DAMON ARABSOLGAR si racconta in un’intervista
“Whale Fall” o “La Caduta della Balena” è il primo disco solista di Damon Arabsolgar, fuori su tutte le piattaforme digitali da venerdì 11 ottobre 2024.
Quello di Damon Arabsolgar è un progetto che si assorbe lentamente, a cui non basta un ascolto e che probabilmente ad alcuni non piacerà. E noi abbiamo voluto capirlo meglio a tutti i costi.
1. Che cosa ti affascina di più del fenomeno della caduta della balena? In che modo ti rappresenta a tal punto da essere il titolo del tuo primo disco?
E’ un’immagine che ho avuto tanti anni fa, stavo passando un periodo di grande depressione in cui mi sentivo completamente ovattato, sott’acqua, come schiacciato sul fondale da una grande massa di acqua.
Era il 2016, avevo finito l’università e avevo preso la decisione di fare musica a tempo pieno ma non avevo assolutamente idea di come questa cosa potesse succedere, non conoscevo nessuna persona intorno a me che avesse mai fatto un percorso del genere e nessuno che potesse aiutarmi a capire cosa fare. Vivevo in provincia, ero disoccupato, avevo grandissimi sogni che però erano da tutt’altra parte rispetto alla mia vita in quel periodo e il contrasto era insopportabile.
Sognavo che succedesse qualcosa che mi cambiasse la vita e cosa poteva descriverlo meglio dell’immagine di un enorme cetaceo che scende dal cielo? “La Caduta della Balena” è il fenomeno in cui un cetaceo di grandi dimensioni, morendo, scende lentamente a testa in giù. Adagiandosi in una dorsale medio-oceanica, il punto più profondo della terra. Lì giace, dove le temperature sono abbastanza basse da conservarne la carcassa per molti anni.
2. Con i Mombao hai partecipato ad X-Factor, contesto dove forse molti hanno potuto conoscerti per la prima volta. Hai mai valutato X-Factor anche per il tuo progetto solista? E che cosa cambierebbe, rispetto ai Mombao?
In realtà la partecipazione ad Xfactor con il mio progetto solista era stata presa in considerazione precedentemente ai Mombao, sentivo però che i tempi per il quel progetto non erano maturi, inoltre subito dopo quegli anni di quarantena, un progetto come Mombao era già una risposta forte e decisa riguardo ai temi del corpo, della collettività, del ballo e della ritualità.
E’ stato un gesto che ha avuto, per me, una valenza anche in qualche modo politica. Ovviamente i programmi televisivi sono dei grandi amplificatori ma anche dei grandi filtri, per cui parte del discorso che avevamo portato (la scelta di canzoni che parlavano del rapporto fra culture diverse, macchine, piante e animali e spiritualità) è stato molto edulcorato.
Sono però molto felice che “La Cura” di Battiato come unica cover abbia permesso di esplorare e far emergere un lato più raccolto a cui sono molto legate. Se ci fate bene caso l’inizio della cover dei Mombao è stato preso in prestito da “Wild Salty Herbs” del mio disco solista, invece lo strumentale attinge da “Nils”. Entrambi i brani infatti erano già stati scritti ed erano ovviamente ancora inediti.
3. Questo disco, Whale Fall, ha quasi dieci anni di gestazione, e qui notiamo anche una stratificazione di periodo, a partire dall’utilizzo dell’italiano e dell’inglese. Come mai ci hai messo così tanto tempo?
Il disco ha avuto una gestazione molto variegata. È iniziato con l’intenzione di ridurre il tempo tra l’idea iniziale, la registrazione, la produzione e il mixaggio. Così, alcuni brani sono nati, maturati e completati in un unico flusso, in pochi giorni da solo a casa.
Altre tracce, invece, sono rimaste nel mio computer per otto anni; avevo bisogno di tempi lunghi per accettare che andassero bene così, con tutti i loro difetti e imperfezioni. Le altre canzoni del disco sono state prodotte insieme a Giacomo Carlone, al Supermoon studio, e il nostro approccio è cambiato nel tempo. Inizialmente non avevo affatto intenzione di aggiungere strumenti oltre alla voce, pianoforte ed elettronica, ma alla fine ci siamo lasciati un po’ prendere la mano!
Il disco è un mix di inglese e italiano. Da molti anni scrivo canzoni in entrambe le lingue e credo che sia finalmente il momento giusto per accogliere questa fusione senza pregiudizi. Tuttavia, l’industria musicale fatica ancora ad adattarsi, mentre gli ascoltatori passano facilmente da una lingua all’altra. Durante i miei concerti, il pubblico canta in entrambe le lingue, e non ho mai ricevuto feedback negativi sull’uso di entrambe, se non da alcune etichette che sembrano ancora legate a idee superate.
4. E in che senso le canzoni di questo disco “nascono come gesti quasi involontari”?
Dopo aver scritto una nuova canzone, mi sento esausto ma incredibilmente felice, pervaso da un profondo senso di gratitudine verso l’universo che mi circonda. Per giorni continuo a cantare ininterrottamente questa mia “figlia” appena nata, che sembra già parlarmi, comunicandomi messaggi che non riesco a comprendere e che mi spaventano.
Queste nascite però mi creano anche uno strano senso di inquietudine, la paura nasce dal fatto che le canzoni, in fondo, sono come veggenti: anticipano il futuro e danno voce a parti di me così profonde che a volte fatico ad accettarle. Spesso le riconosco solo anni dopo, quando il tempo ha finalmente dato un senso a quelle emozioni.
Sono involontari perchè a volte è come leggere una pagina di un diario già scritto, le cui parole però sono sfocate e hanno bisogno solo di tempo e cura per metterle a fuoco, a volte mi sembra solo di poter leggere qualcosa che mi viene regalato.
5. Porterai Whale Fall anche in tour?
Assolutamente si, come potete immaginare l’aspetto live è per me fondamentale, così ho deciso di chiamare Giacomo Carlone (Angelica, Laila Al Habash, Egokid, PLZ, Dadasutra, Abe e tanti altri) e Arturo Zanaica, in arte Elazar. Due amici strettissimi nonchè artisti di grandissimo talento e che stimo molto. Un anno fa siamo andati nelle Dolomiti, al Villaggio Eni di Borca di Cadore e abbiamo cominciato a dare vita alle canzoni. E’ stato un periodo meraviglioso, i ragazzi di Dolomiti Contemporanee e progetto Borca ci hanno lasciato a disposizione una sorta di chiesetta di pietra nel bosco e lì, piano piano, abbiamo lavorato come una band, è stata un’emozione grandissima.
Le prime date le abbiamo fatte a Milano, presto usciranno le altre!
a cura di
Staff
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