Fuori “‘A vita è Suonno” di Pasqà

Fuori “‘A vita è Suonno” di Pasqà
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Pasquale Porciello è un giornalista e musicista napoletano, che vive in Libano da quasi dieci anni. Pasqà è il suo nome d’arte ed è uscito da pochissimo il suo primo album “’A vita è Suonno”, la vita è sogno, che già dal titolo ci introduce nelle profondità filosofiche e riflessive del progetto.

Da Napoli al Libano e di nuovo a Napoli: nel disco di Pasqà troviamo un immaginario colorato e sfaccettato, un percorso di scoperta del sé profondo e autentico, attraverso la musica, a cavallo tra due mondi lontani e comunque simili.

Per sapere di più su quest’opera a cavallo fra svariate tradizioni musicali, ne abbiamo parlato con l’artista.

“ ‘A vita è Suonno” è il titolo del tuo album. Ci spieghi qual è il messaggio che vuoi comunicare?

Preferisco che ciascuno veda quello che vuole in ciò che ho fatto, che ciascuno trovi il proprio messaggio, che questo mio lavoro sia uno specchio in cui ciascuno veda sé stesso e non me.

La vita è sogno è il titolo di un’opera di Calderòn de la Barca del XVII secolo. Parla di un risveglio interiore e dei vari stadi della coscienza da attraversare per arrivare al Sé. Nel mondo di oggi fortemente tecnicizzato e alienante io propongo una strada percorribile che porti dal sonno al sogno. Una strada percorribile da tutti.

Sei giornalista oltre che musicista: cosa ti ha insegnato il tuo mestiere che ti ha aiutato nello scrivere canzoni?

Ad osservare, prendere nota, ascoltare, analizzare, sintetizzare e arrivare dritti al punto. A capire che un fatto non è mai fine a sé stesso, che ci sono tanti modi di raccontare la stessa cosa e che questo racconto è sempre una presa di posizione, una scelta che passa attraverso le parole utilizzate. A dare voce a chi non sa o non può parlare. Io considero tutto quello che faccio come una manifestazione di quello che sono, senza separazioni nette, un unicum che si esprime in modi solo apparentemente diversi.

Come pensi che il pubblico possa reagire alla tua musica, figlia di tante tradizioni musicali?

Questo bisogna chiederlo al pubblico, lo dico senza piaggeria. Io ho fatto la mia parte al meglio delle mie capacità e sono in pace con me stesso. La mia è una ricerca di Verità, una ricerca archetipale in cui tutto ciò che appare in forme diverse, ha in realtà una sostanza unica. Il mio intento è proprio quello di mostrare come al di là delle diverse apparenze ci si possa incontrare tutti su un piano unico.

Come hai vissuto il periodo pandemico dal punto di vista artistico?

Ero a Beirut, in un momento di forte crisi economica e sociale che ancora continua. L’incertezza e la precarietà della vita in Libano è certamente stata una spinta a cercare e trovare dei punti fermi che andassero oltre le circostanze che sempre cambiano, provare a fondarsi sulla roccia. La mia arte è diventata più essenziale e più precisa e sopratutto si è concretizzata in un album: il lavoro di quasi 10 anni ha preso forma in pochissimi giorni, proprio durante la pandemia.

Ci sono artisti italiani con cui vorresti collaborare?

Ci sono tanti artisti dei quali ho una profonda stima. Le collaborazioni per me sono incontri in cui il lato strettamente legato alla performance è solo un dettaglio e dei quali è una conseguenza. Vivendo in Libano da tanti anni non ho avuto modo di incontrare molti artisti italiani. Ma ora sono qui e non aspetto altro.

Definiresti la tua musica uno slancio di speranza?

Non mi piace pensare in termini di speranza. Preferisco piuttosto definire la mia musica e il mio lavoro come una strada concreta e percorribile da ciascuno, una proposta. Credo che sia questo il compito dell’artista: risvegliare dal sonno e rendere la strada che porta al sogno accessibile a tutti.

È attivo un crowdfunding per supportare Pasqà, al seguente indirizzo, dov’è possibile approfondire le tematiche affrontate nell’album e contribuire al progetto: https://www.produzionidalbasso.com/project/a-vita-e-suonno-life-is-a-dream/

a cura di
Sara Alice Ceccarelli

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Sara Alice Ceccarelli

Giornalista iscritta all’ODG Emilia Romagna si laurea in Lettere e Comunicazione e successivamente in Giornalismo e Cultura editoriale presso l’Università di Parma. Nel 2017 consegue poi un Master in Organizzazione e Promozione Eventi Culturali presso l’Università di Bologna e consegue un attestato di Alta Formazione in Social Media Management presso l'Università di Parma. Ama il giallo e il viola, possibilmente assieme e vive in simbiosi con il coinquilino Aurelio (un micetto nero). La sua religione è Star Wars. Che la forza sia con voi.

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