“Inuyasha: Il castello al di là dello specchio” e il fanservice

“Inuyasha: Il castello al di là dello specchio” e il fanservice
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Nel vasto panorama dell’animazione giapponese poche serie hanno catturato l’immaginazione dei fan con la stessa intensità di Inuyasha. Ecco l’analisi del secondo film di quattro!

Introduzione

Da quando la serie originale ha conquistato i cuori dei fan per la prima volta molti si sono affezionati ai protagonisti, Inuyasha e Kagome, facendo così nascere il desiderio per altri lungometraggi. Shinohara (regista ricorrente del franchise) concepisce e pubblica questa nuova avventura nel dicembre 2002. Da poco reso indisponibile da Netflix esso racconta, come il suo predecessore, un’avventura del tutto autonoma rispetto alla serie principale. In questo senso, è ovvio che NON si tratta di un sequel o spin-off del primo film Inuyasha: un sentimento che trascende il tempo, come invece spesso viene erroneamente definito.

Una trama folkloristica

La trama di Il castello al di là dello specchio si snoda attraverso un intricato labirinto di magia, azione e intrighi. Per evitare di dover rendere conto degli avvenimenti di questo film successivamente nella saga, Naraku si fa facilmente sconfiggere nei primi minuti. Inuyasha si trova di fronte a un nuovo e temibile nemico, un demone che controlla uno specchio capace di manipolare il tempo e lo spazio.

Suddetto mostro prende la forma della principessa della luna, Kaguya, una figura realmente presente nella mitologia popolare giapponese. Si tratta di una figura ricorrente, fino ad arrivare a dare il nome ad un esemplare femmina di topo, il primo mammifero ad essere nato da genitori dello stesso sesso. Ma Kaguya-hime non è l’unico riferimento al folklore giapponese. Si menzionano l’eroe Susanoo e la dea Amaterasu. Gli oggetti usati per evocare la principessa della luna sono tutti parte di poemetti. In particolare, lo scialle dell’angelo e lo specchio delle anime sono sulla stessa scia del sacro Graal, più o meno. 

Il fanservice

Una delle caratteristiche distintive in senso positivo è stata la sua arte visiva niente male. L’opera offre animazioni fluide e dettagliate che portano in vita il mondo dei demoni e dei loro alleati con una bellezza straordinaria. D’altro canto, insorge un problema ben più grande. Nonostante la serie animata di Inuyasha abbia sempre giocato con il fanservice, alcuni critici sostengono che stavolta abbia esagerato nel tentativo di accontentare il pubblico. Questo eccesso distoglie l’attenzione dalla trama principale e compromette la coerenza narrativa.

Uno dei punti di critica riguarda la sovrabbondanza di momenti romantici tra i personaggi principali. Sebbene la relazione tra Inuyasha e Kagome sia stata una parte fondamentale fin dall’inizio, il lungometraggio vi ha dato troppo spazio, a discapito della trama. Invece di sviluppare ulteriormente la storia, questi momenti romantici sembrano essere stati inseriti solo per accontentare i gongoloni, sacrificando parte della sua profondità narrativa. 

Inuyasha e Kagome in The Final Act
(Fonte: Google Images)
Originale o scontato?

Oltre al problema del fanservice eccessivo, un’altra considerazione critica riguarda la sfida della continuità e dell’originalità. Con una saga così amata e duratura come questa, c’è il rischio che nuovi capitoli possano ripetere schemi narrativi o tropi già esplorati. A prima vista, sembra che questa nuova opera cada nella trappola della ripetitività, offrendo una trama che si percepisce come familiare e prevedibile. Ciò mina l’entusiasmo dei fan e riduce l’impatto emotivo.

Allo stesso tempo, è comprensibile la preoccupazione che l’innovazione possa portare a cambiamenti nella trama o nei personaggi, che potrebbero essere visti come fuori luogo. Trovarsi tra il desiderio di offrire ai fan ciò che amano e la necessità di mantenere l’originalità è una sfida difficile per qualsiasi opera di lunga durata. In generale, sembra che questo lungometraggio se la sia cavata decentemente, restando originale ma non tradendosi. 

Da sinistra a destra: Miroku, Sango, Inuyasha, Kagome e Shippo
(Fonte: Google Images)
Conclusione

In conclusione, Inuyasha: Il castello al di là dello specchio si presenta come un capitolo controverso nella saga amata dai fan. Mentre alcuni disprezzano l’eccesso di fanservice, altri sollevano legittime preoccupazioni riguardo alla prevalenza eccessiva di tali elementi e alla perdita di originalità nella trama. Ma che dire? Resta un film guardabile e relativamente originale, ottimo per una serata un po’ leggera e romantica.

a cura di
Adelaide Gotti

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Adelaide Gotti

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