Diabolik: un film che soddisfa le aspettative o un’occasione sprecata?

Diabolik: un film che soddisfa le aspettative o un’occasione sprecata?
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Uscito nelle sale il 16 dicembre, Diabolik porta sul grande schermo l’adattamento cinematografico dell’omonimo fumetto degli anni Sessanta creato dalle sorelle Giussani. 

La vicenda del film riprende il soggetto dal terzo albo della serie originale, “L’arresto di Diabolik”. La narrazione è perciò incentrata sul primo incontro tra il celebre ladro e la sua compagna e complice Eva Kant.

Il film, diretto dai fratelli Manetti è stato girato in location come Bologna, Trieste e Milano, città in grado di ricreare minuziosamente le atmosfere noir e l’ambientazione anni Sessanta dei fumetti. 

Dalle location fittizie anni ’60 del fumetto (la capitale Clerville, il centro montanaro Bellair e la città costiera di Ghenf) ai costumi e al make-up dei personaggi, la ricostruzione che ne viene fuori è molto dettagliata.

Il cast

Oltre all’accurata scelta delle location e dei costumi, i fratelli Manetti hanno deciso di scritturare un cast spettacolare

A dare il volto a Diabolik è infatti Luca Marinelli (vincitore di un David di Donatello per il premio miglior attore non protagonista in Lo chiamavano Jeeg Robot).

Nei panni dell’ispettore Ginko, troviamo invece Valerio Mastandrea (quattro volte viciniore del David di Donatello) e infine, a interpretare la fascinosa e ambigua Eva Kant è una sempre sensazionale Miriam Leone.

Ora, secondo queste premesse, Diabolik sembra avere tutte le carte in regola per rientrare a pieno in una categoria riservata a un certo cinema italiano d’autore, ma è davvero così? 

Per rispondere a questa domanda, sarà necessario procedere per piccoli passi, analizzando i vari elementi del film.

Miriam Leone (Eva Kant) e Luca Marinelli (Diabolik)
Messa in scena e regia

Essendo un adattamento cinematografico di un fumetto, i Manetti Bros. hanno scelto di impostare la regia su uno stile molto particolare che ricorda appunto lo stile fumettistico

Verso la seconda metà del film infatti, le scene d’azione sono interamente costruite su split screen, zoom e movimenti di macchina dinamici che permettono alla pellicola di assomigliare a un fumetto in movimento

Dov’è allora il problema? 

In tutto ciò che viene prima della sequenza descritta. Dall’inizio fino alla seconda metà del film, non vengono utilizzati i particolari espedienti tecnici appena descritti, piuttosto per la maggior parte del tempo, la messa in scena risulta alquanto sopra le righe. 

Intere scene d’azione e tensione vengono costruite su dialoghi e sketch comici che rendono la rappresentazione eccessiva. Nulla è spontaneo, tutto appare irrealistico e la recitazione è impostata, trattenuta e ricorda uno sceneggiato televisivo di derivazione teatrale.

Ora, come si è già detto, la scelta è stata consapevole e voluta: restituire in tutto e per tutto il fumetto sullo schermo.

La cieca fedeltà all’opera letteraria però, ha gravato su elementi fondamentali come la sceneggiatura e la regia e cosa più importante, non ha permesso al cast principale di brillare.

I protagonisti

Tralasciando tutto il resto degli attori che fanno solo da contorno ai protagonisti principali (e su di loro non approfondisco), ci sono comunque delle eccezioni. Ma anche attori come Marinelli e Mastandrea che rappresentano una nota a favore del film, non riescono a dare il meglio

Il Diabolik di Marinelli non riesce a pieno nell’intento di trasmettere la complessità e l’ambiguità del personaggio. Quello che dovrebbe essere un temuto genio del crimine e del travestimento, nonché eccellente stratega e assassino appare per la maggior parte del tempo, a causa della recitazione impostata, un personaggio piatto e monotono

Mastandrea invece, nonostante anche lui vittima dell’evidente impostazione recitativa, riesce forse a centrare meglio il personaggio dell’ispettore. Trasmettendo l’integrità dell’uomo di legge e la determinazione di Ginko che non si arresta davanti a Diabolik. 

L’eccezione ha un nome: Miriam Leone 

In tutto questo, un elogio particolare va all’unica eccezione e nota degna della visione di questo film, l’impeccabile Miriam Leone

L’unica, tra tutti i protagonisti, che dall’inizio alla fine è sempre credibile in ogni momento. La disinvoltura con cui si muove nei panni di Eva Kant, una donna di classe, esponente di cultura e donna indipendente. 

Leone riesce a rendere il personaggio interessante e originale, trasmettendo a pieno tutta l’eleganza e l’ambiguità di Eva, senza mai caricare troppo sulla recitazione e rimanendo sempre naturale.

Miriam Leone è l’unica in grado di camminare perfettamente in equilibrio tra l’eccesso e la moderazione.

Miriam Leone nei panni di Eva Kant
Conclusioni

In conclusione, Diabolik è a mio parere, un film che aveva tutte le potenzialità per essere un film spettacolare, ma che purtroppo a conti fatti ha sprecato l’occasione. 

Tuttavia, a prescindere dalle mie considerazioni personali, ne consiglio la visione. Potreste concordare sulla mia analisi o potreste dissentire.

D’altronde il bello dei film è proprio la discussione e lo scambio di opinioni che ne scaturisce la visione.

a cura di
Francesca D’Orta

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