The Cure – Unipol Arena, Bologna – 31 ottobre 2022

The Cure – Unipol Arena, Bologna – 31 ottobre 2022
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La data bolognese è il primo appuntamento italiano – sold out – del tour dei Cure: due ore e mezza di immutata magia di Robert Smith e soci

Un concerto dei Cure la sera di Halloween è un sogno partorito dall’immaginazione di Tim Burton. In fila all’ingresso dell’Unipol Arena di Bologna reminiscenze dark si mescolano a travestimenti più o meno riusciti. Un uomo vestito da cavallo, sicuramente il più insolito, ma anche diverse streghe, vampiri e altre creature notturne. Tutti in attesa di assistere al concerto di uno dei gruppi inglesi più significativi degli ultimi quarant’anni. 

Alle venti e quindici, puntualissimi, i Cure salgono sul palco tra gli applausi del pubblico. Si parte con la suggestiva Alone, uno dei nuovi pezzi che la band ha presentato in questo tour.

Robert Smith si aggira sul palco con un passo incerto, guardando il pubblico senza parlare e prendendosi tutti gli applausi che la folla può dargli. Nonostante gli anni, ormai 63, è riuscito a conservare intatto l’aspetto di un bambino sorpreso dalla madre a fare una marachella. 

Dietro di lui, sull’enorme schermo che sovrasta il palco, il cielo. Durante tutto il concerto verranno proiettate immagini suggestive per accompagnare i vari brani. Una foresta lo spazio infinito, dei prismi che mostrano i musicisti, la tela di un ragno. 

Nella lunga parte suonata che precede il pezzo, il pubblico sembra fluttuare con la band. La voce di Smith è eterna, perfetta, inalterata. Spesso le canzoni contengono lunghi preludi, come se volessero portare l’ascoltatore in un altro mondo prima che inizi il cantato. La folla ondeggia.

Arriva poi Pictures of You che, fin dalle prime note, fa esultare la folla. Migliaia di voci fanno eco a ogni strofa. Robert Smith è in ottima forma. Tutti siamo consapevoli di essere qui ad ascoltare uno dei più grandi cantautori britannici di tutti i tempi.

Il concerto si muove in equilibrio perfetto. L’unicità dei Cure sta proprio nell’alternare canzoni innamorate con altri pezzi più energici. La dolce e commovente Lovesong è preceduta dall’’accattivante ed elettrica A Night Like This. Tra una carezza e una scossa elettrica si arriva ad un altro nuovo pezzo: And Nothing is Forever.

Volevo dire qualcosa in italiano, ma ho dimenticato come si dice” ci fa sapere Robert Smith introducendo il brano, “niente dura per sempre”.

La desolante From the Edge of the Deep Green Sea risuona nell’arena a tutto volume. Il primo set termina con l’apocalittica Endsong, il più cupo tra i nuovi pezzi suonati. “È tutto finito” canta ripetutamente Smith, “niente speranze, niente sogni, lasciato solo senza niente“. Alle sue spalle una gigantesca luna rossa rende l’esibizione ancora più spettrale. Smith ha un talento eccezionale nel catturare la tristezza e trasformarla in bellezza. 


Dopo pochi minuti la band ritorna sul palco, ringraziando il pubblico. Cosa che accadrà spesso durante tutto il concerto. È la volta di I can never say goodbye, dedicata dal cantante al fratello scomparso.

A seguire una sorpresa: Faith, che non veniva eseguita dal vivo dal 2011. Questo primo encore termina con A forest che infiamma l’Unipol Arena.

La maggior parte delle band a questo punto lascerebbe il palco, ma non i Cure.

Il secondo, e ultimo, encore è un concentrato di classici. Si inizia con la spettrale Lullaby, perfetta per questa serata, e si continua con The Walk, che fa scatenare il pubblico fino alle tribune, fino ad arrivare all’indimenticabile Friday I’m in Love. “It’s monday, I’m in love” attacca Smith, parafrasandola, seguito da una folla infinita che canta ogni parola insieme a lui. 

La seconda ora del concerto riassume alla perfezione tutto ciò che ha reso i Cure una forza della natura, permettendogli di attraversare gli ultimi quattro decenni senza mai perdere il carisma che li ha sempre contraddistinti: dolcezza, disperazione, energia.

Chi aveva dimenticato quanti successi il gruppo ha collezionato negli anni, li ha potuti riascoltare, uno per uno, in quest’ultima parte.

Durante Close to Me, Robert Smith si muove ai lati del palco, finalmente visibile anche sui monitor laterali che inquadrano la band. Questi ultimi sono infatti troppo piccoli per mostrare, anche alle tribune più lontane, quello che accade sullo stage. 

Si continua poi con In Between Days e Just Like Heaven. Il concerto si conclude con l’immortale Boys don’t Cry. Nonostante la raccomandazione di Rob è difficile mantenere la promessa. La scaletta del concerto è praticamente perfetta.

Dopo due ore e mezza di spettacolo la band esce di scena. Robert Smith si attarda tra gli applausi, mai così scroscianti, fino a che anche lui lascia il palco con la mano sul cuore. La sensazione è di aver partecipato a uno strano rituale, collettivo ma anche individuale. Chi desiderava una serata da ricordare è stato senza dubbio accontentato. 

La scaletta della serata

Alone
Pictures of You
A Night Like This
Lovesong
And Nothing is Forever
At Night
A Strange Day
The Hanging Garden
The Last Day of Summer
Cold
Burn
Push
Play for Today
Primary
From the Edge of the Deep Green Sea
Endsong

Encore:

I Can Never Say Goodbye
Faith
A Forest

Secondo Encore:

Lullaby
The Walk
Friday I’m in Love
Close to Me
In Between Days
Just Like Heaven
Boys Don’t Cry

a cura di
Daniela Fabbri

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Daniela Fabbri

Sono nata nella ridente Rèmne, Riviera Romagnola, nel 1985. Copywriter. Leggo e scrivo da sempre. Ho divorato enormi quantità di libri, ma non solo: buona forchetta, amo i racconti brevi, i viaggi lunghi, le cartoline, gli ideali e chi ci crede. Nutro un amore, profondo e viscerale, per la musica, in tutte le sue forme. Sono fermamente convinta che ogni momento della vita debba avere una colonna sonora. Potendo scegliere, vorrei che la mia esistenza fosse vissuta lentamente, come un blues, e invece sono sempre di corsa. Mi piacciono gli animali. Cani, gatti, procioni. Tutti.

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