Sempre in ritardo, ma con stile – alla scoperta dei treni storici

Sempre in ritardo, ma con stile – alla scoperta dei treni storici
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Il primo ricordo di me bambino è una banchina ferroviaria, mano nella mano con mio nonno, mentre indicavo i treni saltellando di gioia, da quel momento tutto ciò che si muove grazie ad un motore mi appassiona ed i treni non fanno eccezione, a distanza di anni sono sempre alla ricerca della storia di questa mia passione e FS mi viene in soccorso con Fondazione FS.

Avere la fortuna di potersi sedere su un pezzo di storia non è una cosa scontata, molte volte ci viene in soccorso la passione e le persone che la alimentano, quando si parla di treni si pensa sempre a Trenitalia e i suoi scioperi e ritardi, ma la storia ferroviaria italiana è costellata di assoluti capolavori e di oltre 100 anni di alti e bassi.

In questo contesto si inserisce Fondazione FS, nata il 6 marzo 2013 con lo scopo di custodire il patrimonio storico delle Ferrovie italiane con un parco mezzi di oltre 400 treni di cui circa 200 operativi; le loro attività si dividono tra il maestoso museo storico di Pietrarsa, eventi speciali al Deposito di Milano Centrale e moltissimi treni storici che rievocano le antiche tratte con eventi scanditi su tutto l’anno solare.

Appena lessi di uno di questi eventi vicino a casa mia non mi sono fatto scappare l’occasione e ho prenotato il mio posto sul treno storico: Novara – Pavia. Locomotrice a vapore e carrozze anni 50 erano li ad attendermi, la giornata designata a questo piccolo sogno è il 6 ottobre.

Arrivato in stazione sono rimasto stupito dal quantitativo di persone in attesa di questa esperienza, forse la passione dei treni non è così ristretta, Trenitalia si fa subito riconoscere sbagliando l’indicazione del binario, ma è normale amministrazione, andati al binario giusto l’attesa per l’arrivo del treno si fa sempre più alta.

Ciuf ciuf e occhi a cuore

Eccolo lì il treno, da lontano si vede arrivare, ma non si vede il vapore, la locomotrice è diesel e la delusione un po’ sale, ma è solo un momento perché arrivato al binario si scopre che quello che tutti aspettavano era solo nel lato a noi nascosta, le macchine fotografiche e i telefoni sono alzati e rumoreggia di felicità.

Il treno è bellissimo, la motrice a vapore ricorda vecchi film muti dove i macchinisti erano neri di fuliggine e la ciminiera lascia nuvole di fumo con ritmo ciclico, quasi musicale, i bambini sono ancor più bambini e i meno giovani son tornati adolescenti a vedere questa bellezza.

L’organizzazione è perfetta, lontana da quanto si trova normalmente sulle ferrovie odierne, il posto è assegnato precedentemente e tutti i presenti sono davanti alle porte della propria carrozza di appartenenza aspettando si salire e sedersi su quelle panchine di legno che in fondo scomode non sono.

Le carrozze si riempiono in fretta, 5 carrozze con persone di tutte le età, la gestione sul treno è a cura del Museo Ferroviario Valsesiano, volontari che mettono anima e corpo in quello che fanno mettendo a proprio agio tutti i presenti e portando sorrisi e sguardi attenti e interessati a quanto succede.

Un viaggio lungo la storia

Sono le 9.50 Il treno parte con invidiabile puntualità, fuori dal finestrino le risaie scorrono lente e l’ambiente dentro la carrozza è conviviale e allegro, ogni tanto si sente l’odore del fumo che entra dalle vetrate aperte di chi, con la testa vuole vedere il viaggio da fuori, ma sempre con l’attenzione di non farsi male.

L’accoglienza è una coccola che rende il viaggio ancora più piacevole, biscottini tipici e bottiglietta d’acqua, un volontario ci racconta la storia della linea ferroviaria che stiamo percorrendo, lasciandoci cenni sulla locomotiva e sulle carrozze: erano più di 50 anni che un treno a vapore non calcava la tratta Vercelli – Pavia, una delle linee più antiche d’Italia attivata nel 1883.

La motrice è del 1911, una tenera vecchietta di 113 anni che già all’epoca viaggiava a 100 km/h, dal nome evocativo: Signorina perché durante il suo passaggio sulle rotaie si muoveva a destra e sinistra a mo’ di sculettamento; le carrozze invece sono anni ’50, il loro nome è Corbellini, nate nel 1948 e rimaste in servizio fino alla fine degli anni ’80.

Il tempo scorre lento, due ore di viaggio che non pesano, anzi non si vuole quasi che finisca, lungo il tragitto molte sono le persone che ai bordi della ferrovia fanno foto e salutano, l’esperienza è per tutti non solo per i passeggeri e questo non fa che instillare dentro tutti noi la consapevolezza che stiamo vivendo un piccolo momento di perfezione.

Un’esperienza a tutto tondo

Dopo due ore di viaggio arriviamo al capolinea dove, per chi ha aderito, verranno fatte delle visite guidate lungo i luoghi più importanti della città, anche in questo caso va fatto un plauso al Museo Ferroviario Valsesiano che ha organizzato con le guide locali un racconto della città che trasporta e lascia un ricordo indelebile della giornata.

Sono ormai le 17.00 ed è ora di riprendere il treno per tornare a casa, sul binario oltre ai passeggeri ci sono moltissime persone che corrono verso la motrice per fare foto ed avere un ricordo indelebile di un pezzo di storia che non vuole ammettere di essere ormai obsoleta, ma comunque affascinante.

Il viaggio di ritorno ci porta ai giorni nostri, il treno si ferma per svariati minuti accumulando ritardo, ma non è questo che interessa, anzi in questo caso il ritardo aumenta l’esperienza sulla carrozza, perché in fondo non si vuole tornare ai giorni nostri.

Arriviamo in stazione con 15 minuti di ritardo, l’esperienza è finita e la voglia è solo quella di farne un’altra, i treni storici sono molti e sparsi in tutta Italia, un modo per viaggiare e scoprire il bel paese da una prospettiva diversa e quasi magica; il consiglio e di provarlo almeno una volta nella vita, perché in fondo siamo tutti dei bambini su quel binario che salutano il treno tenendo la mano del nonno.

Per tutti i treni storici potete consultare il sito di Fondazione FS

Buon Ciuf Ciuf a tutti!

A cura e foto di 

Andrea Munaretto

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Andrea Munaretto

Nato nell'84 e fin da quando avevo 4 anni la macchina fotografica è diventata un'estensione della mia mano destra. Appassionato di Viaggi, Musica e Fotografia; dopo aver visitato mezzo mondo adesso faccio foto a concerti ed eventi musicali (perché se cantassi non mi ascolterebbe nessuno) e recensisco le pellicole cinematografiche esprimendo il mio pensiero come il famoso filtro blu di Schopenhauer

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