La Domenica dell’Attore: la libertà di esprimersi lontano dai riflettori

Un evento in cui teatro, cinema e musica si incontrano e si raccontano senza ansia da prestazione, annullando le distanze.
Nasce tutto da un’esigenza, da un incontro così come “La Domenica dell’Attore” l’appuntamento voluto e diretto da Giulia Paoletti e Pierfrancesco Nacca, che dal 2018 in maniera itinerante prima, ma da qualche tempo stabilmente presso Largo Venue a Roma, avvicina attori, registi, maestranze al pubblico in maniera naturale e spontanea. Chi vi partecipa è libero di esprimersi sentendosi come a casa, la domenica tra amici, ma per due lunedì al mese perché come tradizione vuole il lunedì è il giorno di riposo dell’attore perché i teatri sono chiusi.
Partendo dalla propria professionalità e avvalendosi di altre, Pierfrancesco Nacca e Giulia Poletti, con il loro evento creato dal basso senza finanziatori esterni, portano avanti l’idea di arte come atto comunitario, senza timore di giudizi, col solo metro di dare spazio a chi ha realmente qualcosa da dire che sia attore, musicista o chi lavora “dietro le quinte”, conosciuto o meno.

Curiosi e come sempre attenti a quello che accade nel mondo dell’arte, abbiamo contattato direttamente Pierfrancesco e Giulia per farci raccontare cosa li ha spinti ha creare questo evento, oltre a qualche news sulle loro carriere personali.
Ecco a voi quello che ci hanno raccontato, buona lettura!
Ciao Pierfrancesco, benvenuto su The Soundcheck. Per rompere il ghiaccio: quando e come la recitazione è entrata nella tua vita?
È nata che non ero ancora venuto al mondo, mia madre attrice era sul palco e recitava ne “La bisbetica domata” e io ero in grembo. Il teatro l’ho frequentato sin dalle elementari e medie. Grazie alla mia famiglia sono riuscito a respirare quell’aria. Figlio e nipote d’arte, nessun nome altisonante ma gente che ha mangiato arte.
Tarantino 100%, adottato da Roma dagli anni dell’Accademia “Officina delle Arti Pier Paolo Pasolini” e prima ancora ho vissuto a Bologna dove ho frequentato il DAMS. Le mie origini me le porto dentro, qualsiasi cosa faccio.
Da qualche anno, oltre ad aver preso parte a numerosi spettacoli teatrali, fiction tv e film di successo, sei il direttore artistico de “La Domenica dell’Attore” insieme alla collega Giulia Paoletti. Come vi siete conosciuti e quando nasce l’esigenza di creare questo evento?
Ho conosciuto Giulia in accademia. Abbiamo cominciato a collaborare già nell’ambito dei progetti interni all’accademia perché da subito in sintonia. Successivamente abbiamo collaborato in progetti teatrali, che hanno avuto patrocini e produzioni importanti. Quando ho scritto per il teatro è stato naturale affidare a lei la regia poiché, oltre ad essere attrice, si occupa anche di produzione con l’Accademia Perduta Romagna Teatri (primo centro di produzione teatri in Italia).
L’esigenza era quella di creare un evento che facesse incontrare artisti fuori dal contesto lavorativo, creando nuove sinergie tra il mondo del teatro e della musica. Il nome è un concept che abbraccia la cultura e la storia del teatro, infatti ancora oggi i teatri i lunedì sono chiusi.
La Domenica dell’Attore è un progetto che nasce dal basso, senza finanziatori esterni. Siamo io e Giulia alla direzione artistica con i nostri collaboratori fissi, come la nostra fotografa Annalisa Fania e la sezione artistica che si alterna nei vari appuntamenti.
Al centro dell’evento c’è l’artista, l’attore, il musicista, ma vogliamo dare visibilità e valorizzare tutte le figure che stanno dietro il lavoro dell’attore, tutte le maestranze che coinvolgiamo organizzando speech. Questo mestiere è fatto da tante persone, diamo importanza e valore a chi non si vede.
Negli anni il format è cresciuto e ha attirato numerose collaborazioni. Come sono nate?
È successo in maniera molto naturale. Ci siamo tirati dentro l’un l’altro. Ad esempio con “Artisti7607”, la collecting che si occupa dei diritti degli artisti, il nostro sindacato in pratica, il dialogo è stato facile, condividiamo stesse idee e principi. Io stesso nel 2021, quando sono stato direttore artistico del TEDX a Taranto, ho voluto inserire all’interno degli eventi collaterali “La Domenica dell’Attore”.
Molti ci chiedono di collaborare, specialmente negli ultimi tempi, ma non è facile trovarsi con tutti, ecco perché cerchiamo di scegliere bene.
Il pubblico de “La domenica dell’attore” com’è composto?
Ci siamo creati uno zoccolo duro di addetti ai lavori, gente che mastica cinema e teatro. Chiaramente è tutto in crescita, ogni appuntamento abbraccia sempre nuovo pubblico. Partecipare a La Domenica dell’Attore è un atto comunitario. Non ci sono protagonisti, c’è un pubblico di addetti ai lavori, appassionati di serie e teatro, che si ritrova a pochi centimetri da coloro che seguono in tv, al cinema, a teatro.
I nostri sono attori più o meno celebri, tutti in attività senza essere per forza nomi di punta. Con La Domenica dell’Attore vogliamo abbattere quella distanza che c’è tra la star e il pubblico. Gli artisti, dopo essersi esibiti, scendono giù dal palco, parlando e sorseggiando drink con la gente. Ci è capitato di avere personalità che, per via della loro fama, avessero difficoltà a stare in mezzo alle persone, ma nel nostro contesto riescono a starci bene. Sono tranquilli, come tra amici.
Quali i prossimi appuntamenti de La Domenica dell’Attore?
Il prossimo appuntamento è per il 20 novembre con Nicola Conversa, amico e regista candidato ai David di Donatello, nonché vincitore del premio “Miglior Film Italiano Il Sorriso Diverso” alla Festa del Cinema di Roma, che presenterà un suo cortometraggio inedito. Tarantino come me, l’avevo già coinvolto nel TedX. Ci sarà anche Greg Rega, cantante e musicista napoletano, vincitore di All Together Now, che suona per Clementino e Noemi. Sabrina Martina con la sua performance attoriale e, per finire, il dj set di Jan Hour.

A proposito di Festa del Cinema di Roma, sei stato tra i protagonisti sul red carpet insieme a tutto il cast del primo film da regista di Michele Riondino, “Palazzina Laf”, al cinema dal 30 novembre e già designato “Film della critica” dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani. Com’è stato prendere parte a questo film con un tema così forte?
Sono orgoglioso di aver preso parte a questo film che definisco corale, con Elio Germano, Vanessa Scalera e tanti altri colleghi e attori eccezionali come Gianni D’Addario, Michele Sinisi, Eva Cela, Anna Ferruzzo. Ci tengo a ringraziare anche Saverio Di Biagio, aiuto regia. Da tarantino, lavorare in un contesto del genere è stato davvero interessante, far parte di Palazzina Laf mi ha riempito il cuore, da attore e da tarantino, lo scenario è l’Ilva, il focus è il fenomeno del mobbing.
Ringrazio Michele per avermi fortemente voluto. Tra l’altro in quel periodo ero impegnato sul set della fiction “Il Patriarca” e rischiavo di non farlo. Alla fine le produzioni hanno dialogato, la mia manager ha fatto il tifo per me e mediato. È stato molto toccante girare dentro l’acciaieria abbandonata di Piombino, entrare lì dentro con un bus degli anni ’90, indossare la divisa dell’operario. Non scorderò mai l’odore pesante di una fabbrica dismessa, chissà cosa fosse in piena attività.
Ci racconti un aneddoto dal set e sul red carpet? Com’è andata?
Ho girato una scena con Elio Germano, mio attore preferito. Ho avuto, negli anni, la fortuna di misurarmi con altri grandi, ma Elio è qualcosa di impressionante: ha recitato in dialetto perfetto. Anche lo stesso Michele ha vestito i panni di Caterino, un personaggio grottesco, stupefacente. Dico solo una cosa: sono fortunato ad avere avuto a che fare con queste persone. Quando a fine proiezione il pubblico ha fatto un applauso interminabile eravamo tutti emozionati e con gli occhi lucidi.
Gran belle soddisfazioni, condivise che arrivano dal tuo lavoro che è un atto comunitario e corale, come l’evento che hai ideato. Ma in tv, invece, quando e dove ti rivedremo?
Entro i primi mesi del prossimo anno uscirà la seconda stagione di Storia di una famiglia per bene di Stefano Reali. Dopo due anni torniamo con la continuazione della storia. L’arco temporale è andato avanti, i personaggi sono cresciuti, ci sono delle novità e io ci sono ancora…colpo di scena. Il mio personaggio Rocchino moriva nell’ultima puntata della prima stagione, com’è possibile? Lo scoprirete solo seguendo i nuovi episodi su Canale 5.
Cosa ti ha lasciato lavorare ne “Il Patriarca”?
È stato bello partecipare a Il Patriarca. Lavorare con Claudio Amendola è stato un grande privilegio, è molto attento e premuroso con noi attori. Lì ho conosciuto due dei miei attuali migliori amici: Neva Leoni e Carlo Calderone. Molte volte l’esperienza che si fa sul set non è unicamente artistica, ma ovviamente anche emozionale. Dopotutto lavoriamo con i nostri sentimenti e nelle pause si parla, si stringono legami.
Ciao Giulia, benvenuta su The Soundcheck. Quando hai capito che il teatro sarebbe diventato la tua vita?
Ciao Mariangela. Sono da sempre attratta dal mondo del teatro e del cinema. All’università ho studiato Scienze dello Spettacolo, a vent’anni ho frequentato la mia prima scuola di teatro come aspirante regista, ma in realtà ho ricevuto anche una formazione attoriale, che mi ha permesso di mettermi “dall’altra parte”.
Non c’è stata una vera e propria “chiamata”. Ho sentito che era una forma di espressione e comunicazione che mi corrispondeva profondamente. Cercavo un modo di esprimermi creativo, oltre alla scrittura, che già utilizzavo come urgenza comunicativa.
Per me stabilire una relazione quando si lavora tra attori e/o con il regista, è fondamentale per poter creare qualcosa di valore insieme.

Un po’ come quello che è successo a te e Pierfrancesco Nacca quando avete creato “La Domenica dell’Attore”. Ci racconti qualche aneddoto a riguardo?
Di eventi attorno al mondo dello spettacolo ce ne sono stati. C’era sempre però una sorta di disagio nel partecipare a questi eventi, quasi come ci fosse una richiesta di essere sempre performativi. Come se si dovesse sempre dimostrare qualcosa, che è un po’ lo spauracchio dell’artista: dover dipendere da critiche e applausi.
Abbiamo voluto creare un incontro molto tranquillo, dove le persone potessero sentirsi a proprio agio come a casa, sia per chi viene ad assistere alle performance sia per chi si esibisce. È un posto in cui potersi esprimere con propri pezzi senza dover dimostrare nulla, tornando alla base del fare un mestiere artistico: raccontare sé stessi e non aver paura di farlo e di confrontarsi con gli altri.
Sosteniamo gli emergenti, che secondo noi hanno un valore, hanno da raccontare qualcosa e meritano un palco dove potersi esibire, infatti il nostro metro è il valore della comunicazione. Di aneddoti ce ne sono tanti, tante belle sinergie e collaborazioni.
Negli anni vi sono arrivate richieste di collaborazioni anche da fuori Roma?
Oltre ad aver ospitato artisti provenienti da varie parti d’Italia, vedi Cimini o Il Solito Dandy che sta partecipando ad X Factor, abbiamo desiderio di espanderci. Organizzare anche altrove a Milano, Bologna, in Puglia ci piacerebbe molto.

Attualmente in cosa sei impegnata, dove possiamo vederti?
In questi giorni sono impegnatissima nelle prove di un monologo di cui sono regista, che si chiama “Barbablu” con Edoardo Frullini e debutterà il prossimo 22 novembre a Cervia. Dal 28 novembre al 3 dicembre saremo al Teatro “Cometa Off” di Roma. È un monologo contro la violenza sulle donne, cerca di indagare e raccontare la dinamica relazionale che si instaura in rapporti apparentemente sani, ma che in realtà nascondono gocce di patologia e violenza. Lo spettacolo è accompagnato dalla mostra “Com’eri vestita?” di Amnesty International.
Tra dicembre e gennaio partirò in tournée come attrice, per il “Così È (se Vi Pare)” di Pirandello con la regia di Geppy Gleijeses, per una settantina di date in tutt’Italia e anche in Puglia.
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a cura di
Mariangela Cuscito