The Lansbury: anche gli uomini cantano della violenza sulle donne

The Lansbury: anche gli uomini cantano della violenza sulle donne
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THE LANSBURY sono un gruppo emergente di Torino. Una congiunzione casuale di eventi li ha fatti incontrare ormai due anni fa, fra piogge invernali e cartelloni che invitavano alle vacanze in Mongolia.

Si può raccontare la violenza sulle donne anche essendo uomini, anche con sonorità “forti” e molto rock, anche con una canzone: ALBA è il brano con con cui THE LANSBURY, trio alternative di Torino, si presenta, forte anche di un videoclip di grande impatto.

Una donna completamente inguainata in un costume bianco, come prigioniera di preconcetti e pregiudizi, si disegna addosso, in un video in bianco e nero che la band ha girato in autonomia, e in una canzone molto ruvida e potente. Ecco cosa ci hanno raccontato…

Chi sono i The Lansbury? Presentatevi ai nostri lettori…

Ciao a tutt*! I The Lansbury sono un trio, ci siamo incontrati nel 2016. Davide ( Mura, chitarra e voce ), acustica alla mano e ritagli di giornale, iniziò a scrivere delle canzoni, poi si rese conto che i pezzi non erano male, ma mancava qualcosa e quel qualcosa fu Andrea “Oscarito” ( Carenzi, basso). Montando i riff melodici del basso sui pezzi iniziò a prendere forma il progetto con giá quel dialogo un po’ bizzarro tra basso più chitarrone e chitarra tappetone che è un po’ la nostra “firma”.

Soddisfatti del risultato Davide e Oscarito si diedero alla forsennata ricerca del cemento finale: Luigi ( De Rosa, batteria ) arrivò dopo una serie di audizioni, tipo due. Batterista dal gusto impeccabile, si incastrò perfettamente tra gli arrangiamenti dei due e così iniziano i The Lansbury.

Si può cantare della violenza sulle donne, pur essendo uomini e voi ne siete la dimostrazione. Come è nata Alba?

Alba nasce dalla storia di una ragazza, di cui non faremo il nome, che riportò a Davide la sua esperienza di violenza. Consci dei meccanismi che si instaurano nei rapporti umani, non giudichiamo chi cerca di “salvare il salvabile” in una relazione, seppur deleteria e violenta, ma nelle sue parole c’era una sofferenza informe, incomprensibile che, come spesso accade, la portava a giustificare le violenze subite.

Con Alba abbiamo cercato di affrontare la tematica a tenaglia. Da una parte c’è la denuncia della violenza, delle violenze anzi, fisiche, verbali, psicologiche. Dall’altra c’è la denuncia verso quell’atteggiamento sempre più diffuso di chi semplicemente relega al ruolo di vittima chi le violenze le subisce.

Questa vittimizzazione porta all’isolamento e non lascia spazio al confronto attivo e consapevole. Alba contiene la speranza della rinascita, del sorgere, dell’insorgere, contro un sistema patriarcale che relega ed etichetta tutto e tutt* da molto, troppo tempo. Alla fine è una canzone di lotta, come molti dei testi di Davide.

Parliamo ora del video, un impa?o visivo molto forte. Di chi è stata l’idea?

L’idea per il video l’abbiamo sviluppata un po’ come facciamo musica: insieme, contaminandoci a vicenda. Fondamentalmente abbiamo cercato un modo non didascalico, ma intelligibile di accompagnare Alba per immagini. Ci piaceva l’idea del “dipingere la tua identità”, come recita il testo e quindi abbiamo lavorato sul concetto della seconda pelle, del segno grafico sempre più nervoso, incisivo, tagliente come una lama, metafora della sofferenza attraversata fino alla rinascita finale. L’identità nuova, ritrovata, o più semplicemente ricostruita. Abbiamo deciso di realizzare il video da soli perché ci piace mischiare le nostre competenze, le nostre passioni per creare qualcosa di nuovo e indipendente. Da soli fino a un certo punto ovviamente, dobbiamo ringraziare Edith Ben, l’attrice e danzatrice che ha recitato per noi nel video.

C’è stata subito intesa su quelle che erano le intenzioni e la prova attoriale ne è sicuramente lo specchio, complice anche il fatto che Edith affrontava tematiche simili in uno dei suoi laboratori artistici. E ringraziamo anche i coinquilini di Davide a cui abbiamo reso inagibile il salotto per tre giorni, inimicandoceli per sempre. Tanto se la smazza Davide la convivenza…

I vostri brani ricordano molto l’alternaFve rock, con il tempo si sono poi contaminati con delle derive noise e post rock, raggiugendo sonorità più oniriche. Se dovesse descrivere il vostro genere musicale, quali parole usereste?

Cavallo, mattone, perstocchiollo ( ridono ). A spanne ci viene da dire che è un post rock duro, impegnativo, ma anche melodico e narrativo. Cerchiamo di accompagnare ogni testo con le giuste sonorità e dinamiche. Come dicevamo prima, abbiamo una componente di basso molto forte a livello melodico, con dei riff chiari e orecchiabili mentre la chitarra tende più a creare un ambiente, spesso un’ondata sonora impattante. Tutto è sostenuto da una batteria equilibrata e intelligente, che non si tira indietro sulle cavalcate più rockeggianti. Insomma, non siamo capaci di descrivere il nostro genere quindi forse aspetteremo di avere una pagina wikipedia così qualcuno potrá rispondere in modo decente alla tua domanda al posto nostro.

Il vostro nuovo singolo anFcipa l’ep che uscirà in autunno. Potete darci qualche anticipazione?

Si, l’EP conterrà dei brani che, senza rinunciare al piacere dell’ascolto di buona musica, vogliono stimolare alla riflessione. Una riflessione sugli eventi che accompagnano le nostre vite quotidianamente e che evidenziano le difficoltà e le violenze di una società che ci presenta il conto giorno dopo giorno sbattendoci in faccia la sua posizione nei confronti di quelli che vengono solitamente etichettati come i deboli, gli ultimi. Piuttosto che scrivere di aspirine, supermercati e estati finite preferiamo parlare di un isolamento imposto da una società sempre più frenetica che ci porta al passivismo e all’accettazione acritica.

Stiamo registrando le tracce ( da cui estrarremo altri due singoli, il primo dei quali previsto in uscita per metà/fine aprile ) da Brutus Vox Music qui a Torino. Con Claudio stiamo facendo un lavoro analogico incredibile sui suoni e siamo molto soddisfatti.

Purtroppo in questi giorni difficili abbiamo dovuto sospendere le registrazioni, ma non vediamo l’ora di farvi sentire qualcosa di nuovo. 6) Avete suonato molto in giro a Torino, che rapporto avete con il pubblico e quale sarà la prima cosa che farete quando sarò di nuovo possibile suonare nei club? Si, a Torino abbiamo suonato in diversi locali, ancora troppo pochi per riempire la voglia di suonare dal vivo. Con il pubblico si è sempre creata una bella atmosfera e a fine concerto abbiamo sempre ricevuto degli ottimi feedback, sia sugli arrangiamenti che sui testi e le tematiche.

A volte, dopo l’esibizione, ci ritroviamo a chiacchierare con perfett* sconosciut* proprio dei temi che trattiamo nelle canzoni. È molto bello, ci fa sentire che andiamo nella direzione giusta. Poi c’è lo zoccolo duro di amic* affezionat* che ci seguono sempre e ci caricano a pallettoni ad ogni concerto. Fa bene al cuore averli vicini.

Con la sospensione degli eventi siamo ovviamente fermi e ci sono state annullate date, ma appena finirà questo periodo difficile speriamo di continuare a suonare nei club e girare un po’ di più nei festival per presentare e far conoscere il progetto a più persone possibili.

a cura di
Giulia Perna

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