Vasco Brondi – Magazzini Generali, Milano – 9 maggio 2024

Vasco Brondi – Magazzini Generali, Milano – 9 maggio 2024
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Racconto dell’ultimo concerto di un tour impensabile solamente 10 anni fa e che vede Vasco Brondi crescere e creare un senso di comunità invidiabile.

Partirei da 15 anni fa. Nel 2008 esce il disco di un alieno, si chiama “Canzoni da spiaggia deturpata” ed è firmato Le Luci della Centrale Elettrica. Ricordo come fosse ieri quando lo sentimmo, io e i miei amici, direttamente in sala prove. Non si capiva nemmeno se queste Luci della Centrale Elettrica fossero una band. Accreditato era tale Vasco Brondi e nei pochi filmati su Youtube disponibili c’era sempre e solo lui… Arrangiamenti all’osso, canzoni storte, intonazione incerta, zero melodie, urla in italiano e testi disperati. Esordio fiammante, divisivo all’ennesima potenza sin da subito. Erano quasi più gli insulti, anche online, che gli elogi. “Cosa racconteremo di questi cazzo di anni zero”? Appunto…

Sono passati tanti anni e da alcuni Vasco Brondi esce con nome e cognome archiviando la firma d’origine. Diversi album pubblicati, due come Brondi e cinque come Luci, e un segno indelebile lasciato per sempre sulla musica d’autore alternativa italiana. Una credibilità sempre in crescita e una sguaiata disperazione che ha pian piano lasciato posto a un “pop impopolare” (dice lui) in cerca di luce, in continuo movimento. Come se non potendo cambiare l’ineluttabile deriva oscura di questi tempi la scelta sia stata quella di provare a trovare qualcosa a cui aggrapparsi. Un po’ di luce, appunto. Anche questa è resistenza.

Ultima data di un grande tour

Ai Magazzini Generali si celebra l’ultima data (terza milanese!) del tour legato al recente “Un segno di vita”, album pieno di fuochi, che sta avendo grande successo con l’ambizione di essere profondo come sempre ma anche accessibile. Il club è strapieno, quasi ogni data del tour è andata sold out in poco tempo. Un artista dai numeri relativamente bassi sui social, negli stream che però riempie i club e da anni raccoglie i frutti di una lunga semina, di un percorso personale e coerente. Un percorso, appunto, in un mondo musicale costruito sempre più sull’isteria da risultato usa e getta da sbandierare ai quattro venti.

Illumina tutto, si comincia

Sono sistemato “di sopra” quindi vedo concerto e parterre dall’alto. Vasco entra e attacca con “Illumina tutto”. Scenografica semplice, luci soffuse e funzionali alla narrazione, bandi di 5 elementi che riempie alla perfezione e si adatta alle dinamiche sonore di cui il repertorio ha bisogno. Da subito l’intensità è altissima. Sulla recente “Meccanismi”, il pubblico canta insieme e risuona un coro altissimo sul ritornello “Spaventerai sempre tutti, con la tua voglia di vivere”. Wow! Sta a vedere che queste canzoni si cantano anche in coro! “Le ragazze stanno bene”, “Fuoco dentro”, “la terra, l’Emilia, la luna”. Sì, è un coro magnifico, sono urla liberatorie che certificano quanto Brondi sia ormai arrivato dritto al cuore di chi lo segue (sempre più persone).

Incendio (non solo sul palco)

Parte “Incendio” e vedo nitidamente un ragazzo e una ragazza abbracciati, sotto di me. Li guardo, d’altronde sono qui anche per testimoniare. Lei con gli occhiali da vista e lui con un cappello. Si guardano, si cantano abbracciati tutto il brano, come a dedicarselo, si incendiano e si baciano. Si baciano per due minuti di fila. Seguono altri pezzi, altre storie e attorno a me vedo persone che cantano a occhi chiusi, persone che cantano abbracciate ad altre persone e loro due, quel ragazzo e quella ragazza che si stringono senza mollarsi un attimo.

Vasco Brondi canta con una grande intensità, è dentro le storie che racconta. Tra un pezzo e l’altro cita autori, legge poesie, racconta aneddoti sempre con quel filo di disagio che lo contraddistingue e lo rende uno dei nostri. Non è un caso che io, che di disagio mi considero un peso massimo, lo segua da sempre. È un frontman storto, non esattamente un ballerino, ma è fortemente connesso con il suo pubblico, raggiunge spesso le transenne, canta stringendo mani e arriva. A tutti.

Andiamo a vedere le Luci della Centrale Elettrica

La parte centrale del concerto ripercorre questi 15 anni e passa di carriera, con molte canzoni dagli album de Le Luci della Centrale Elettrica. Parte “40 km” una delle tante gemme del cantautore di Ferrara e quando sento cantare quel “faremo l’amore in scena e la gente penserà sia danza contemporanea” so dove guardare e direziono gli occhi verso la platea. Ormai in evidente trance voyeuristica vedo che i due protagonisti, il ragazzo e la ragazza di prima con gli occhiali, sono lì, si baciano ancora, e la scena è talmente potente che non può non essere il simbolo di questo concerto. Tutti cantano, dalle canzoni nuove a quelle dei primissimi periodi che, chi l’avrebbe mai detto, si adattano perfettamente a essere condivise anche così, con tanta gente, a essere vissute in comunità.

I bis e il ballo in mezzo al pubblico

I bis sono generosi con quel capolavoro che è “A forma di fulmine”, in cui Brondi dice che “possiamo fare caso a quando siamo felici”, la recente “Un segno di vita”, già un inno per chi è presente e un finale che comprende anche “Mistica” e “nel profondo Veneto”. Proprio in quest’ultimo brano il cantautore scavalca le transenne e se ne va a ballare in mezzo al suo pubblico! È un trionfo ed è meritatissimo! Brondi ringrazia a lungo, questa è l’ultima data del tour, emozionato e stravolto.

viva Calvino!

Una sfilza di grandi canzoni, un’intensità rara, parole sempre al posto giusto e un senso di comunità che ho raramente percepito in altri concerti. In molti momenti sembrava non ci fosse alcun filtro tra Vasco Brondi e il suo pubblico, non esisteva la quarta parete, ed è stata questa la cosa più sorprendente della serata. Un continuo susseguirsi di momenti emotivamente potenti.

Finisce il concerto, scendo in platea e indovinate un po’ chi scorgo in mezzo alla pista? Esatto! Loro due. Si stanno ancora baciando! Sono lì, fermi, in mezzo a tutti ma completamente soli. Per loro il concerto è ancora in corso. Esco e penso che come diceva Calvino (citato proprio da Vasco Brondi sul palco) possiamo davvero “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”.

a cura di
Andrea Amati

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Andrea Amati

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