Raoul Moretti ci racconta “Le intermittenze della vita”
Il 9 marzo è uscito il nuovo album strumentale di Raoul Moretti e noi abbiamo voluto farci due chiacchiere
L’arpista italo-svizzero, Raoul Moretti, ci propone un disco introspettivo e per certi versi malinconico. Un disco che porta a riflettere sul perché e come siamo capitati in questo periodo storico e quando riusciremo a tornare alla vita.
Si tratta di un disco strumentale dove l’arpa ci culla in un viaggio dentro i pesanti anni del lockdown i quali ci fanno interrogare a lungo sull’importanza della nostra salute mentale, del tenerci stretti i nostri affetti più cari e le cose che ci rendono veramente felici.
Ogni brano fa riferimento ad un episodio della vita chiusi dentro casa: (“09 marzo 2020“, “Strade deserte” “Il runner solitario“, “Andrà tutto…“, “Notti di coprifuoco“). Un disco per chi vuole lenire la sofferenza di quest’epoca strana.
Abbiamo intervistato Raoul per voi! Ecco le dichiarazioni in merito al suo nuovo disco:
Dato che l’album parla dell’emergenza Covid e dei suoi effetti sulla gente, come sta lei? Come ha passato questo difficile periodo?
Il processo di elaborazione penso sarà ancora lungo sia perché ancora ci siamo dentro, oltre che essere stati proiettati da una emergenza all’altra.
Ho passato diversi stati d’animo: da uno slancio iniziale, riflessivo e creativo, in cui pensavo che da quello che ci stava accadendo si potesse anche ripartire cambiando le cose che non erano più sostenibili, alla disillusione che questo accadesse; dalla resilienza messa a dura prova dal lungo persistere dell’emergenza e da una percezione del tempo alterata, all’isolamento dallo spazio pubblico di dialogo, ridotto ad antagonismi di fazioni, e alla mancanza di socialità e condivisione; dagli slanci creativi che hanno prodotto due dischi, a momenti di apatia dovuti al non sapere dove indirizzare le energie per la ripartenza. Ora più che mai penso sia importante riprenderci degli spazi e delle abitudini, dove seminare bellezza e coltivare una speranza.
L’arpa l’ha aiutata a superare la noia della quarantena? Ha tranquillizzato i suoi pensieri?
L’arpa è un mezzo con cui esprimo me stesso, per cui mi ha aiutato a esternare tutto quello che dicevo prima. L’impegno per realizzare questo disco, oltre che Animas, in duo con Beppe Dettori, è stato fondamentale per canalizzare energie e pensieri. Un rifugio per l’urgenza creativa e per non morire dentro.
Com’è stato lavorare con Beppe Dettori, Wan Xing e Chan Shek Ming?
Con Beppe lavoriamo insieme da tanti anni, c’è grande amicizia e stima. E’ una delle più intense voci di Sardegna e ricercatore vocale. Abbiamo realizzato tre dischi in tre anni ed abbiamo una intensa attività artistica. In questo disco ho voluto inserire solo corde, quindi oltre alle sue vocali, con la voce usata come strumento, ho inserito le corde degli strumenti tradizionali cinesi, Guzheng e Guqin.
Wan Xing è una straordinaria musicista, abbiamo collaborato insieme in una produzione ad Hong kong nel 2017, poi abbiamo suonato insieme in Sardegna, e durante il lockdown abbiamo realizzato un video molto simbolico realizzato tra Cina e Italia, dove suoniamo un brano tradizionale cinese che avevo arrangiato. È stata lei a farmi conoscere Chan Shek Ming, perché avevo bisogno del timbro del Guqin, suonato in un contesto contemporaneo.
Ha dedicato un’intera trilogia allo stato psicofisico delle persone durante il lockdown, quali sono le sue ansie e pensieri ossessivi?
Sì, la terza parte del disco che insieme alla quarta volge lo sguardo verso sé stessi ed al percorso psico-emotivo vissuto durante la pandemia. Insieme cercano di rendere in musica questi pensieri, le paure e gli attacchi di panico. Aspetti sui quali mi sono confrontato con amici e conoscenti in questi mesi. L’equilibrio tra cuore e mente non è facile da mantenere; cerco di schermarmi da quei malesseri con spazi di quotidianità, di bellezza, relazioni ed affetti.
La musica può aiutare a guarire l’anima?
Chi la fa con passione e genuinità, chi trova conforto nell’ascoltarla. La musica dialoga con le nostre emozioni, con la nostra anima.
Preferisce ascoltare la musica oppure produrla?
Alterno periodi dove studio, ricerco e produco di più, ad altri dove mi immergo negli ascolti più disparati. Quando non ho concerti poi cerco di andare ad ascoltarne altri. Una cosa non può prescindere dall’altra, è sempre un arricchimento.
a cura di
Federico Cataldi
Seguici anche su Instagram!