Di Caterino e Pieranunzi: intervista a tu per tu

Di Caterino e Pieranunzi: intervista a tu per tu
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Può un disco unire due generazioni a prima vista molto diverse tra loro, con l’intento comune di fare ottima musica, senza barriere anagrafiche?

La risposta positiva ce la fornisce HEROES, capolavoro jazz di ALDO DI CATERINO ENSEMBLE & ENRICO PIERANUNZI recentemente pubblicato dalla sempre attenta ABEAT RECORDS. In questo lavoro di altissima qualità, giovani talenti jazz dialogano con un mostro sacro del pianismo internazionale, attraverso un linguaggio universale fatto di note e melodie.

Noi di THE SOUDNCHECK abbiamo messo a confronto il giovane DI CATERINO e il veterano PIERANUNZI per capirne i punti in comune e le differenze, oltre a quelle anagrafiche.

Jazz: cosa rappresenta per te?

ALDO: Jazz è un termine assai complesso che nel corso del tempo ha assunto significati differenti. Jazz è qualcosa che cambia forma continuamente mantenendo sempre un significato chiaro. Per me oggi il jazz è un approccio a tutto ciò che interessa la mia vita musicale, un modo di reinterpretare la realtà per esprimerla attraverso la musica.

ENRICO: La libertá, la possibilitá di esprimersi e raccontarsi. Un gioco che ti fa scoprire e dire quello che non sai. E magari capire un po’ di quello che sei.

Tecnica o creatività: cosa preferisci e come i due elementi convivono?

ALDO: Ritengo che la tecnica e il virtuosismo siano strumenti (non sempre da utilizzare) per servire il nostro processo creativo. Un’emozione che diventa idea creativa che attraverso il nostro strumento viene trasmessa all’ascoltatore che, quasi per magia, torna ad essere un’emozione!

ENRICO: La tecnica è una conseguenza e uno strumento della creativitá. E’ la realizzazione fisica, personale, di quello che i movimenti dell’immaginazione e del sentire musicale ti inducono a fare. Si possono perció avere tecniche diverse, purché il fine ultimo sia l’espressione di una autentica creativitá.

foto di Roberto Cifarelli
foto di Roberto Cifarelli
Heroes, il vostro novo disco: come lo descriveresti?

ALDO: Questo album per e me e i miei cari compagni di viaggio Cesare e Carlo rappresenta sicuramente una grande opportunità per confrontarsi con uno dei musicisti più influenti della scena musicale internazionale! Un album che vive di molte contaminazioni capace di raccontare una storia! 

ENRICO: Una bellissima storia musicale: tre giovani esploratori e un veterano che si avventurano in un territorio sconosciuto, da scoprire insieme.

Il palco: come vivi l’emozione di suonare dal vivo?

ALDO: Esprimere, comunicare con la musica e i sentimenti fa parte della mia scelta di vita da quando ho intrapreso questo percorso da musicista. Poter performare insieme è un atto di condivisione che non dovrebbe mancare mai!

ENRICO: Come momento dell’incontro e del rapporto con gli altri. Ma anche dell’incontro con se stessi, con i molti se stessi con i quali la performance senza rete ti costringe a fare i conti.

Il Jazz in Italia nel 2024: in che condizione si trova?

ALDO: Il jazz italiano ha sempre attratto appassionati e grandi musicisti da tutto il mondo, la storia ci insegna. Dal mio punto di vista credo che questo paese può dare tante belle opportunità, ma allo stesso tempo non può rappresentare la totalità di esperienze che un artista deve fare per ricercare se stesso e la propria “via” artistica.

ENRICO: Considerando il contesto, non certo favorevole, penso che il movimento dei giovani musicisti sia eccellente e che ci siano in giro molte energie positive.

a cura di
Redazione

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