà possibile tornare a suonare all’aperto, riuscirai ad organizzare qualcosa nei limiti del possibile? 

Non penso che avrò voglia di organizzare nulla. Penso che i live debbano avere la gente intorno altrimenti non sono live. Inutile girarci intorno. Il disco nuovo uscirà senza tour e quando le condizioni per suonare live saranno riportate a un livello minimo di normalità inizierò a muovermi.

Due singoli molto importanti che anticipano l’uscita di un nuovo album “One Kiss Broke The Promise” e “From Afar”, due brani con un carico emotivo non indifferente.  Raccontaci un po’ il “processo di vita” di questi singoli… quanto c’è della tua vita nelle tue canzoni? Cosa rappresenta per te la scrittura?

Per me la scrittura è come mettere una griglia sul mondo, un pentagramma su quella che è la vita che capita a me, a te, a loro. O che potrebbe capitare. Nei due singoli che hai citato si sono pezzi di vita diluiti e disseminati qui e lì. Quando scrivo in genere parto da una prospettiva molto personale, di pancia, che poi provo ad allargare come fossi un regista che scrive una sceneggiatura di come potrebbe andare o sarebbe potuta andare. O di come è semplicemente andata. Mi risulta difficile mettermi completamente dall’altra parte.

Sempre a proposito del nuovo album, ci altri singoli prima dell’uscita del disco? Puoi dirci qualcosa in più?

Tra poco esce un nuovo singolo, si chiama Racing Hearts e vede la collaborazione di un amico che stimo sia come essere umano che musicista, Old Fashioned Lover Boy. Credo che sarà uno dei singoli più forti del disco, ci sono anche un video ufficiale e una live session in programma. Poi ai primi di settembre il quarto singolo e finalmente l’uscita del disco.

Ultima domanda: se dovessi scegliere un aggettivo per definire il tuo nuovo disco quale aggettivo sceglieresti?

Diamantino.

a cura di
Claudia Venuti

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Claudia Venuti

Claudia Venuti nasce ad Avellino nel 1987, a 14 anni si trasferisce a Rimini, dove attualmente vive e lavora. Oltre ad essere il responsabile editoriale della sezione musica di TheSoundcheck, è responsabile dell’area letteratura dell’ufficio stampa Sound Communication. Studia presso la Scuola Superiore Europea di Counseling professionale. Inguaribile romantica e sognatrice cronica, ama la musica, i viaggi senza meta, scovare nuovi talenti e sottolineare frasi nei libri. Sempre alla ricerca di nuovi stimoli, la sua più grande passione è la scrittura. Dopo il successo della trilogia #passidimia, ha pubblicato il suo quarto romanzo: “Ho trovato un cuore a terra ma non era il mio” con la casa editrice Sperling & Kupfen del Gruppo Mondadori.

2 pensieri su “An Early Bird e l’importanza di avere una propria identità musicale

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