“La sovrana lettrice”: God save the Queen
In seguito alla morte della sovrana di Inghilterra, avvenuta lo scorso 8 settembre, ogni angolo di mondo (reale e virtuale) ha contribuito con elogi, epitaffi, immagini e articoli.
Non poteva essere altrimenti anche nelle librerie. Soprattutto in queste, ancora detentrici dell’oneroso compito di spargere cultura in ogni accezione, è avvenuta una piccola rivoluzione.
Già dal giorno seguente alla dipartita, dalle vetrine potevano scorgersi in sequenza mille volti della regina, stampati in diversi colori e tirature sulle copertine patinate. All’interno, sugli scaffali, vi erano per lo più biografie, album di illustrazioni, quadri e foto dell’intera famiglia reale.
E poi, tra le mille espressioni di Elisabetta II, un libretto. Piccolo e rosa, tra tutti quei grandi tomi, attirava l’attenzione solo degli avventori più attenti. Eppure questo libricino è un piccolo gioiello di irriverenza e ironia, che idealizza (forse neanche troppo fantasiosamente) un lato nascosto della sovrana.
Lo riconobbi tra i tanti perché era già da tempo anche sul mio scaffale. Rivederlo in prima fila nelle librerie, in seguito ad un evento così triste, aveva un che di ironico.
L’autore
La “penna” pungente è quella di Alan Bennett. Figlio di un macellaio dello Yorkshire, Alan si laurea ad Oxford in storia e diventa ricercatore e docente della materia. In seguito abbandonerà la polverosa vita accademica per dedicarsi alla scrittura di tutt’altro genere. Scrive, infatti, commedie e opere teatrali di cui sarà anche spesso attore, trattando in molte occasioni tematiche anche drammatiche, ma sempre in tono irriverente e ironico.
La sovrana lettrice è una delle sue opere più lette e ristampate fin dal 2007, anno della sua prima uscita.
La trama
Una sera, stranamente, gli adorati cani corgi della regina, corrono all’impazzata nel grande giardino reale e si dirigono verso le cucine. Elisabetta, al loro seguito, scoprirà che tra i prati suole stazionare ogni settimana una biblioteca ambulante che cede in prestito i suoi libri ai sudditi del palazzo. Inizialmente restia a dedicare del tempo alla lettura (chi aveva tempo per queste simili sciocchezze?), deciderà di concedere il beneficio del dubbio al gentile titolare di quella strana biblioteca su ruote.
“Non aveva mai avuto molto interesse per la lettura. Leggeva, naturalmente, ma la passione per i libri la lasciava agli altri. Era un hobby e la natura del suo mandato non prevedeva hobby”
Nelle settimane successive si ritroverà a prendere in prestito altri libri, fino a fare della lettura la sua più grande passione. Come ogni lettore che si rispetti, inizia a tardare agli appuntamenti per continuare a leggere fino all’ultimo minuto libero. Trova mille scuse per concedersi la solitudine, lusso eterno assente di una sovrana. Ritaglia ogni scampolo di tempo per riuscire a dedicarsi ai suoi nuovi amici di carta.
“Disse che rimaneva a letto perché sentiva i primi sintomi dell’influenza. Non era da lei e non era neanche vero; ma così poteva continuare a leggere il suo libro. Quello fu il primo di una serie di compromessi, non sempre di poco conto, che la lettura avrebbe comportato”
Ma quanto è pericolosa una donna che legge? E quanto deve esserlo una sovrana?
Lo sanno bene i consiglieri di corte che, spaventati dai nuovi incisivi discorsi pubblici della regina, dal suo cambiamento e dal suo crescente disinteresse per tutti i salamelecchi istituzionali, iniziano a metterle i bastoni tra le ruote. Ma la sovrana è pur sempre il più potente datore di lavoro del mondo e lascerà tutti a bocca aperta con un finale a dir poco spiazzante.
Il libro
Non so se questo volume ricalchi una passione reale della sovrana per la lettura, ma sicuramente riesce a descrivere in maniera immediata, seppur attenta, uno scorcio della vita di palazzo. Alla lettura, sembra davvero di vedere i piccoli cani correre sui prati inglesi. Sentire l’aria gonfia di pioggia e percepire la costante nebbiolina che si alza al pomeriggio. Ero presente durante il rito del te e ho ammirato la tappezzeria sgargiante delle sale di palazzo.
Nel bel mezzo di questo mondo ovattato, seppur spietato, Alan Bennett riesce a distinguere l’animo forte e deciso della sovrana. Lei che in cinquant’anni di regno (al tempo dell’uscita del libro) aveva già conosciuto personalmente la metà degli autori dei libri che legge. Che non definisce i suoi sudditi in base alle scarpe che portano, semmai dalle letture che intrattengono.
E nonostante molti passi pregni di un’ironia che sfocia quasi nella satira, scrive le migliori parole che si possano utilizzare per un sovrano:
“Il nome di chiunque per lei non aveva la minima importanza, come tutto il resto: l’abbigliamento, la voce, la classe sociale. La regina era un’autentica democratica, forse l’unica del Paese”
Ma soprattutto questo libro è un elogio alla lettura. Chi legge troverà descritta la sua passione. Chi ancora non ha scoperto tale piacere verrà ammaliato e spinto verso una libreria.
La sovrana lettrice siamo tutti noi. Chiunque si riconosca come lettore non potrà non riconoscersi nelle parole della “regina di Bennett”:
“Stava anche scoprendo che un libro tira l’altro; ovunque si voltava si aprivano nuove porte e le giornate erano sempre troppo corte per leggere quanto avrebbe voluto.
In meno di cento pagine ho scoperto il miglior elogio funebre per la regina Elisabetta II. Più di ogni post sui social. Migliore di qualsivoglia servizio televisivo. Più incisivo delle ricostruzioni storiche. Supera finanche il Dianagate. Un libro.
a cura di
Rossana Dori
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