Favole da Incubo di Roberta Bruzzone – Teatro Celebrazioni, Bologna – 18 ottobre 2024
“Favole da incubo”, lo spettacolo teatrale interpretato e curato dalla criminologa Roberta Bruzzone, rappresenta un’esperienza intensa e coinvolgente, che va oltre la semplice narrazione di casi di cronaca nera.
In Favole da Incubo, attraverso un’analisi penetrante, Roberta Bruzzone affronta uno dei temi più drammatici e attuali della nostra società: la violenza sulle donne. Il titolo sembra evocativo di fiabe per bambini, ma in realtà rivela l’orrore nascosto dietro storie vere, spesso ignorate o minimizzate dalla nostra cultura.
Lo spettacolo e i temi importanti
Con un approccio diretto e privo di compromessi, Roberta Bruzzone esamina alcuni tra i più sconvolgenti casi di femminicidio degli ultimi anni, legandoli a una riflessione profonda sugli stereotipi di genere che, radicati nella nostra società, costituiscono il substrato culturale da cui queste tragedie emergono.
Senza cadere nel giudizio morale, lo spettacolo mira a farci prendere coscienza delle dinamiche che portano a discriminazioni di genere, presenti non solo nei fatti di cronaca, ma anche nel quotidiano di ciascuno di noi.
Come spiega Bruzzone, è fondamentale riconoscere queste distinzioni interiorizzate e combatterle fin da subito per evitare che possano alimentare altre forme di violenza. La criminologa sottolinea inoltre che l’unico modo per fermare queste dinamiche è un cambiamento culturale profondo e collettivo.
Spazio anche per la musica
Il racconto della Bruzzone non è mai monocorde, anzi, lo spettacolo è reso ancora più vivo dall’inclusione di momenti di intrattenimento musicale. A dare un tocco dinamico e alternativo all’evento è stata l’esibizione di una chitarra elettrica sul palco, che ha regalato una cornice rock all’intero spettacolo.
Sin dall’inizio, Bruzzone ha saputo sdrammatizzare il tema con una battuta ironica, sostenendo che “per le donne questo spettacolo serve da anticoncezionale”, alludendo con sarcasmo alla durezza dei temi trattati e al loro impatto emotivo.
Ma non c’è solo ironia. La criminologa ha anche proposto riflessioni molto forti sul patriarcato, sottolineando come questo sistema sociale sia spesso complice e sostenitore di manipolatori e “abuser”.
Fin dalla nascita, ha spiegato Bruzzone, veniamo educati attraverso giochi e comportamenti stereotipati: bambole per le femmine, macchinine per i maschi. Questa distinzione, apparentemente innocua, diventa il primo passo per creare ruoli di genere che, col tempo, possono diventare gabbie mentali e sociali.
Nella parte conclusiva della prima sezione dello spettacolo, Bruzzone ha poi ammesso che la battaglia contro il patriarcato e i manipolatori è probabilmente una sfida che non vedremo mai completamente vinta. Tuttavia, ha ribadito con forza che vale la pena combatterla, perché ogni passo verso l’uguaglianza rappresenta una vittoria preziosa.
Conclusioni
Uno dei momenti più toccanti dello spettacolo è stato quando ho riflettuto, da giornalista, sulle mie stesse esperienze personali. Ho sempre pensato di essere consapevole e attenta al tema del patriarcato, ma grazie a “Favole da incubo” ho scoperto quanto certi stereotipi fossero radicati anche in me.
Inoltre ho guardato nel mio passato, ai ricordi di bambina e i sono resa conto che, nonostante i miei genitori non mi abbiano mai forzato a seguire un percorso “femminile” classico, senza regalarmi bambole o giochi da cucina, certi schemi mentali continuavano a condizionarmi.
Talvolta da bambina mi sentivo diversa, “meno femminile” perché preferivo giochi come lo skateboard o i LEGO, piuttosto che i giocattoli tipicamente associati alle bambine ed è incredibile come proprio quelle scelte e preferenze sui giocattoli e le attività abbiano contribuito a farmi diventare una persona indipendente e libera dai vincoli di genere (anche se ho ancora del lavoro da fare, come tutti).
In definitiva, “Favole da incubo” non è solo un viaggio nella cronaca nera, ma una chiamata alla consapevolezza e all’azione. Un invito a riconoscere, affrontare e smantellare i pregiudizi di genere che, spesso in modo invisibile, modellano la nostra società e la nostra identità. Un’esperienza che lascia il segno e ci fa riflettere profondamente su chi siamo e su come possiamo contribuire a creare un mondo più equo.
a cura di
Sara Alice Ceccarelli
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