“Moglie di una spia” di Masasumi Kakizaki

“Moglie di una spia” di Masasumi Kakizaki
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I segreti dell’Unità 731

Il manga di Masasumi Kakizaki tratta uno dei temi più cupi della storia giapponese del ‘900: gli esperimenti su cavie umane perpetrati dall’Unità 731 in Manciuria, tra il 1936 e il 1945.

Agli inizi del ‘900, finita la guerra tra Russia e Giappone, il territorio della Manciuria, regione della Cina nord-orientale, passa sotto al dominio giapponese che la rinomina “Manchoukuo”.

In questi territori l’esercito nipponico commette i crimini più atroci della storia della Seconda Guerra Mondiale in Asia. Si parla di massacri e stupri di massa, torture, campi di lavoro forzato ed esperimenti su prigionieri di guerra e civili.

In merito a questi ultimi, ci fu una particolare sezione dell’esercito, l’Unità 731, con a capo il generale Shiro Ishii, che condusse esperimenti sui detenuti per studiare gli effetti di certe malattie sul corpo umano. Prigionieri di guerra e persone civili, per lo più cinesi e coreani, furono contagiati appositamente da peste, colera e tifo per comprenderne gli esiti e studiarne l’evoluzione.

Oltre a ciò, molti altri indicibili esperimenti furono condotti sui corpi coscienti e semi coscienti di queste persone, sia uomini che donne.

I responsabili dell’Unità 731 dovettero rispondere delle loro azioni durante il Processo di Tokyo (l’equivalente di quello di Norimberga), tra il ’46 e il ’47, dove furono accusati di crimini contro l’umanità.

In verità, né gli scienziati, né i soldati né tantomeno i leader a capo di questa unità pagarono per i loro crimini. Anzi, i principali esecutori furono protetti dagli Stati Uniti in cambio di informazioni sugli esperimenti condotti. Il generale a capo dell’unità, Shiro Ishii, morì senza mai essere condannato. I medici coinvolti negli esperimenti continuarono ad operare anche dopo la rivelazione dei fatti senza subire conseguenze.

Il numero delle vittime dell’Unità 731 è tutt’oggi incalcolabile, anche perché ad essere contagiati non furono solo i prigionieri ma anche la popolazione civile.

Ad oggi infatti, sappiamo che i giapponesi infettarono pulci e zanzare con il virus di di peste e malaria, per poi rilasciarli nelle campagne circostanti.

Questo provocò numerosi focolai e la morte di moltissimi altri innocenti.

La trama

Siamo nel Giappone del 1940 e l’impero del Sol Levante sta per entrare in guerra. Satoko è la moglie di un ricco commerciante di Kobe, Yusaku Fukuhara, che decide di recarsi in Manciuria per cercare nuove opportunità di investimento. Yusaku si imbarca verso la Cina con suo nipote Fumio, ma invece di trovare nuove possibilità di business, scopre dei fatti che cambieranno per sempre la sua vita.

La loro destinazione è il “Centro per la prevenzione delle epidemie e per la purificazione dell’acqua”, che di fatto è la sede dove opera la famigerata Unità 731. Mentre i due attraversano le campagne di Chang-Chun, vedono pile di cadaveri fatti bruciare come sterpaglie. Sono i corpi dei prigionieri usati come cavie dall’esercito nipponico.

Una volta tornato in patria, Yusaku non è più lo stesso e la moglie nota subito qualcosa di strano. Inoltre, una donna dall’identità sconosciuta scende dalla nave assieme a lui e attira l’attenzione della moglie. C’entrerà qualcosa con ciò che è successo in Manciuria?

Satoko indagherà a fondo e scoprirà cosa nasconde il marito. Dopodiché la donna dovrà compiere delle scelte molto importanti: rimanere al fianco del suo amato o tradire la propria nazione.

L’opera

Il manga di Kakizaki è uno spythriller ben congegnato e molto ben scritto. La storia ti coinvolge dalla prima all’ultima pagina e la brevità del fumetto (due volumi auto conclusivi) è adatta alla storia in quanto non allunga troppo la vicenda. I disegni sono molto realistici e ogni capitolo è introdotto da brevi cenni storici che accompagnano la vicenda. L’opera in realtà ha anche una sua trasposizione cinematografica. Il film, il cui titolo originale sarebbe Spy no tsuma, è diretto da Kiyoshi Kurosawa e ha vinto il Leone d’Argento Premio Speciale per la regia al Festival di Venezia.

Il tema principale della storia non sono solo i crimini di guerra, ma anche la fedeltà di una donna verso suo marito. In un paese a tradizione patriarcale come il Giappone, ci si aspetta che una sposa rimanga sempre al fianco del coniuge, qualsiasi cosa accada. In questo caso però, stare dalla parte del marito vorrebbe dire tradire la propria patria, e nel Giappone dell’epoca sarebbe un affronto inconcepibile dato che l’imperatore stesso era considerato un Dio.

La lettura del manga non è, ovviamente, per tutti, perché i temi trattati sono davvero crudi. Se poi si pensa al fatto che le atrocità raccontate sono reali, il tutto risulta ancora più inquietante.
In definitiva, Moglie di una spia è una lettura importante per il suo valore storico, ma non è consigliata per chi è debole di stomaco.

a cura di
Silvia Ruffaldi

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Silvia Ruffaldi

Silvia ha studiato Scienze della Comunicazione a Reggio Emilia con il preciso scopo di seguire la strada del giornalismo, passione che l’ha “contagiata” alle superiori, quando, adolescente e ancora insicura non aveva idea di cosa avrebbe voluto fare nella vita. Il primo impatto con questo mondo l’ha avuto leggendo per caso i racconti/reportage di guerra di Oriana Fallaci e Tiziano Terzani. Da lì in poi è stato amore vero, e ha capito che se c’era una cosa che voleva fare nella vita (e che le veniva anche discretamente bene), questa doveva avere a che fare in qualche modo con la scrittura. La penna le permette di esprimere se stessa, molto più di mille parole. Ma dato che il mestiere dell’inviato di guerra può risultare un tantino pericoloso, ha deciso di perseguire il suo sogno, rimanendo coi piedi ben piantati a terra e nel 2019 ha preso la laurea Magistrale in Giornalismo e cultura editoriale all’Università di Parma. Delle sue letture adolescenziali le è rimasto un profondo senso di giustizia, e il desiderio utopico di salvare il mondo ( progetto poco ambizioso, voi che dite ?).

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