“Cip!” di Brunori Sas è un inno ai grandi sentimenti: la recensione

“Cip!” di Brunori Sas è un inno ai grandi sentimenti: la recensione
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All’alba di un nuovo decennio, arriva un disco pronto a dirci che non è tutto perduto, che il mare è tumultuoso e impervio ma bisogna continuare a navigare. Stiamo parlando di Cip!, il nuovo album di Brunori Sas, uscito il 10 gennaio a tre anni di distanza dal suo ultimo lavoro in studio. 

Si parla spesso della complessità del mondo attuale, delle difficoltà quotidiane unite a un costante senso di rassegnazione nei confronti del futuro e della società.

In questo periodo Dario Brunori ha alzato ulteriormente l’asticella, evolvendosi dal punto di vista dei testi e del sound.

La produzione, nuovamente affidata a Taketo Gohara, è ricca e coinvolgente come non mai. Ogni brano è immediato e diretto ma allo stesso tempo ricco di strati sonori di notevole fattura, su tutti i numerosi passaggi orchestrali.

C’è, infatti, un grande uso degli archi e dei fiati, capaci di disegnare ottime trame di supporto alla band del cantautore calabrese. L’intero lavoro gode di una notevole uniformità dalla prima all’ultima traccia, il pianoforte e le chitarre si alternano in maniera sempre trascinante e mai banale.

La tradizione musicale italiana ha notevolmente influenzato la stesura delle composizioni, con evidenti rimandi a Dalla e De Gregori rimescolati a sonorità fresche e contemporanee

Questa è senza dubbio l’opera più matura di Brunori, soprattutto dal punto di vista delle tematiche. L’ironia disincantata del passato viene centellinata, lasciando spazio ad uno sguardo in grado di cogliere luci e ombre del mondo con forte consapevolezza. 

Ciò è evidente sin dalla prima canzone, Il mondo si divide. Qui si parla delle contrapposizioni sociali spesso considerate inevitabili ma, che a ben guardare, non esistono concretamente. (“Dividere le cose è un gioco della mente / Il mondo si divide inutilmente”).

Un argomento ricorrente nei brani è, inoltre, la presa di coscienza dell’impossibilità di riuscire a controllare ogni aspetto della propria vita

Capita così e Anche senza di noi ne sono gli esempi migliori. L’autore sembra quasi fermarsi e osservare in modo più distaccato e autentico le piccole cose che compongono la nostra esistenza.

Tale leitmotiv ritorna anche in Bello appare il mondo. Un pezzo attuale e contemporaneamente universale, in cui si invita a lasciare andare le eccessive preoccupazioni che ci impediscono di godere pienamente di quello che ci circonda. (“Non puoi fare l’amore / se continui ad urlare”).

Se già in A Casa Tutto Bene si leggeva fra le righe un velato senso di speranza e di rinascita, in Cip! l’ottimismo emerge senza pudore in tutti i brani.

Brunori parla in seconda persona, facendo sentire partecipe l’ascoltatore, quasi come se fosse in atto un dialogo con lui, anche se, molto probabilmente, il vero dialogo è interiore; in un’incessante ricerca di coraggio e forza. 

Benedetto sei tu è la canzone più “politica” del disco, le cui metafore religiose si inseriscono perfettamente nei nostri tempi, invitando a rimanere umani anche quando ogni cosa sembra buia e priva di pietà. (“Per respirare un po’ / per ritornare umani”). 

Il pezzo è idealmente connesso con il primo singolo Al di là dell’amore, caratterizzato da una potente ed emozionante cavalcata tra synth analogici e fiati. 

Il vero gioiello della tracklist è sicuramente Per due che come noi, una delicata poesia in grado di addentrarsi nei sentimenti con grande abilità

In questa ballad pianistica il cantautore racconta in modo estremamente sfacciato una storia d’amore duratura e quotidiana, fatta di errori, incomprensioni e complicità. 

Il disco è l’apice di una carriera fatta di cambiamenti costanti ma sempre sinceri e onesti. Brunori non ha snaturato se stesso, ha saputo raccontare le sue fragilità e le personali riflessioni sulle relazioni sociali mettendosi a nudo, dimostrando che lui, come tutti, è fallibile.

In giorni ricchi di polemiche e dibattiti su ogni avvenimento, questi brani sono un toccasana che permette di sentirsi più leggeri. Come se si potesse spiccare il volo sulle cose.

Il titolo e la copertina stessa trasmettono un senso di semplicità assoluta, senza orpelli e abbellimenti eccessivi, completando in maniera più che coerente il concept di fondo. 

Cip! saprà farsi ricordare, lasciando un segno indelebile che ci accompagnerà per molto tempo.

In conclusione, quello che rimane maggiormente dopo ripetuti ascolti è la stessa sensazione enunciata in una celebre frase di Italo Calvino, una sorta di manifesto involontario dell’opera: “Prendete la vita con leggerezza. Che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore.”

a cura di
Filippo Duò

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