Io che ti ho voluto così bene è il secondo romanzo di Roberta Recchia, che ha esordito con Tutta la vita che resta.
Il suo romanzo d’esordio, mi ha fatto immergere nella dolorosa storia familiare degli Ansaldo e toccare con mano il dolore che si prova a perdere un figlio a causa di un efferato crimine. Ho aspettato un po’ prima di decidere di leggere il suo secondo libro perché ero sicura che anche questo, spin off del primo, mi avrebbe toccato nel profondo. E così è stato: Roberta Recchia mi ha catapultata nella vita di Luca Nardulli che rappresenta, insieme ai suoi genitori, chi resta nella famiglia del carnefice.
Questo romanzo acquista più valore se si legge prima Tutta la vita che resta, ma può essere letto anche senza conoscere il pregresso.
La trama di Io che ti ho voluto così bene
Si tratta di un nuovo punto di vista sulla stessa storia che fa cogliere altre sfaccettature e conseguenze di un dolore. Luca ha solo tredici anni quando scopre che suo fratello non è la persona che pensava che fosse; con il suo gesto sconsiderato oltre alla famiglia della vittima, ha distrutto anche la sua.
Luca viene accolto in casa dallo zio Umberto, fratello di suo padre, ed è costretto a ripartire da zero, quando si rende conto che quella non è solo una soluzione temporanea.
Lo zio si prende cura di lui e lo integra nella sua famiglia con sua moglie Mara e tre figlie. E, anche quando il dubbio e il pregiudizio si insinueranno su di lui, nonostante la sua buona condotta, non esiterà a proteggerlo.
Lui cresce bravo e studioso, vorrebbe ritornare a casa, alla vecchia scuola, anche per rivedere Flavia, ma i suoi genitori non vogliono che subisca i pregiudizi e tutto il male che stanno vivendo, preferiscono saperlo lontano.
Ma si può avere fiducia nella vita quando la deflagrazione del dolore è così forte da continuare a farsi sentire nonostante il tempo e la distanza? Cosa può salvare?

La salvezza di Luca Nardulli in Io che ti ho voluto così bene
A salvarlo sono i legami, quelli veri che si ancorano nel cuore e nonostante le tempeste rimangono saldi e forti. Sono quei rapporti che gli offrono sostegno e amore incondizionato come quello con lo zio Umberto e che fungono da guida e faro, e quelli che gli offrono speranza e possibilità di un futuro migliore come quello con Flavia.
Poi ci sono i legami di sangue, quelli che magari in alcuni momenti non possono sostenerti perché sono essi stessi privi di ancore, ma restano una parte importante di noi, sono radici che ci portiamo dietro ovunque siamo diretti.
Questo romanzo racconta, attraverso le vicissitudini che Luca deve affrontare, la sua crescita il suo dolore, mentre tutto accade. E ci si ritrova così dentro la sua vita da volerlo quasi aiutare a schivare quei colpi che comunque arrivano anche quando si è già così tanto fiaccati.
Ma c’è qualcosa che mantiene tutto insieme e Luca lo fa coincidere con una persona, Flavia, che nonostante tutte le difficoltà gli permette di mantenere viva la fiducia nel futuro. Perché esistono quelle persone pure e vere che se le incontri fanno la differenza.
Luca si nutre delle piccole cose belle che la vita gli regala e ne sa fare tesoro, per questo il dolore non lo scalfisce e lui lo attraversa.
Roberta Recchia
L’autrice mi ha fatto commuovere anche questa volta. Con questo suo modo di scrivere così pieno di dettagli, i dialoghi pressanti, i tanti avvenimenti, non sono riuscita a fermarmi e ho letto questo libro in pochissimi giorni.
Ho trovato interessante questa sua capacità di far entrare il lettore fin sotto la pelle dei suoi protagonisti, ed è la stessa “magia “che ho ritrovato nel suo primo libro.
Al di là della storia questa autrice mi incanta per questo suo particolare modo di scrivere fatto di parole che si inseguono ma anche di momenti di silenzio emotivo dove si lascia lo spazio al lettore di immaginare o riflettere. Lo consiglio insieme al primo a chi desidera una lettura ad alto impatto emotivo.
a cura di
Anna Francesca Perrone
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