Paternal Leave è l’opera prima di Alissa Jung. Nel cast il marito Luca Marinelli e la giovanissima Juli Grabenhenrich. Il film, presentato alla Berlinale, verrà distribuito al cinema da Vision Distribution il 15 maggio.
Scegliere un film come Paternal Leave come opera prima da dirigere non è affatto facile. Questa difficoltà non deriva da eventuali problematiche tecniche o di budget causate dalla scelta di un film che richiede effetti speciali. Il difficile di questo film risiede nella scrittura. Paternal Leave è un racconto che richiede, per non scadere nel melenso e nel retorico, una sincerità e una schiettezza non alla portata di tutti, unita da dei protagonisti quanto più sfaccettati e tridimensionali possibili.
Trama
Leo (Juli Grabenhenrich) è una giovane adolescente tedesca che non ha mai conosciuto suo padre. Un giorno, grazie ad un video su YouTube mostrato dalla madre, scopre che suo papà è Paolo (Luca Marinelli), un surfista italiano. Di Nascosto dalla madre, la ragazza partirà verso la riviera romagnola con l’intenzione di intervistare il padre, per cercare di conoscere quella figura che non ha mai avuto nella sua vita e comprendere i motivi per la quale ha deciso di abbandonarla.

Aspetti tecnici del film
Per essere un’opera prima, Alissa Jung ha fatto un grandissimo lavoro. Il film ha delle belle riprese e una più che buona fotografia, senza giri di macchina assurdi, ma perfettamente piazzata e funzionale al racconto mostrato.
La regista prende la decisione, più che particolare, di lasciare il film senza colonna sonora, tranne che per le canzoni che i personaggi ascoltano nelle cuffie o in radio. Questa scelta esalta al massimo, da un punto di vista espressivo, il non-rapporto padre-figlia del film, composto da lunghi silenzi e pause, cose non dette ed emozioni non espresse.
Personaggi
Come accennato ad inizio articolo, le più grandi difficoltà stavano nel modo di trattare la tematica scelta e nella scrittura del personaggi. Alissa Jung in questo si è rivelata già una maestra. Tutti i personaggi, non solo Leo e Paolo, sono magnificamente scritti e diretti.
Leo è una ragazza che ha intrapreso questo viaggio quasi per impulso, con solamente un quaderno pieno di domande da fare al padre. Si ritroverà davanti ad una lotta interiore non indifferente, piena di rabbia e cinismo per l’abbandono subito, ma allo stesso tempo in cerca della più piccola forma di affetto o di conferma del fatto che il padre le voglia bene e abbia anche solo pensato qualche volta a lei.
Paolo invece è una persona che molto banalmente “non ce la fa”. Non è una persona egoista perché cattiva e menefreghista, ma perché è profondamente codarda, insicura e incapace di gestire determinate dinamiche e situazioni. Nel corso del film questa difficoltà sociale del personaggio di Marinelli non verrà mostrata solamente nei confronti di Leo.
Molto interessante il personaggio di Edoardo (Arturo Gabbriellini), ragazzo con cui la protagonista instaurerà un legame e che ha a sua volta un brutto rapporto con il proprio padre.

Recitazione
Ovviamente un personaggio rende al meglio non solo grazie alla scrittura ma anche grazie alla recitazione del suo interprete. Paternal Leave da questo punto di vista offre un livello molto alto. Luca Marinelli, non c’è ormai bisogno di dirlo, si conferma una certezza, mastodontico come sempre.
A lasciare veramente stupiti e a bocca aperta però è la prova attoriale di Juli Grabenhenrich. Alla sua prima prova da attrice e soprattutto così giovane, non è solo riuscita ad offrire una recitazione di altissimo livello, ma anche a tenere il ritmo di un mostro sacro come Marinelli.
Due sconosciuti
Il punto più forte del film resta però il modo in cui è stata trattata la tematica principale. In questo genere di film, diventa fin troppo facile essere stucchevoli ed esageratamente positivi nella soluzione finale. Paternal Leave non lo dà per scontato. Il rapporto tra Leo e Paolo potrebbe sì migliorare, ma come potrebbe anche rimanere invariato o addirittura peggiorare.
L’abbandono di un genitore è un trauma interiore spesso troppo grosso. Avverti la mancanza di una figura senza neanche sapere cosa questa persona possa rappresentare. Vivi circondato da famiglie tradizionali e ti chiedi se non sia proprio tu la causa di questo abbandono.
Ritrovarsi davanti un genitore dopo così tanti anni equivale a scalare un muro fatto di silenzi, imbarazzi ed emozioni bloccate. Ti confronti con un perfetto sconosciuto, che ti porta a volergli bene interiormente quasi come obbligo, dovuto al legame di sangue che vi unisce.

Paternal Leave, e più nel dettaglio il personaggio di Leo, mostrano esattamente questo. La necessità di scoprire e conoscere una parte importante di te, con la consapevolezza di tutte le difficoltà che si possono presentare e con il possibile rammarico di non vedere cambiare nulla.
In conclusione
Non ci sono motivi validi per non vedere questo film. Funziona in tutto, ed è incredibile se si tiene conto del fatto che è un’opera prima con anche una prima prova attoriale. Paternal Leave vi emozionerà, arrabbiare e porre delle domande.
a cura di
Andrea Rizzuto
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