Modal Soul di Nujabes: un raro lampo hip-hop in Giappone

Modal Soul di Nujabes: un raro lampo hip-hop in Giappone
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L’album cult del produttore giapponese si è ormai consolidato come uno dei più importanti degli anni 2000 nonché tra i più influenti nella scena hip-hop, particolarmente nella frangia legata alla cultura internet

Nujabes, pseudonimo di Jun Seba, può essere considerato senza troppi dubbi il produttore hip-hop più rilevante in Giappone. Seguendo la scia di un sound sviluppatasi nella East coast in america all’inizio degli anni 90′, ha iniziato la sua carriera nei primi anni 2000 nel distretto di Shibuya a Tokyo, vivace distretto commerciale della metropoli, dove possedeva due negozi di dischi, T Records e Guinness Records, e in seguito ha fondato l’etichetta indipendente Hydeout Productions.

Le sonorità dei suoi beats, caratterizzati dalla fusione di jazz e hip-hop e dai colori molto dolci, hanno portato a considerare Nujabes, anche se in maniera un po’ superficiale e approssimativa, come uno dei fondatori di quel sound molto distintivo che ha dato alla luce al “lo-fi”, un genere nonché un’estetica diventata molto popolare nelle prime fasi dello sviluppo del digitale. Ha guadagnato riconoscimento internazionale grazie ai suoi contributi alla colonna sonora della serie anime “Samurai Champloo“, che ha mescolato la cultura giapponese tradizionale con elementi moderni dell’hip-hop.

L’album

Nel 2005 viene pubblicato, “Modal Soul“, in seguito al successo che Nujabes aveva acquisito scrivendo parte della colonna sonora del famoso anime di Watanabe, autore di Cowboy Bebop, uno dei più grandi cult del mondo dell’animazione giapponese.
Si tratta del secondo album in studio, due anni dopo aver rilasciato “Metaphorical Music“, album in cui era già chiara l’impronta artistica e il tipo di sonorità che ispiravano più la mano di Nujabes.
Modal Soul amplia e approfondisce questo tema, conservando però le stesse caratteristiche focali, tra le quali un’evidente propensione verso un sound dai tratti molto dolci, rotondi e talvolta sognanti e/o malinconici.
Si parla di tracce minimaliste per quanto curate, a partire dall’utilizzo dei sample fino ad arrivare alle performance dei compagni con cui Nujabes ha sempre lavorato fin dall’inizio della propria carriera, tra i quali spiccano Uyama Hiroto, pianista che accompagna gran parte delle canzoni, e “Shin02” e “Essential”, due dei più costanti tra i vari rapper scelti per lavorare sulle basi.

Per quanto Nujabes si tratti alla fine di un progetto di registrazione collettivo, il punto debole dell’album si rivela proprio nella performance dei vari rapper, che spesso non riescono a mantenere viva l’aspettativa creata dalle invece virtuose basi musicali.
L’album infatti trova la maggior parte della propria forza proprio nell’accurata scelta di beats e sintetizzatori da parte di Nujabes stesso, come evidente in brani come “Luv(sic) pt3“, in cui un flauto che si mantiene costante lungo tutta la traccia, a cui si sovrappongono morbidissimi archi sintetizzati qua e là, aiuta a creare un paesaggio emotivo nostalgico e malinconico.
Altro punto forte dell’album è sicuramente il piano, che in alcuni punti arriva anche a rubare la scena, come in “Modal soul” o “Music is mine“, forse i due brani più intrisi di sonorità jazz.

Conclusione

Modal Soul è sicuramente un album che continua a sembrare fresco nonostante stia per compiere 20 anni, prova delle capacità che Nujabes, fino alla fine della sua carriera a causa del suo decesso, ha sempre dimostrato di possedere grazie a un originale spirito creativo, in grado di settare un sound e un’estetica che sono durate a lungo e continuano a durare, attraverso altre forme, nel panorama musicale che più appartiene alla generazione Z, generazione che più ha visto appieno l’avvento dell’era digitale.

A cura di
Simone Endo

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Simone Endo

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