La guerra dei Rohirrim è un film d’animazione del 2024 capace di unire il fascino dell’universo creato dalla penna di J.R.R Tolkien alla magia dell’animazione giapponese. Attenzione contiene spoiler
La guerra dei Rohirrim, nuovo capitolo dedicato alla saga tolkeniana, racconta una storia inedita che non era ancora stata portata sullo schermo. Philippa Boyens e Peter Jackson tornano nella Terra di Mezzo in veste di produttori, mentre la regia è affidata a Kenji Kamiyama (Ghost in the Shell).
Una protagonista senza nome
Non cercate storie su di lei negli antichi canti… non ve ne sono
Il film prende le basi da alcune vicende narrate da J. R. R Tolkien in una delle appendici del Signore degli Anelli. La Guerra dei Rohirrim racconta, infatti, la storia del re Helm Mandimartello, e la sua lotta per difendere il regno di Rohan dall’invasione dei Dunlandiani, durante quello che è conosciuto come il Lungo Inverno. Quello che fa questo film, però, è narrare la storia da un punto di vista tutto nuovo dando voce a un personaggio che nel mondo di Tolkien era talmente marginale da non avere neppure un nome. La protagonista indiscussa della storia è infatti Héra, principessa di Rohan e unica figlia di Helm.
Il carattere indomito della protagonista appare chiaro fin dalle prime battute del film, pronunciate da Miranda Otto (doppiata da Ilaria Stagni) , iconica Éowyn nella saga di Peter Jackson, a cui è affidato il ruolo di narratrice
Her name was Hera, the only daughter of Helm. “Wild,” some called her. “Headstrong and Free.”
Il suo nome era Héra, unica figlia di Helm. “Selvaggia” la chiamavano alcuni. “Testarda e libera”.
Il racconto è ambientato circa 200 anni prima degli eventi narrati ne Il Signore degli anelli e racconta come la corona di Rohan sia passata a Fréaláf Hildeson che ha dato inizio alla seconda linea della casa di Eorl (da lui discenderà poi Theoden).
Il conflitto, come spesso accade nei racconti di questo tipo, scaturisce dal rifiuto di una proposta di matrimonio. Freca, signore dei Dunlandiani, vuole che suo figlio Wulf prenda in sposa Héra per sancire un’alleanza e rafforzare il potere della sua gente. Il rifiuto di Helm e la conseguente morte in duello di Freca scateneranno le ire del giovane Wulf che se ne andrà giurando che avrà la sua vendetta.
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“I am no man”
La guerra dei Rohirrim mette in scena una battaglia epica ma allo stesso tempo intima. Da una parte c’è il racconto di una guerra tra due fazioni, dall’altra viene narrata una battaglia interiore. Kenji Kamiyama ci racconta il percorso di crescita di Héra, un viaggio emotivo in cui, secondo me, molte ragazze possono rivedersi.
Lei è una ribelle, un’anticonformista una donna disposta a lottare per difendere i propri ideali e la propria terra. Nonostante veda morire i suoi cari, uno dopo l’altro, non perde la voglia di combattere ma si farà carico, sulle sue spalle, delle responsabilità che, in altre circostanze, sarebbero toccate ai suoi familiari. È una donna che non ha paura di far sentire la sua voce in mondo dominato dagli uomini, disposta a tutto pur di raggiungere i suoi obiettivi.
Anche la scelta di affidare il ruolo di narratrice di questa storia a Miranda Otto si è rivelata vincente. Éowyn ed Héra in qualche modo sono simili: vogliono combattere e scrivere da sole il loro destino. “I am no man” è una frase perfetta per descrivere entrambe le donne e per creare una continuità tra passato e futuro.
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La continuità con Il signore degli anelli
Non mancano poi i riferimenti alla pellicola cinematografica. Quando Fréaláf, indossando l’armatura di Helm, arriva a dare manforte durante l’assedio del Trombatorrione gli spettatori hanno subito pensato a quando ne Le due Torri, Éomer scende quella stessa montagna. A me sono venute le lacrime agli occhi.
Ho apprezzato anche le scelte che sono state fatte nel finale per spiegare come Fréaláf sia salito al trono. Héra è stata coerente con se stessa fino alla fine e la sua storia, secondo me, non poteva concludersi in modo migliore.
I fondali di Kamiyama sembrano essere dei dipinti ed evocano alla perfezione i paesaggi neozelandesi che siamo abituati ad associare ad Arda. Le animazioni a tratti incespicano e sono poco fluide eppure questo, secondo me, non va a intaccare il risultato finale.
La guerra dei Rohirrim è in grado di restituire agli spettatori l’epicità e la magia che contraddistinguono l’opera dello scrittore britannico.
Per quanto mi riguarda (e qui i puristi di Tolkien non saranno d’accordo) la guerra dei Rohirrim è un film da non perdere. Perché in un mondo dominato dagli uomini, finalmente, anche una ragazza senza nome ha avuto l’opportunità di raccontare la sua storia.
a cura di
Laura Losi
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