“I maestri di tuina”, la cecità che rende liberi spiritualmente raccontata da Bi Feiyu

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I maestri di tuina è uno dei romanzi più significativi della lunga carriera dello scrittore cinese contemporaneo Bi Feiyu. Vincitore del premio Mao Dun nel 2011, il principale riconoscimento letterario in Cina, il lungo racconto ha ottenuto grande riconoscimento a livello internazionale arrivando ad essere tradotto in molteplici lingue, tra cui l’italiano

Leggero e commuovente, I maestri di tuina trasuda di tematiche importanti dalle quali si possono cogliere spunti interessanti di riflessione personale. L’autore sviscera con enorme maestria il concetto di bellezza e le sue sfumature, l’amore e la cecità, vista non come malattia altamente invalidante, ma come una condizione accettata e superata. Le lunghe descrizioni contenute nel romanzo non sono solo esteticamente piacevoli, bensì necessarie al fine di far comprendere al lettore gli spazi rappresentati nel romanzo. Ogni oggetto toccato dai protagonisti è etichettato in base alla consistenza, alla grandezza e allo spessore e mai al colore. Essendo i personaggi contenuti nel racconto non vedenti, l’estetica non va a condizionare il fascino di cose o persone.

I maestri dei I maestri di tuina riescono a sentire con profonda sensibilità quello che i vedenti, per assurdo, non riescono ad osservare perché assuefatti dalla superficialità. Il centro massaggi tuina di Nanchino diventa il luogo dove le speranze, i desideri d’indipendenza e le delicate storie d’amore s’intrecciano per ricreare una trama piuttosto semplice, ma che racconta la complessità della Cina contemporanea attraverso i gesti e la quotidianità di chi vive il mondo senza poterlo vedere. La sottile vena umoristica contenuta nel romanzo permette all’autore di non soffermarsi troppo sulla cecità dei suoi protagonisti, che vengono descritti come persone comuni e senza alcuna forma di compassione o pietà.

Il desiderio di voler vivere nella normalità oltrepassando la cecità 

I maestri di tuina è un romanzo corale dove vengono raccontate le vicissitudini di un gruppo di ciechi esperti di “massaggio tuina”. Questa manipolazione del corpo, così particolare, viene eseguita da uno dei migliori dottori di Nanchino: il dottor Wang, che colpito dalla repentina crescita economica del Paese, fantastica sul suo futuro come proprietario di un centro massaggi. Nel salone è presente anche una ragazza cieca dalla nascita, la dottoressa Xiao Kong, che dopo aver interrotto bruscamente la propria carriera da pianista decide di diventare massaggiatrice nel centro. Tra i due dottori nasce una relazione amorosa dolcissima ma piena di insidie che riescono, in parte, a superare arrivando all’indipendenza economica e affettiva.

Nello stesso centro subentra un nuovo massaggiatore, un ragazzo Xiao Ma dal pesante accento del Nord che viene deriso dai colleghi ogni volta che prova ad esprimersi. Questo ragazzo, di poco più che vent’anni, ha perso la vista in un incidente d’auto a nove anni, e da quel momento in poi la sua esistenza è segnata da profondo dolore e tristezza. Di lui si invaghisce la neoassunta massaggiatrice che cerca di confortarlo nel suo perenne buio. Ad amministrare il centro vi è il direttore Sha Fuming, cieco anche lui ma da sempre ossessionato dal denaro e vittima della propria condizione subordinata ai vedenti. La sua costante angoscia sociale lo sprona ad abusare di farmaci che lo condurranno ad una morte sofferta.

“Ma chi è quel Sha Fuming che ora giace là dentro e che vive tutti i giorni insieme a loro?, continua a chiedersi perplesso il dottor Wang. Impossibile che la sua malattia sia esplosa così all’improvviso, chissà da quanto tempo la covava, ma nessuno ne aveva avuto il minimo sentore. Nessuno sa niente di lui. Sha Fuming è un vuoto che vive accanto a loro, un vuoto che parla, respira, che si è svuotato da solo per poter meglio annullare sé stesso.”

La cecità per affrontare il mondo con ”occhi diversi”

Bi Feiyu, insieme allo scrittore contemporaneo cinese Yan Lianke, è uno degli autori esponenti della corrente letteraria definita: “pragmatismo spirituale” o “mitorealismo”. Questo genere letterario punta ad unire un’attenta presa di coscienza della realtà, senza però mettere in secondo piano la spiritualità. L’intento dell’autore è, quindi, quello di portare i lettori a riflettere sul vuoto valoriale venutosi a creare nella società cinese odierna. Esempio perfetto di questa mancanza interiore è il dottor Sha Fuming condannato a sopportare le criticità di una società sempre più materialistica. La sua incapacità di potersi relazionare con gli altri in un rapporto paritario a causa della sua ossessione per la propria cecità, lo rende vittima delle sue stesse mani.

A differenza degli altri protagonisti, che, nonostante tutte le difficoltà riescono ad anteporre al marcio della società l’amore e i valori simbolici accettando la cecità e promuovendo solidarietà, Sha Fuming collassa annientandosi con le sue stesse mani. Mediante il tema della cecità non solo si interiorizza la triste condizione di solitudine dell’individuo in una Cina profondamente cambiata, ma è anche il perfetto espediente per illustrare il classico soggetto vittima del potere delle istituzioni. Bi Feiyu invita il lettore con la sua scrittura pacata a guardare il mondo con “occhi diversi” ed affrontare la vita con serenità elogiando sempre l’affetto reciproco.

I maestri di tuina, copertina di Sellerio editore
Una pratica molto antica

Bi Feiyu introduce con il suo romanzo il massaggio tuina, la cui storia è particolarmente lunga, e fa parte di tutte le altre pratiche promosse dalla Medicina Tradizionale Cinese. Il termine tuina deriva dalla parola 推 (tui) che significa “spingere” e 拿 (na) “afferrare” e risale alla dinastia Ming (1368-1644). Nonostante si possa ritenere il tuina come semplice massaggio rilassante, in realtà si basa sull’equilibrio energetico del corpo. Attraverso una sequenza specifica di dieci manipolazioni è possibile “liberare” il flusso sanguigno e l’energia anche chiamata Qi, nei punti dove involontariamente ristagnano. La diffusione del tuina, che prima della dinastia Ming si chiamava 按 (an) “premere” e 摩 (mo) “strofinare” fu tale che attraversò stati e arrivò, durante la dinastia cinese Sui (581-618), anche in Corea e Giappone dove diede origine allo shiatsu.

La manipolazione del tuina è gentile ma vigorosa per permettere un’azione efficace. Il tuina, a differenza dello shiatsu più statico, prevede l’uso a 360 gradi di braccia e mani. La gradazione della forza varia a seconda del paziente, del suo dolore e di altri aspetti legati all’emotività. Il tuina non promette di opporsi o di sostituire le cure promosse da medici specializzati, ma aiuta ad alleviare sintomi più generici quali cefalea o dolori lombari.  Molto simile all’agopuntura, essendo basati sugli stessi principi di armonia interiore, al posto degli aghi si usano le mani, e data la gestualità spiccata dei non vedenti nel compensare la vista con il tatto, i dottori tuina erano per lo più ciechi.

a cura di
Elisa Manzini

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