Chi resta: Francesca Astrei e le parole degli altri, una booklist

Chi resta: Francesca Astrei e le parole degli altri, una booklist
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Da tanto, troppo tempo non andavo a teatro. Nella settimana del Fare Festival, a Cave, ho scelto non solo di lavorare, ma di godermi anche quel teatro che tanto mi manca. D’istinto ho scelto Mi manca Van Gogh, di Francesca Astrei: l’artista, non uno dei miei preferiti, mi si sarebbe mostrato sotto una luce nuova.

Di chi si parla

Torna utile contestualizzare il tutto. Cave, cittadina dei Monti Prenestini, è già avanti dal punto di vista della condivisione e del fare cultura. Francesco Bianchi e Simone Chiacchiararelli, direttori artistici del Festival, hanno però lavorato affinché ci fosse interazione fra le arti performative locali e quelle fuori le mura, intessendo una rete di workshop e incontri che non si sono mai incontrati fra loro, permettendo a chiunque di poter partecipare.

Francesca Astrei in Mi manca Van Gogh

In questa fitta rete, c’era anche Francesca Astrei e il suo Mi manca Van Gogh, un monologo scritto interpretato e diretto da lei.

In finestra

Mi è sembrato di non conoscere nessuno, in quel tempo che abbraccia l’andare a teatro. Eppure molti di loro sono parte attiva del mio essere libraia. Chiusa nella mia bolla, ricordo di aver pensato che sarebbe stato meglio restare a casa, che non sono più abituata a staccarmi dalla mia routine di poco piacere e tante rogne. Francesca Astrei ha aperto la finestra ed è entrata luce, perché forse è così che qualcuno mi vede.

Non come portatrice di luce o narratrice di monologhi (forse questo si), ma come una guida che racconta di storie, che viene interrotta da mangiatori di patatine o da chi lascia il telefono acceso e parla; come quella persona che, toccato il punto in cui si parla di pazzia, ecco che lascia il posto alle metafore altrui per accompagnare una storia di vita non più lontana.

La guida turistica di Astrei ha sovrapposto umanamente una cara amica e Van Gogh, facendo convergere le loro vite in quei sottili incroci per molti considerati impossibili. Una giovane donna ricattata dal suo ex, video intimi riversati in rete come merce di cambio e il senso di colpa che si prende la sua anima come fa il mare con i granelli di sabbia. La colpa è della società, lo diceva anche mentre parlava di Van Gogh; Antonin Artaud lo aveva detto, è la società che lo ha suicidato.

Cambio di prospettiva

Per qualche istante ancora sono rimasta ammaliata da questa via che avevo scelto di seguire, ero lì nell’ascolto di due vittime di tempi diversi, vittime dello stesso senso di colpa. Mi sono svegliata un attimo dopo quando nel monologo entra Theo, il fratello di Vincent. Mi rendo conto che forse non è un ennesimo viaggio di chi va, ma l’ennesimo capolinea di chi resta.

In soccorso, i libri

Il teatro ha aperto una via che sento il bisogno di dover provare a chiudere. Niente muri improvvisi, solo la possibilità di lasciar scorrere i pensieri in modo circolare. Il ricordo delle letture è andato perciò verso Così l’amore ritorna, Vampiro in pigiama e Prima e dopo.

Così l’amore ritorna, Robert Nathan, Edizioni di Atlantide

Edizioni di Atlantide non si smentisce e nel pubblicare il romanzo Così l’amore ritorna, di Robert Nathan (traduzione di Gaja Cenciarelli), ha permesso a al lettore di dire “datti una possibilità”. In questa storia che rientra nei libri coccola della Difficile, esistono la perdita, lo smarrimento e la paura. E poi il miracolo, quello che avviene quando di punto in bianco, mentre il cuore ha già deciso, lasciamo andare anche la mente affinché si possa usare la parola fiducia senza paura.

Questo non significa dimenticare la persona o il luogo che per noi era casa, significa darci la possibilità di sentirci a casa ancora una volta. Che non è altro che la possibilità di vivere e non di sopravvivere immobili al dolore.

Vampiro in pigiama, Mathias Malzieu, Feltrinelli

Ho sentito poi il bisogno di cercare Theo e gli occhi di chi resta, in un’altra storia, il dito scorreva lungo la costa degli scaffali e si è fermato su una edizione sgradevole ma economica (le copertine troppo sottili non mi sono mai piaciute). Tiro fuori Vampiro in pigiama, edito Feltrinelli e scritto da una penna meravigliosa tanto quanto quella della sua traduttrice Cinzia Poli. Gli occhi di chi resta sono restituiti dal protagonista, un giovane uomo che scopre di avere una rarissima malattia. Mathias Malzieu, l’autore, racconta con uno stile fantastico e realista – mai disilluso – il suo calvario fisico ma soprattutto quello dell’anima, perché lui era chiuso in una stanza asettica, ma gli occhi di chi resta lì fuori, in attesa, li vede bene.

Vede la stanchezza, la preoccupazione e la paura. Vede l’amore, ne sente il peso sul corpo sempre più sottile.

Prima e dopo, Alba de Céspedes, Cliquot edizioni

Come riequilibrare questi due mondi che gravano sulle spalle di un solo Atlante? Ho sentito la voce di Alba de Céspedes e di Prima e dopo, di Cliquot edizioni. Irene è una donna che affronta quel percorso che bene o male dobbiamo fare tutti, con le prese di posizione, le sue certezze e quel rifiuto (questo non vale per tutti) della certezza per far vibrare i suoi sbagli, le sue convinzioni e i suoi bisogni. C’è dentro, nuota lontana dalla riva perché non sa cosa c’è fuori dal spazio da adulta, non è ancora conscia che un evento fuori da lei può riversarsi nel suo mare, scatenando onde forti e scogli liberi su cui scontrarsi.

E poi, quasi dal nulla:

“Sai che ti dico? Che vorrei prendere la mia vita come un pacco, metterla nelle mani di qualcuno e dirgli: Pensaci tu”. Ma la vita ti piomba addosso ogni giorno, e se sei il tipo di donna che ha imparato a ragionare, ogni giorno non puoi esimerti dal farlo.

Sarebbe ingiusto recensire distrattamente il monologo e i testi proposti, mi sentirei come quando si passa uno straccetto umido su una finestra già pulita, già libera per guardarci attraverso.

Le parole degli altri, che splendido strumento che sono.

a cura di
Ylenia Del Giudice

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