Castello di Roccascalegna, una meraviglia d’Abruzzo

Castello di Roccascalegna, una meraviglia d’Abruzzo
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Sospeso nel vuoto, disteso su una ripida sporgenza rocciosa, il castello di Roccascalegna domina la valle del Rio Secco, in provincia di Chieti. Un’incredibile struttura medievale che sorge tra le montagne e affascina i turisti che visitano Roccascalegna, piccolo centro di 1200 abitanti situato sulle colline che circondano il fiume Sangro nel cuore dell’Abruzzo. La vista panoramica è mozzafiato, con uno sfondo sulle vette della Maiella.

Le prime segnalazioni del castello risalgono al XII secolo, ma esisteva già in precedenza. Probabilmente la sua fondazione è stata voluta dall’Abbazia di San Pancrazio, intorno al IX secolo. I monaci benedettini, infatti, decisero di promuovere, sull’attuale sperone di roccia, la costruzione di un punto di avvistamento così da controllare l’arrivo dei nemici, sia dal mare che dalla montagna. Ma l’ipotesi più accreditata è la fondazione di Roccascalegna da parte dei Longobardi, che a partire dal 600 d.C. occuparono tutta la zona dell’attuale Molise e Abruzzo meridionale, dopo essere scesi dal nord della penisola.

“Degli antichi castelli mi incuriosisce la vita che hanno visto passare e che in parte trattengono ancora. Chissà quanti sogni sono rimasti sulle torri.”

Fabrizio Caramagna

Castello di Roccascalegna
Dalla scalinata d’ingresso alla Torre Quadrata

Per entrare al castello si sale una grande scalinata scavata nella roccia che porta alle varie torri esposte sul fianco come la Torre di Sentinella, la Torre del Carcere e la Torre Angioina fino a quella più alta, la Torre Quadrata. Il conflitto tra i Bizantini – allineati sulle rive dell’Adriatico – e i Longobardi spiega la costruzione, da parte di questi ultimi, di una grande torre quadrata d’avvistamento posta in cima per evitare attacchi improvvisi. Dopo la fine delle ostilità tra i due popoli non si ha traccia del castello fino al 1525 grazie a una descrizione della struttura restaurata. Un ulteriore atto notarile descrive nel 1705 un altro restauro. Dal 1700 il castello ha conosciuto tre secoli di abbandono, preda di intemperie e saccheggi da parte della popolazione locale. Nel 1985 l’ultima famiglia feudataria, i Croce Nanni, ha donato il castello al Comune di Roccascalegna. I lavori di restauro lo hanno così riportato al suo splendore nel 1996.

Ingresso e la Torre di Sentinella

La Torre Quadrata
Tra storia e leggenda

La parola “Roccascalegna” ha origine da un nome personale longobardo “Aschari” da cui “Rocc.Aschar.enea“. Ma uno studio francese sostiene che “scarengia” provenga da “scarenna” e indichi il fianco ripido di una montagna. Il castello fu sede di tragici eventi nel corso della sua storia: nel 1584 Orazio Carafa, proprietario che opprimeva gli abitanti della zona, fu trucidato dai paesani in rivolta. A metà del 1600 il barone Corvo de Corvis, fuggito da Napoli durante la rivolta guidata da Masaniello, si rifugiò nel castello. Qui volle reinstaurare lo “Ius primae noctis“, una prassi medievale che prevedeva la prima notte di nozze di ogni novella sposa del feudo di Roccascalegna insieme a lui invece che con il neo marito. La leggenda vuole che una notte uno sposo indignato si travestì da donna e accoltellò il barone. De Corvis morente lasciò l’impronta della sua mano insanguinata sul muro di una torre, crollata poi nel 1940. E benché si provasse a lavare il sangue dalla roccia, l’impronta continuava a riaffiorare. Ancora oggi le persone anziane del paese sostengono di aver visto la “mano di sangue” anche dopo il crollo.

“Lo ius primae noctis è una straordinaria fantasia che il Medioevo ha creato, che è nata alla fine del Medioevo, ed a cui hanno creduto così tanto, che c’era quasi il rischio che qualcuno volesse metterlo in pratica davvero, anche se non risulta che sia mai successo davvero. In realtà è una fantasia: non è mai esistito.”

Alessandro Barbero

La Torre di Sentinella
Punto panoramico
Armi e strumenti di tortura

All’interno del castello è stata allestita anche una piccola mostra di armi, elmi utilizzati in guerra e strumenti di tortura. Sono vari quelli esposti, dalla sedia inquisitoria, che serviva per obbligare a confessare quelle donne che dimostravano una forte resistenza al dolore, al cavallo spagnolo. Quest’ultimo vedeva il condannato posto a cavalcioni su una struttura a V, come su un cavallo, con lo spigolo che penetrava nelle carni compromettendo gli organi genitali.

Sedia inquisitoria
Cavallo spagnolo
Elmo a becco di passero, XV-XVI secolo
Elmo normanno, XI secolo

In alto: spada scozzese Claymore, XVI-XVII secolo
In basso: spada con croci, XIII secolo

Il castello di Roccascalegna, aperto nuovamente al pubblico dall’inizio del 2022, è una meraviglia culturale ricca di storia e leggenda. Con le sue mura e le sue torri come sospese, appoggiate sulla roccia ripida, è un patrimonio storico e artistico immerso nella natura, da conservare e scoprire come in un sorprendente viaggio nel tempo.

a cura di
Federico Sozio

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Federico Sozio

Nato e cresciuto nella Città Eterna. Giornalista, conduttore radio e Tv, poeta e scrittore ha iniziato a scrivere pensieri e poesie all'età di 12 anni. La sua tesi di laurea in Lettere sull'indifferenza e "Gli Indifferenti" di Alberto Moravia ha dato una svolta sul suo modo di pensare della vita. Autore in varie antologie letterarie e del libro "Autoanalisi di un pensiero", è tra gli ultimi dei romantici come in una sua poesia "Chiusi gli occhi, assaporo l'Infinito". Profondo sognatore sempre a caccia di storie, emozioni e notizie da raccontare. Si interessa di arte, storia e tutto ciò che sia cultura e spettacolo.

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