Incontriamo Galeffi in una serata da Scudetto
E’ sabato ed è il primo dicembre. Il mio mese preferito, non potrebbe iniziare in modo migliore, perché finalmente vedrò il live di uno dei miei artisti preferiti e perché è grazie a Vez Magazine avrò l’immenso piacere di fargli un’intervista. L’appuntamento è fissato per le 19:00 al Locomotiv Club, locale bolognese, che ospiterà Galeffi per una delle ultime date del Golden Goal tour.
Il problema è solo uno: lavoro a Rimini e staccherò alle 18:00, mentre il mio collega, nonché fotografo e fondatore della rivista Luca Ortolani, lavora a Milano e non sarò a Bologna prima delle 19:00.
Superare il limite di velocità in autostrada per arrivare in tempo e superare anche la soglia di ore di sonno perse e sopportabili dal mio corpo, non mi ha tolto neanche un po’ di entusiasmo e voglia di godermi questo concerto, così tanto atteso.
Stanchezza e chilometri sono passati in secondo piano, automaticamente.
Esattamente un anno fa, Galeffi iniziava il suo primo tour in giro per l’Italia.
Dopo la presentazione del suo primo album: Scudetto al Monk di Roma, locale di ritrovo e punto di partenza per tutti gli artisti del panorama musicale romano, ha subito dato il via a quello che poi si è rivelato un anno ricco di partecipazioni a diversi Festival e all’uscita di nuovi singoli.
Un anno di crescita che si conclude senza dubbio in positivo.
Siamo nel camerino e siamo con Marco.
Ci presentiamo e approfittiamo del divano per metterci comodi e iniziare la nostra chiacchierata. Un po’ di timidezza iniziale per entrambi e se per lui non si tratta della prima intervista, per me invece sì.
Ma in un attimo siamo a nostro agio. Ed eccoci qui.
E’ un po’ di tempo che dichiari che finito questo tour andrai in letargo. I nuovi singoli usciti durante questo 2018 come Mai Natale, Uffa e Mamihilapinatapai, anticipano un nuovo progetto discografico al quale ti dedicherai?
Uffa e Mai Natale, sono finiti entrambi in un vinile, sono usciti come se fossero più da collezione.
Mamihilapinatapai invece rimarrà una hit estiva, frivola come i pezzi estivi.
Dico che andrò il letargo perché a fine tour, dato che stiamo suonando da un anno ed è un anno dall’uscita del disco, vorrei fare un mesetto e mezzo di vacanza, anche per avere tutti i tempi tecnici per scrivere un disco e registrarlo. È difficile che uscirà qualcosa di nuovo prima di un anno o comunque a breve.
I tuoi testi non sono mai fatti di parole messe a caso o banali, descrivi sempre in maniera incisiva sentimenti e stati d’animo, a volte anche contrastanti. Cosa “anima” la tua penna e quindi cosa anima la tua anima?
Cosa anima la mia anima? Questa è bella…
Semplicemente ho scritto questo disco all’inizio della relazione con la mia ragazza, con la quale mi sono anche lasciato più volte, tendenzialmente perché lei mi ispira abbastanza. Ma in generale, anche prima di Galeffi ho sempre scritto per le donne. (Ride) Per come sono fatto, mi viene più spontaneo scrivere una canzone che magari affrontare una discussione e parlare. Non mi piace tanto litigare, sono più uno di quelli che fa passare i giorni. Sia in amore che nella vita non mi piace sporcarmi le mani, per poi magari la canzoni o la poesia te la scrivo.
(Aggiungo “Che fortuna” perché sapere che c’è una persona che mette nero su bianco quello che prova per te dev’essere una bella sensazione. E infatti conferma che la sua ragazza ne è contenta)
Qual è la canzone che ti emozione di più cantare sul palco?
L’ultima. Mai Natale.
Quando hai deciso che la musica sarebbe stata la tua strada e che la tua passione sarebbe diventata il tuo lavoro?
L’ho capito in quest’ultimo periodo, perché so che ci sarà un rinnovo di contratto. Ma non l’avevo mai pensato fino a poche settimane fa.
All’inizio pensavo fosse solo una bella gita. La musica è un lavoro nel quale non puoi riporre molte aspettative. Io sono una persona pessimista, non ho mai creduto potesse diventare un lavoro e non per mie incapacità ma piuttosto perché nella mia testa è una cosa che prima o poi finirà.
Finché dura daje, altrimenti poi farò altro.
Qual è stato il momento di maggiore soddisfazione a livello artistico?
Il concerto del primo maggio, che è stato un bel traguardo, da lì ho pensato che iniziasse ad essere una cosa seria.
Che rapporto hai con il tuo pubblico e con i social network?
Penso che adesso siano necessari, buona parte del mio pubblico e dei miei colleghi. E’ un pubblico giovane che utilizza i social e per comunicare è la prima forma efficace, semplice e diretta.
Personalmente, mi piace Instagram e uso meno Facebook, ma ho un rapporto normale, né di rifiuto né di ossessione. Il mio rapporto col pubblico, credo sia giusto, io sono sempre educato anche se sono molto timido e spesso questa cosa viene confusa col “tirarsela”, ma cerco di essere sempre disponibile e di leggere tutti i messaggi che ricevo.
Hai altre passioni oltre la musica?
Il calcio, le donne (ride) e la lettura.
Amo leggere, soprattutto d’estate al mare sul lettino e amo tutta l’arte in generale, la pittura, la scultura. Ho provato a fare un po’ di tutto, ma le canzoni sono la cosa più facile, anche per scrivere un libro devi avere una certa costanza, un libro sono centinaia di pagine, una canzone invece dura tre minuti.
Concludo facendogli i miei complimenti personali, perché credo sia uno dei pochi artisti emergenti di quest’epoca dove sembrano tutti cantanti appartenenti al genere Indie, lui è uno che sa distinguersi, proprio grazie alla sua identità e al suo stile. Credo sia questo il suo punto di forza.
Lui ribatte dicendo che si sente molto fuori dalle dinamiche del genere a cui appartiene, anche perché ascolta tutt’altro, ma è capitato in questo periodo e ha firmato con Maciste dischi che è una delle colonne portanti, ma afferma che le cose vere si vedranno fra dieci anni, non adesso. Dopo un solo disco.
E vedremo cosa rimarrà, intanto approfittiamo della sua disponibilità per fare qualche foto insieme e per un video di saluti.
Tutto quello che è successo durante il live, è sul nostro sito con tutte le foto e le sensazioni che è riuscito a trasmettere.
Chili d’amore sotto le occhiaie, ma ne è valsa la pena.
Ne è valsa assolutamente la pena.
a cura di
Claudia Venuti