Claudia Venuti: “Scrivo per non lasciare le cose dette a metà”

Claudia Venuti: “Scrivo per non lasciare le cose dette a metà”
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Le frasi dei libri di Claudia Venuti riempiono, ormai, le bacheche del web e vanno diritte al punto, senza troppi giri di parole. A volte fanno bene, a volte creano voragini immense. Claudia Venuti vive le cose così profondamente che non può fare a meno di scriverle. La contraddistingue un mix di ironia e umanità, che la rende davvero speciale.

L’ho intervistata per voi…
Eccoci! Allora Claudia Venuti, leggendo i tuoi libri, la prima domanda che sorge spontanea è: quanto di te c’è in Mia e quanto di Mia c’è in te. Siamo curiosi.

Questa è una domanda che mi hanno fatto in tanti nel corso di questi anni e inizialmente, quando è uscito Passi il mio primo libro, per quanto volessi nascondere il fatto che dietro quel personaggio in realtà ci fossi io, sembrava automatico per le persone pensare che si trattasse di un autobiografia e non capivo il perché.

Mia è nata per aiutare Claudia a venir fuori e in un certo senso a rinascere. Non è stato solo un personaggio che ha preso forma nel corso dei tre romanzi, è stata una migliore amica, un rifugio, un sacco che ho preso spesso a pugni, un ideale di quello che speravo di essere o di diventare e alla fine la linea di confine tra me e lei è diventata quasi inesistente.

C’è molto di Mia in me e c’è molto di me in Mia, siamo cresciute insieme ed è stato un perfetto alter-ego, tanto che di recente ho fatto un tatuaggio con questo nome che mi ha permesso di imparare e scoprire molte cose di me e questo legame sarà eterno. 

Qual è il ruolo della scrittura nella vita quotidiana di Claudia?

Direi primario e come tutti i bisogni primari va soddisfatto giorno per giorno. Io scrivo molto, scrivo continuamente e ovunque. Scrivere per me è fondamentale per sentirmi bene, è un’esigenza che nasce costantemente e in maniera naturale, come mangiare o dormire.
Spesso ho definito la scrittura come un auto-terapia e credo renda perfettamente l’idea. Diciamo che è come se mi accarezzassi da sola, come se mi abbracciassi da sola e come se mi calmassi da sola, ma con una penna in mano.

Non ho mai vissuto un giorno senza scrivere e credo che non succederà mai, verrebbe a mancare un pezzo fondamentale della mia persona e del mio modo di essere. La frase “Scrivo per non lasciare le cose dette a metà” che è un po’ il mio motto, significa proprio questo, è il mio modo per sentirmi libera al 100% da tutti i pensieri e da tutte le sensazioni.

Inoltre ho unito questa grande passione ad un’altra grande passione: la musica. Ed è proprio grazie a The Soundchek che ho la possibilità di mettere nero su bianco anche tutto ciò che mi lega al mondo musicale con la penna da giornalista.

Che consiglio daresti agli autori emergenti che hanno poca visibilità? Come hai vissuto la tua auto-pubblicazione?

“Il mio è stato un percorso “strano”. Nel 2016 ho scelto l’auto-pubblicazione perché nessuna delle case editrici alla quale avevo spedito Passi era interessata a me e al mio libro ma a me non interessava. Così mandavo in stampa delle copie e  le spedivo personalmente alle persone che ne facevano richiesta e nel frattempo organizzavo delle presentazioni in giro per l’Italia con l’aiuto di amici e conoscenti.

Nel 2017 è uscito il mio secondo libro Dove ti trovo? e ho continuato allo stesso modo fino all’arrivo della mia casa editrice: la New Book Edizioni, che ha creduto in me e nel mio progetto fino alla pubblicazione del capitolo conclusivo della saga uscito ad aprile Io ti voglio felice.

Posso dire che i social hanno giocato un ruolo fondamentale nella diffusione del mio hashatag #passidimia perché è stato proprio grazie alle condivisioni di foto e frasi estratte dei miei romanzi che è nato tutto quello che sto vivendo oggi. E’ stato un percorso graduale, fatto di tanto lavoro, passione e sacrifici perché è come investire continuamente su sé stessi nella speranza che ciò che fai arrivi alle persone e che qualcuno si accorga di te.

Agli autori emergenti consiglio di provare ogni strada possibile, che sia quella dell’invio del manoscritto alle diverse case editrici, che sia la partecipazione ai concorsi letterari o che sia utilizzare le varie piattaforme online che permettono l’auto-pubblicazione. Con la motivazione e la determinazione giusta, tutto arriva. Io non ho mai smesso di credere che il mio sogno impossibile potesse diventare possibile e prendere realmente forma così come immaginavo”. 

Domanda impertinente. Il titolo del tuo ultimo libro suona come un augurio: “Io ti voglio felice”. E tu, sei felice ora?

“Il titolo del mio ultimo libro in realtà è un augurio, credo il più bello da fare a noi stessi o a chi amiamo. E io adesso sì, sono felice. Potrei argomentare con tanti perché questa risposta ma ne scelgo solo uno.Sono felice perché faccio tutto ciò che amo circondata da tante persone che amo. Mi basta questo e mi basto io”. 

A cura di
Ilaria Iannuzzi
Foto di copertina
Silvia Consiglio

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Ilaria Iannuzzi

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