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Dal 10 ottobre è di nuovo possibile incontrare i protagonisti delle Cronache di Palazzo di Lava, la trilogia dark fantasy – con un pizzico di romance – di Laura Seegard edita dalla casa editrice Acheron. L’esule dei vulcani arriva a tre anni dall’uscita del primo volume, Il principe dei Vulcani, ripagando enormemente l’attesa.

La scrittura di Laura è coinvolgente e rende il libro magnetico e avvincente, anche grazi ai colpi di scena che arrivano già nei primi capitoli. Se i personaggi, con qualche aggiunta che ho amato, sono quelli a cui ci eravamo affezionati già in precedenza le ambientazioni cambiano invece drasticamente e con loro anche il tono. Questo secondo romanzo ci porta fuori dai palazzi, dagli intrighi di corte e dai giochi politici, verso l’esterno e nuove terre inesplorate.

Il dinamismo del racconto è quindi totalmente differente, così come i rapporti che – involvendosi ed evolvendosi – cambiano forma pagina dopo pagina. Nonostante gli eventi siano in parte meno traumatici rispetto al libro precedente e i protagonisti meno statici, ho trovato la loro capacità introspettiva e il carico emotivo di gran lunga maggiori.

Tutti, infatti, si trovano a dover affrontare verità nascoste e incontri inaspettati che stravolgono completamente il corso della loro vita – e della storia. E il passato? Il passato rimane in agguato, pronto a minacciarli e a mettere in dubbio il motivo per cui lo rifuggono.

Ogni fuga costringeva a un ritorno, presto o tardi. Era arrivata l’ora di affrontare il suo.

Come tutti i fantasy che si rispettino L’esule dei vulcani porta con sé un ventaglio di tematiche che, anche se inespresse, arricchiscono la storia.

Una di queste è sicuramente la famiglia. Non come nido sicuro, ma come marasma di legami e costrizioni. Quello che tradizionalmente è ritenuto un luogo accogliente, in cui crescere spesso si trasforma in un legame imposto capace di perseguitarci e farci soffrire.

Gli esempi sono innumerevoli, soprattutto quelli fraterni. Nei due romanzi abbiamo ad esempio visto la codipendenza tra Gemma e Gregorio. Nonostante l’affetto sincero tra i due, il rapporto crea un costante senso di inferiorità nella sorella. Così come Valerio e Saetta, le loro dinamiche sono sempre tese e spesso violente.

Riuscire a sganciarsi da questi meccanismi – fisicamente e mentalmente – e fuggire, tradire la propria famiglia diventa quindi un atto di coraggio e liberazione.

Era come il ritorno a una casa che non aveva mai saputo di avere.

L’altro è la bellezza. Se ne parla spesso, ma quasi sempre con accezione negativa. Quella di Amata Regis è una bellezza che ha “qualcosa di inevitabile e ricorsivo“. Una maledizione e un mezzo per accrescere il potere della famiglia. Il suo corpo non è solo oggettificato, ma anche strumentalizzato dal padre che arriva a venderne i baci.

Abbiamo poi personaggi che la nascondono, che non la riconoscono e altri che, forse, la rifiutano. In un mondo che fa dell’estetica un valore, spesso associato alle protagoniste delle storie che leggiamo, Laura va quindi controcorrente. Le donne e le ragazze che racconta rappresentano un modello non conforme, non solo per la loro fisicità ma anche per il modo in cui la percepiscono.

L’esule dei Vulcani riconferma e accresce tutto l’entusiasmo causato dal primo romanzo e, ora, non ci resta che aspettare con ansia la conclusione della saga. E se voi non lo avete già fatto è arrivato il momento di camminare tra i corridoi di Palazzo di Lava, non ve ne pentirete.

a cura di
Andrea Romeo

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