“G20”: Viola Davis è la Presidente degli Stati Uniti nel nuovo film di Patricia Riggen, in arrivo su Prime Video domani, 10 aprile.
Il cinema d’azione ha sempre privilegiato protagonisti maschili, spesso eroi solitari pronti a combattere senza esitazioni, armati fino ai denti e privi di ogni forma di vulnerabilità emotiva. G20, il nuovo action-thriller diretto da Patricia Riggen, sovverte questa tradizione con una protagonista insolita per il genere: Danielle Sutton, Presidente degli Stati Uniti, interpretata da una magnetica Viola Davis.
Un’eroina che si muove in un contesto carico di tensione politica e che incarna un’idea di potere diversa, più complessa e più umana.
Se la trama rientra nei canoni del genere, la narrazione e la costruzione del personaggio si distinguono per una cura del dettaglio che rivela la mano di una regista attenta non solo all’azione, ma anche alla profondità emotiva della protagonista.
La trama
Durante il vertice del G20, in Sudafrica, un gruppo di terroristi prende d’assalto la sede dell’incontro, mettendo in ostaggio i leader mondiali con l’obiettivo di portare avanti un piano che potrebbe avere conseguenze catastrofiche a livello globale.
Tra i prigionieri c’è anche la Presidente degli Stati Uniti, Danielle Sutton (Viola Davis). Intrappolata in una situazione critica, la donna sarà costretta a lottare per la propria vita e per la sicurezza del mondo intero. Mentre le comunicazioni con l’esterno si fanno sempre più difficili e la tensione aumenta, Sutton si dimostra più di una semplice figura politica.

L’anti-rambo
Come anticipato, Danielle Sutton si discosta nettamente dall’archetipo dell’eroe d’azione. La sua leadership non si fonda sull’infallibilità o sulla freddezza emotiva, ma sulla complessità, la vulnerabilità e – soprattutto – sulla consapevolezza della propria fallibilità, elemento che contribuisce a renderla più umana e realistica.
Uno degli aspetti più interessanti del personaggio è l’equilibrio tra vita privata e ruolo istituzionale. Sutton è, sì, la Presidente degli Stati Uniti, ma anche una madre e una moglie, e questi ruoli non vengono mai messi da parte o sacrificati. Al contrario, sono parte integrante della sua forza, in aperta opposizione alla narrazione dominante che impone alle donne al potere di scegliere tra carriera e vita personale.
Sutton affronta le sfide senza mai rinunciare alla sua umanità, cercando quell’equilibrio che spesso il potere nega alle donne nei ruoli di comando. La sua determinazione nasce non solo dal dovere, ma anche dalla volontà di proteggere ciò che ama.
In un genere popolato da eroi solitari e invincibili come Rambo, Danielle Sutton offre un’alternativa credibile e innovativa: non una combattente indistruttibile, ma una leader lucida, strategica e profondamente umana.
Elemento visivo
Uno degli elementi più simbolici nella caratterizzazione di Danielle Sutton è la scelta delle sue scarpe. In un film d’azione tradizionalmente influenzato dal male gaze, ci si potrebbe aspettare tacchi alti o scarpe eleganti, più adatte a un ruolo istituzionale. Tuttavia, Sutton si presenta al G20 con un paio di scarpe da ginnastica, una scelta che non è affatto casuale.
Le sneakers, infatti, diventano un elemento funzionale alla narrazione e all’azione, una deviazione significativa dai cliché del genere. Nei film d’azione tradizionali, i personaggi femminili spesso si ritrovano a combattere in abiti stretti e tacchi a spillo, un espediente che risponde più a una visione estetica maschile (male gaze) che a una logica funzionale.
G20 si distanzia da questo approccio, scegliendo invece un look che esprime praticità e realismo. Questo dettaglio sottolinea non solo la credibilità della protagonista, ma anche la presenza di una regia femminile che, attraverso il female gaze, opta per una leadership che valorizza la funzionalità e l’autenticità.
Un buon film che arricchisce il genere senza rivoluzionarlo
Nonostante G20 non rivoluzioni il cinema d’azione, riesce comunque ad arricchirlo. La trama segue schemi noti, ma la regia attenta di Patricia Riggen e la costruzione della protagonista offrono un punto di vista fresco. Il film intrattiene con efficacia, pur introducendo spunti di riflessione sul potere e sulle sue diverse forme.
Riggen cura ogni dettaglio, bilanciando bene tensione e azione. Nonostante l’assenza di colpi di scena memorabili, il ritmo resta solido e coinvolgente. In un ruolo inedito per la sua carriera, Viola Davis restituisce profondità a una figura fuori dagli schemi, portando in scena una leader credibile e complessa.
Conclusoni
In definitiva, G20 è un buon prodotto, che diverte senza essere banale. Non eccezionale, ma originale nella sua scelta di una protagonista insolita (e diciamolo, decisamente fantasy: una donna nera Presidente degli Stati Uniti). In un genere dominato da eroi muscolari e invincibili, è già qualcosa.
a cura di
Francesca D’Orta
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