Roger Waters – Mediolanum Forum, Assago – 1° aprile 2023

Roger Waters – Mediolanum Forum, Assago – 1° aprile 2023
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Roger Waters è tornato per far rivivere l’esperienza dei Pink Floyd (e non solo) con le date nelle province di Bologna e Milano

Torna in Italia Roger Waters, la storica “bandiera” dei Pink Floyd, con un probabile tour d’addio: ” This Is Not A Drill Tour – His First Farewell Tour“. Il 27, il 28, il 31 marzo e il 1° aprile 2023 sono le quattro date sold out al Mediolanum Forum di Assago. Si sposterà poi sul palco dell’Unipol Arena di Casalecchio di Reno il 21, il 28 e il 29 aprile.

Prendete posto, signore e signori. Lo spettacolo sta per iniziare. Prima però due annunci. Anzitutto, in segno di rispetto di chi vi è vicino, spegnete per favore i cellulari. Poi, se siete fra quelli che amano i Pink Floyd, ma non tollerano le prese di posizione politiche di Roger, potete andarvene a fare in culo al bar. Grazie. Prendete posto e buon concerto

Esordisce così il cantante con pungente ironia menefreghistica.

Waters, in qualità di polistrumentista, canta, suona la chitarra, il basso e il piano. Accompagnato da una band che sembrerebbe quasi un’orchestra; Jonathan Wilson alla chitarra e alla voce insieme a Dave Kilminster; Jon Carin alla tastiera, chitarra e voce, Gus Seyffert al basso e voce; Robert Walter alla tastiere, Joey Waronker alla batteria; Shanay Johnson e Amanda Belair alla voce ed, infine, Seamus Blake al sassofono.

Il live si svolge su un palco a crociera circondato dal pubblico a 360°. In alto fluttuano gli schermi dove vengono proiettate immagini forti di critica politica. La scaletta include quindici canzoni degli anni più maturi dei Pink Floyd insieme ad alcune solistiche di Waters, che, in ottima forma, si dimena insieme agli altri musicisti fino ai quattro vertici del palco.

Il pubblico

Il pubblico, nell’attesa dell’inizio, sembra confuso dall’organizzazione degli schermi. Ma ecco che dopo il primo brano si sollevano, rivelando il resto della band che, fino a quel momento, era ignota. Un forte applauso accoglie Waters che intona le prime parole di “Comfortably Numb”, ambientata in una città post-apocalittica, la cui atmosfera tragica risucchia tutti noi nel loro immaginario.

Le vibrazioni delle bombe e degli elicotteri ci fanno tremare: non eravavamo pronti a quella simulazione di attacco bellico.

Roger Waters al Mediolanum Forum di Assago l’1/4/23. (Foto di Mirko Fava)
I brani

Arriva poi il momento di “Another brick in the wall ” e tutti urlano “Hey, teacher, leave us kids alone”.

Nel mentre sullo schermo scorre ossessivamente la frase “Noi siamo i buoni, loro i cattivi”, attaccando la polizia e i presidenti degli Stati Uniti, per ricordare, come in preghiera, le vittime che hanno mietuto.

Finisce il momento di “The wall” con il più recente “Animals“, quando sulle teste del pubblico volano prima una pecora, metafora dell’assertività del popolo, e poi un maiale, che nell’immaginario letterario è ricordato come un burattinaio mosso dalle leggi del denaro.

C’è spazio anche per i brani, direi coraggiosamente, più scarichi, del Waters solista, tra cui l’inedito, “The Bar”, preceduto da un lungo monologo di presentazione da parte di Waters. La canzone descrive l’importanza sociale del bar considerato come un crocevia alla “Bar Mediterraneo dei Nu Genea” in cui le persone si incontrano, come noi al live. “Siamo tutti qui in questo Forum trasformato in un enorme bar per l’occasione, a brindare a Mr. Floyd“, sottolinea il paragone Waters.

Roger Waters al Mediolanum Forum di Assago l’1/4/23. (Foto di Mirko Fava)

Arriva poi “Wish You Were Here”, il malinconico ricordo dell’amico ed ex frontman Syd Barrett, morto nel 2006, che crea un’atmosfera intima e rassegnata. Sembrava che tutti, mentre cantavano il ritornello, pensassero alla persona che rivorrebbero al proprio fianco. Subito si seguito, una più rapida e ingenerosa versione di “Shine On You Crazy Diamond” che ha tralasciato il pathos del silenzio sospeso iniziale.

Ugualmente emozionante sono le immagini dei giovani Pink Floyd al live di Pompei, ma senza David Gilmour, a conferma del problematico rapporto e premonizione che i due non torneranno mai più ad esibirsi insieme.

La critica politica

Waters ripudia la guerra, non solo dal punto di vista ideologico. Waters ripudia la guerra perché è stato il più grande trauma della sua vita a causa della morte del padre sul campo. La lotta contro questa macchina della morte è la linfa vitale dei suoi brani più impegnati che prendono posizioni nette contro Trump o chiunque altro abbia violato, come lui, i diritti civili.

Dopo la pausa è il turno di “In the Flesh” e “Run Like Hell” nelle quali Waters è nelle vesti di un sanguinario dittatore che spara, in questo caso a salve, verso la folla, indossando un lungo cappotto di pelle alla matrix con, sullo sfondo, i martelli che marciano emulando l’esercito.

Roger Waters al Mediolanum Forum di Assago l’1/4/23. (Foto di Mirko Fava)

Money” , invece, descrive il male dei nostri tempi: il denaro. La linea di basso di Waters e quella di sax di Seamus Blake diventano, senza sgomitare, i protagonisti indiscussi del pezzo. Per quanto riguarda “Us and Them”, viene contestualizzata nella più recente questione palestinese, dove i bambini sono devastati dalla guerra.

La scenografia

Ad un certo punto dei proiettori di luce al laser disegnano un triangolo luminoso attraversato dal fascio di luce colorato degli schermi di “Dark Side of the Moon” sulle note di “Any Colour You Like”, “Brain Damage“ e “Eclipse”.

L’esibizione è di potente critica politica e sociale caratterizzata dalle proiezioni delle immagini angoscianti, dalle, urla, dalle bombe, dal rumore distruttivo dei proiettili bilanciato con giochi di luci e l’ironia di Waters.

Ultimo album con la band, “The Final Cut“, con “Two Suns in the Sunset”. Per poi riproporci nuovamente “The Bar” che chiude definitivamente lo show.

Il momento più forte e drammatico della serata potrebbe essere banalmente quando, per indrodurre “Sheep“, Roger ha iniziato a belare, aizzando il pubblico a fare lo stesso, come se ci volesse provocare con la sua carica persuasiva e c’è riuscito. Tutti hanno iniziato a belare insieme a lui. Il motivo? Quando un leader esercita il suo carisma non riusciamo a non reprimere il nostro primordiale linguaggio: il belato.

a cura di
Benedetta D’Agostino

foto di
Mirko Fava

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Benedetta D'agostino

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