Le radici sul soffitto per trovare nuovi punti di vista

Le radici sul soffitto per trovare nuovi punti di vista
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Esorcizzare l’incertezza e le contraddizioni del mondo in cui viviamo. Questo sembra essere l’intenzione che si cela dietro “Le radici sul soffitto”, Lp di debutto, successore dell’ep autoprodotto dal titolo “Blu moderno”, della compagine tutta al femminile delle Via dell’ironia.

La formazione vede Maria Mirani alla voce e chitarra, Giada Lembo al basso, Marialaura Savoldi alla batteria e Greta Frera alla chitarra solista. Dietro il mix trova in veste di produttore l’ex chitarrista degli Elio E Le Storie Tese Cesareo.

Il lavoro dimostra delle grandi ambizioni, unendo parti strumentali non banali, testi articolati e colti e un visual curato dal fotografo Dorothy Browl, famoso per le sue foto paradossali ed iconografiche.

Un atto di reazione alla decadenza

“Le radici sul soffitto” è un“timido” e gentile tentativo di dare forma estetica alle brutture che la band vede nel mondo, cercando in esse una nuova bellezza da cui partire, ed è curioso che i riferimenti sonori principali derivino dalla new wave e il britpop, nati da esigenze simili.

Mirani con i suoi testi compie l’altra metà del lavoro, interpretando la parte di una moderna cantastorie che guida l’ascoltatore all’esplorazione delle rovine descritte nei brani. Siamo, per dirla breve, di fronte a un valido lavoro di rock-pop cantautoriale.

Dalla decadenza alla rinascita

Le 10 tracce di cui è composto l’album risultano variegate ma stilisticamente coerenti. Si riesce ad apprezzare l’album nella sua interezza, forse anche grazie all’alone di romantica rassegnazione che le accomuna.

Nei testi si parla di tematiche come i rapporti di coppia (Ho la febbre), l’omosessualità (Canzone introduttiva) e il non essere compreso da quelli che ti circondano (Le radici sul soffitto). Il tutto è raccontato con riferimenti a personaggi e luoghi storici, al mondo dell’arte e alla simbologia delle piante( in Ho la febbre si parla del basilico che simboleggia la solitudine).

La parte musicale vede un alternarsi di parti distorte e melodiche nelle chitarre e una sezione ritmica puntuale, mai invasiva, che da un po’ di vitalità all’atmosfera generale. Pregevoli in tal senso le marcette col rullante in “Le radice nel soffitto” e lo shuffle in “Architetto“.

Per concludere, “Le radici sul soffitto” è un album più che soddisfacente per essere un debutto. A questo punto dobbiamo attendere il futuro, per vedere come si evolverà la proposta delle nostre.

a cura di
Giorgio Cappai

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Giorgio Cappai

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