Il ritorno degli Snow Patrol con “The Forest is the path”

Il ritorno degli Snow Patrol con “The Forest is the path”
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La band nord irlandese unisce vecchie sonorità ad una maggiore introspezione con una formazione fortemente rimaneggiata

The Forest is the Path“, il nuovo album degli Snow Patrol, segna il ritorno della band dopo sei anni di assenza, mostrando un gruppo in evoluzione ma ancora radicato nelle sonorità che li hanno resi famosi. Il frontman Gary Lightbody è al centro del progetto e i testi, profondamente personali, riflettono una vulnerabilità rara. L’album esplora temi come l’amore, la perdita e la crescita personale, con canzoni che sembrano essere frutto del vissuto del cantante.

Sin dall’apertura con “All“, il disco rivela la sua natura riflessiva, con Lightbody che canta: “Sto solo controllando che la tua luce sia ancora accesa”, un’introduzione delicata che prepara il terreno per un viaggio emotivo. La voce del frontman è al centro della scena, e la produzione di Fraser T. Smith, già noto per lavori con Adele, sottolinea questa delicatezza con arrangiamenti soft.

Uno dei momenti più intensi è “The Beginning“, una ballata carica di tensione emotiva, in cui Lightbody ammette le sue mancanze: “Mi dispiace inequivocabilmente, non so come amare”. Qui, la voce ferita del cantante si fonde con arrangiamenti più ampi, offrendo uno dei punti più alti dell’album. Il brano successivo, “These Lies”, è altrettanto d’impatto, con un’introduzione di pianoforte minimalista che accompagna una confessione spietata: “Non ti ho mai davvero amato”.

Anche se i testi offrono uno sguardo diretto nel cuore del cantante, non sempre la musica riesce a mantenere la stessa intimità. A tratti, le orchestrazioni risultano eccessive, sommergendo la delicatezza delle parole. “The Sound of Your Voice” è uno dei pezzi più riusciti, una canzone ottimista che celebra la resilienza della città natale di Lightbody, Belfast. Questo brano, con la sua melodia accattivante, ricorda il meglio dell’indie rock degli anni 2000.

In tutta questa introspezione ci sono comunque brani energici e più esplosivi. Canzoni come “Hold Me in the Fire” e “Years That Fall” richiamano le atmosfere più potenti dei primi lavori della band, con riff di chitarra decisi e ritmi più incalzanti. Questi brani offrono una tregua dall’introspezione, regalando momenti più dinamici che ricordano i classici Snow Patrol come “Spitting Games“.

Le tracce finali dell’album tornano ad essere più melancoliche e in linea con l’apertura. “Never Really Tire” è un pezzo pianistico cupo, con Lightbody che affronta i suoi demoni interiori attraverso liriche taglienti. Il brano finale, “The Forest is the Path”, offre una chiusura potente, con un crescendo di emozioni che suggerisce una redenzione. La metafora del bosco come percorso riflette il viaggio interiore del cantante, che cerca chiarezza nelle sue scelte di vita.

“The Forest is the Path” è un album che, pur mantenendo il sound caratteristico degli Snow Patrol, esplora nuovi territori emotivi. Le confessioni personali di Lightbody rendono il disco intenso e toccante, anche se a volte il peso degli arrangiamenti potrebbe risultare eccessivo. Un mix di vecchio e nuovo, dove si riesce a sentire il percorso di evoluzione della band dopo l’abbandono di Paul Wilson e Jonny Quinn, che però non è del tutto completato.

a cura di
Luca Nicolini

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Luca Nicolini

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