Il vuoto che resta

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Il racconto illustrato della perdita secondo Valentina Savi

Lasciarsi è traumatico, e tutti noi lo sappiamo bene, perché abbiamo provato questa esperienza almeno una volta nella vita. Il Vuoto che resta, la prima graphic novel di Valentina Savi, edita da BeccoGiallo, illustra egregiamente questa fase della vita, un passaggio obbligatorio per ognuno di noi, che è stato paragonato addirittura al lutto.

L’opera descrive quella sensazione di peso sullo stomaco, quel vuoto nella mente e nel cuore che ti stringe fortissimo, quell’impressione di sospensione del tempo e dello spazio che sembra non finire mai. In attesa di tornare alla “normalità”, alla vita quotidiana senza il proprio partner.

In attesa che il dolore della rottura finisca.

Ne Il Vuoto che resta, l’illustratrice Valentina Savi, meglio conosciuta con il nome di Annie, raffigura la storia di Jacopo e Gabriella, una coppia che si è da poco mollata e che cerca di ricostruire i pezzi della propria esistenza, pian piano, giorno dopo giorno, ricordo dopo ricordo.

La storia è narrata nelle lettere di Jacopo ( nome ispirato al celebre Jacopo Ortis), tutte comprensive di data e disegni che raffigurano Gabriella, la sua ex. Questo nome sembrerebbe essere preso dalla protagonista di High School Musical, di cui l’autrice ascoltava le canzoni alla radio mentre pensava alla sua storia. La vicenda si dipana attraverso una sorta di dialogo (in realtà monologo, poiché non c’è risposta) che racconta della loro vita assieme.

Le lettere non ricevono risposta, ma sono la testimonianza scritta della loro esistenza come coppia. Delle loro abitudini e dei loro riti quotidiani.

Ricordi, pensieri sparsi, messaggini scritti da Jacopo mentre è ubriaco, foto, testi di canzoni, scarabocchi e appunti: questo è quello che resta, alla fine di tutto.

è banale pensare che andare via faccia male, ma hai mai pensato a quanto è più difficile tornare? Tornare e accorgersi che i sentimenti sono cambiati. Faceva male quando dovevamo tornare a casa dal mare, ma è ancora peggio adesso, che ci torno e tu non ci sei, che ci vado per scacciare i pensieri e non perché sono felice. é stato difficile dirti addio, ma non quanto abituarmi a una vita senza di te.

Valentina Savi è un’artista livornese poco più che ventenne, appassionata di fotografia, di montaggio video e ovviamente di illustrazione.

Il suo indiscutibile talento artistico viene fuori già alle scuole superiori, anni in cui creava dei progetti video che raccontavano la gita appena trascorsa, il viaggio della Memoria e l’Erasmus in Inghilterra.

Dopo la scuola dà vita al progetto Tutte le mele di Annie, una pagina Instagram da 40 milioni di follower, che raccoglie le sue magnifiche illustrazioni e le esperienze di vita di tante ragazze differenti, le sue “mele” appunto.

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Il suo Instagram non raccoglie solo esperienze di relazioni sentimentali, ma anche storie di amicizie finite, dolore, perdita e malattia.

Il Vuoto che resta è il frutto di questo ambizioso progetto, il racconto epistolare di una perdita, che serve, come dice l’autrice stessa, a “sopravvivere ai ricordi e alla loro ferocia”.

I disegni sono splendidi, il tratto è semplice ma fortemente distintivo. I colori sono talvolta tenui e talvolta più accesi. Le figure rappresentano sempre e solo Gabriella ( e a volte degli oggetti o dei particolari del corpo tipo le mani), Gabriella che sorseggia un caffè sul balcone, Gabriella che dorme, Gabriella sul divano e Gabriella in uno sfondo astratto.

Il fumetto della Savi è incredibilmente realistico.

Se volete dare una colonna sonora al fumetto, l’autrice consiglia la canzone Marmellata#25 di Cremonini, quella che secondo lei rappresenterebbe al meglio le atmosfere dell’opera, la canzone che meglio la identifica. Ascoltare per credere.

A cura di
Silvia Ruffaldi

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Silvia Ruffaldi

Silvia ha studiato Scienze della Comunicazione a Reggio Emilia con il preciso scopo di seguire la strada del giornalismo, passione che l’ha “contagiata” alle superiori, quando, adolescente e ancora insicura non aveva idea di cosa avrebbe voluto fare nella vita. Il primo impatto con questo mondo l’ha avuto leggendo per caso i racconti/reportage di guerra di Oriana Fallaci e Tiziano Terzani. Da lì in poi è stato amore vero, e ha capito che se c’era una cosa che voleva fare nella vita (e che le veniva anche discretamente bene), questa doveva avere a che fare in qualche modo con la scrittura. La penna le permette di esprimere se stessa, molto più di mille parole. Ma dato che il mestiere dell’inviato di guerra può risultare un tantino pericoloso, ha deciso di perseguire il suo sogno, rimanendo coi piedi ben piantati a terra e nel 2019 ha preso la laurea Magistrale in Giornalismo e cultura editoriale all’Università di Parma. Delle sue letture adolescenziali le è rimasto un profondo senso di giustizia, e il desiderio utopico di salvare il mondo ( progetto poco ambizioso, voi che dite ?).

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