Road to Indie Pride: Cimini e il suo concetto di amore universale
Il week end dell’Indie Pride a Bologna è ormai alle porte e il nostro viaggio come media partner di questo evento importantissimo continua alla scoperta degli artisti che in questi anni, attraverso la loro musica, hanno contribuito in maniera attiva, schierandosi e lottando per i diritti di tutti contro ogni forma di omotransfobia, bullismo e sessismo.
Tra questi, una nostra amata conoscenza: Cimini.
Federico è un cantautore calabrese che ha mosso i suoi primi passi nella musica partendo proprio da Bologna, la città in cui artisticamente parlando è cresciuto e all’interno della quale è riuscito a dar vita al suo progetto musicale diventando uno degli artisti dell’etichetta discografica Garrincha Dischi e senza dubbio anche uno dei nomi più importanti della scena indie – pop italiana.
Dopo il grande successo del suo album Ancora Meglio nel 2018, Cimini ha continuato a portare in giro la sua musica senza mai fermarsi. E se non avete mai assistito ad un suo live, vi assicuro che è da inserire nella lista delle cose da fare nella vita perché i suoi concerti hanno una caratteristica che è difficile trovare altrove: non c’è nessun confine tra il palco ed il pubblico e ogni tappa del tour è una festa tra amici.
Ed è sempre un piacere scambiare quattro chiacchiere con lui….
Sei stato uno degli ospiti dell’Indie Pride, quali sono i ricordi legati alla tua partecipazione alla manifestazione?
Mi sono divertito molto, c’era un ambiente amichevole, è stato un prototipo di quello che vorrei dalla società di tutti i giorni.
Da quel giorno ad oggi che ormai mancano pochi giorni all’edizione 2019 secondo te ci sono stati dei cambiamenti concreti sia a livello politico che sociale?
A dire il vero io credo che da un bel po’ di tempo si notano dei cambiamenti positivi riguardo al discorso delle “differenze”, perché sono i tempi stessi che stanno cambiando. Il problema è rappresentato dalla voce arrogante di poche persone che riescono a infondere dubbi e paure e che, a volte, riescono persino a conquistare le masse: quindi è necessario continuare a manifestare, per far capire che siamo di più, anche se parliamo a bassa voce.
Cosa si potrebbe fare per diffondere e portare avanti i valori che manifestazioni come Indie Pride promuovono?
Insegnare nelle scuole il concetto di amore universale.
Quant’è importante la musica per combattere parte dell’ignoranza che purtroppo è ancora molto viva e presente su questi temi? E in che modo nel tuo piccolo riesci a dare il tuo contributo sia a livello personale che artistico?
Io non so cosa può fare la musica. La musica non può e non deve cambiare il mondo, però è un rifugio dell’animo umano per i momenti belli e quelli brutti, è una specie di coscienza, è in grado di far ridere o piangere. Io spero solo che possa scavare nei dubbi delle persone e liberargli la mente, forse così si può avere una visione più lucida e meno frustrata della vita. Io nel mio piccolo non faccio niente, non credo nelle differenze di genere, di razza o di classe, quindi vivo la mia vita sotto questa ottica e sto bene così. A livello artistico è giusto dare il proprio contributo e sono felice di esserci.
Indie Pride è appunto definito “indie”, poiché Indipendente e ad oggi questa parola sembra racchiudere un numero ormai indefinito di artisti, sia emergenti che non. Ma secondo te a livello musicale cosa può essere definito Indie?
L’Indie è un’etichetta che viene data per categorizzare un certo gruppo di artisti. E’ il pubblico stesso a definirlo, oppure i ragazzi che fanno le playlist su Spotify. Io ho sempre scritto canzoni liberamente, al di là del genere o del contenitore in cui mi sono ritrovato, forse è questo che fa di me un artista indipendente. Molti altri artisti scrivono invece canzoni seguendo delle “regole” di armonia e di testo proprio per entrare in questo contenitore e farne parte: tutto non fa di loro artisti indipendenti.
A cura di
Claudia Venuti