Germano Seggio ci parla del suo nuovo singolo “Freesias” e non solo

Germano Seggio ci parla del suo nuovo singolo “Freesias” e non solo
Condividi su

Si intitola “Freesias”, il nuovo singolo del chitarrista palermitano Germano Seggio, che anticipa il suo nuovo progetto musicale discografico “PaGe”. Il brano è disponibile in versione digitale e in videoclip. Noi di The Soundcheck abbiamo avuto il piacere di intervistarlo.

La biografia dell’artista

Germano Seggio, classe ’75, nasce e vive a Palermo. Consegue la laurea in Chitarra Moderna presso la Middlesex University e la specializzazione in Chitarra Jazz presso la West London University. Successivamente, si dedica all’attività didattica, fondando e dirigendo la Music Academy di Palermo. L’artista divide il palco con indiscussi “Guitar Heroes” del panorama internazionale come Steve Vai, Ricky Portera, Scott Henderson, Paul Gilbert, Maurizio Solieri, Mike Stern, Alberto Radius, Andrea Braido e Carl Verheyen.

Il suo primo CD “Back to Life”, pubblicato nel 2005, che vanta la partecipazione dell’artista Paola Folli in veste di “special guest”, è presentato al grande pubblico in occasione dell’apertura dei concerti di Raf ed entra nelle programmazioni radio a livello internazionale (Olanda, Inghilterra, Stati Uniti). Nel 2010 pubblica “Life Box”, suo secondo lavoro discografico strumentale che lo conferma tra i più talentuosi chitarristi nazionali e, al contempo, ne testimonia la maturazione in veste di compositore. Il 2012 è l’anno in cui si aggiudica il Tour Music Festival quale vincitore del concorso Best Guitarist”.

Nel 2014 fonda la band “I Kalvi”, con la partecipazione degli artisti americani Jonathan Kane (drum) e Dave Soldiers (fiddle) con cui pubblica l’album “Music 4 Highways”. Successivamente Germano ha suonato per Mauro Ermanno Giovanardi (La Crus), Nabil Salameh (Radiodervish), Sarah Jane Morris e Antonio Forcione ed ha condiviso il palco con Piero Pelu’ e Lorenzo Fragola. In occasione del Salina Film Festival dei Fratelli Taviani, introduce le esibizioni live di Raf. Nel 2019 pubblica “Alta Quota”, concept album che trae ispirazione dalle Dolomiti, coniugando pop, rock e natura.

Germano Seggio
L’intervista
Ciao Germano e Benvenuto su The Soundcheck! Ti andrebbe di raccontarci quando e come hai deciso che saresti diventato un musicista?

Ciao e grazie per il vostro prezioso spazio… Credo fu alla tenera età di sei anni, imbracciata la prima volta la sei corde di papà che sentii forte l’attrazione verso lo strumento e pian piano per tutto quello che ruotava intorno alla musica. Poi la decisione di diventare davvero un professionista e di potere vivere di questo è arrivata verso i 16 anni, quando cominciai a suonare per i locali della Sicilia militando nelle svariate rock band che nei primi anni 90 si formavano nella mia Palermo.

Nell’ambiente sono stato visto da subito come un ragazzo prodigio perché riuscivo a suonare di tutto e con tutti nonostante la mia giovane età. Mi ritrovai a guadagnare più di mio padre che aveva il classico posto fisso in banca perché suonavo live 5 sere su sette e avevo qualcosa come 5 ore di lezioni private al giorno per sei giorni la settimana. Insomma, riuscii in poco tempo ad essere autonomo e non pesare più sulla famiglia. Da lì in poi non mi sono più fermato!

Il tuo nuovo singolo, Freesias, un brano intimo e delicato e al tempo stesso caratterizzato da sonorità forti e decise, anticipa l’uscita del tuo nuovo progetto discografico “Page”. Qual è la ragione della scelta di questo titolo?

“PaGe” è la storia di un foglio bianco divenuto pagina e tornato ad essere foglio… Perché un foglio diventa pagina solo se bianco su nero racconta una storia, ma se la storia poi non muta in realtà, accade che quella pagina torna ad essere semplicemente un foglio, lo si accartoccia fra le mani e lo si cestina come un foglio qualsiasi! È, di fatto, la colonna sonora di un tempo definito solo dal perfetto matrimonio fra armonia e melodia, in grado di toccare il cuore come l’abbraccio della persona a cui tieni o a cui, un tempo, tenevi.

Volendo provare a far capire a chi ci legge quale catalizzatore usa “PaGe” per mettere insieme musica e concetti, devo in ultimo introdurre la magnifica “Legge della conservazione di massa” di Lavoiser: “Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma” … Sì tutto cambia, è ineluttabile! “PaGe” racconta e mette a nudo cuore e anima di chi non ha saputo cogliere un fiore quando poteva, insegnando che esisterà altro, quella bellezza si ripresenterà in altre vesti e tutto si trasformerà inevitabilmente. Bisogna, inoltre, considerare che il cambiamento esige un coraggio che bisogna sentire dentro sé e che deve fare da guida nel percorso di trasformazione.

Il videoclip del singolo affronta il tema della violenza sulle donne. Ci potresti dire come secondo te, la musica potrebbe supportare la lotta alla violenza di genere?

Sono certo che se la musica e l’arte in generale, come “strumenti” pedagogici in senso lato, in quanto in grado di insegnare valori di bellezza alta e assoluta fossero veicolati “meglio” all’interno delle istituzioni scolastiche, gli adulti di domani avrebbero di certo molte più chance di crescere con ideali di amore e rispetto altrettanto alti.

Sei stato definito “l’Einaudi della chitarra”. Com’è nato questo epiteto? Ci racconteresti qualche aneddoto legato a ciò?

Ancora rido… E piango allo stesso tempo! Perché, da un lato è certamente una cosa bellissima, ma dall’altro è una responsabilità non da poco! Di fatto è successo questo… Tanti giornalisti e critici musicali ascoltando la mia musica si trovarono a dire esattamente la stessa cosa quasi “in coro” pur non conoscendosi l’uno con l’altro. Allora mi sono detto. “ma se otto su dieci dicono la stessa cosa, di certo ci sarà un briciolo di verità no?” e allora anch’io nel mio piccolo e soprattutto continuando a stare con i piedi per terra, ho cominciato a crederci e soprattutto ad abituarmi un po’ all’idea, poi se ci pensi… Un Einaudi della chitarra in Italia manca no?

Da buon chitarrista quali sono stati i musicisti che ti hanno ispirato?

Posso di certo suddividere in tre fasi le mie “ispirazioni/aspirazioni” … La prima mi porta ad innamorarmi di tutto quello che “gira” in casa propinato da mio padre, innamorandomi follemente di Mark Knopfler e Gary Moore in primis, la fase due mi vede assolutamente fuori di testa per Van Halen, Steve Vai e Joe Satriani, pensa che studiavo i loro guitar solo rallentando con il dito il vinile per capire ad orecchio cosa stessero facendo.

Non c’era YouTube e Video Music passava roba più commerciale, i videoclip di questi artisti venivano trasmessi tra le due e le tre di notte e anche molto di rado, allora li registravo con il VHS e poi li rivedevo all’infinito per capire cosa facessero tecnicamente… Ma Eddy Van Halen era furbo… Quando metteva in atto la tecnica che lo ha reso celebre, ovvero il Tapping, si voltava nascondendo le mani, per cui non avevo modo di capire cosa stesse accadendo.

Poi negli anni a venire mi salvarono i video didattici in VHS appunto, ma costavano una cifra assurda e l’unica cosa che potevo fare era organizzare un “acquisto di gruppo”. L’ultima fase è arrivata con la voglia di approfondire teoria e composizione e, a quel punto, mi approcciai al Jazz e mi invaghì di Pat Metheney, John Scofield, Scott Henderson, Mike Stern, studiando poi a mia volta chitarra Jazz alla London College of Music e specializzandomi in questo difficile linguaggio. E, ad oggi, credo fermamente che mi sia servito tutto… Oggi trovo tutto “fra le mani” e lo plasmo a mia immagine e somiglianza!

a cura di
Maria Raffaella Primerano

Seguici anche su Instagram!
LEGGI ANCHE – Mahmood tra Sanremo e il nuovo album “NEI LETTI DEGLI ALTRI”
LEGGI ANCHE – Claudio Baglioni – Unipol Arena, Bologna – 2 febbraio 2024
Condividi su

Maria Raffaella Primerano

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *