Familia, film diretto da Francesco Costabile, racconta la vera storia della famiglia di Luigi Celeste. Una vicenda cruda e realistica, tratta dal libro “Non sarà sempre così” scritto da Luigi stesso.
Familia, diretto dal regista cosentino Francesco Costabile, era stato presentato alla scorsa mostra del Cinema di Venezia, nella sezione Orizzonti, dove ricevette un positivo riscontro da parte della critica. Francesco Gheghi, interprete di Luigi Celeste, si aggiudicò anche il premio per la migliore interpretazione maschile.
Lo scorso lunedì 7 aprile, la pellicola (recuperabile su Prime Video) ha ottenuto ben otto candidature ai prossimi David di Donatello, tra cui spiccano quelle per il cast (Francesco Gheghi, Barbara Ronchi, Tecla Insolia e Francesco Di Leva) e quella per la miglior sceneggiatura non originale.
A distanza di mesi, Familia è ancora apprezzato. Ma come mai? Nella pellicola si parla non solo di violenza domestica nei confronti di una donna, ma anche della violenza assistita. Entrambe rappresentano due facce della stessa medaglia.
Trama
Quando pensiamo al termine Familia, la nostra mente si ricollega immediatamente al nucleo familiare. La famiglia dovrebbe essere un luogo sicuro, un focolare caldo, amorevole e accogliente, in cui trovare riparo dal mondo esterno.
Eppure per Luigi e suo fratello Alessandro, non è così. Entrambi i ragazzi vivono insieme alla madre un incubo senza fine. Il padre è una persona violenta e aggressiva, che entra ed esce dalla loro vita, perpetrando continui maltrattamenti fisici e psicologici nei confronti della moglie. Nel frattempo però, i ragazzi crescono, ma Luigi è un ragazzo arrabbiato, cerca di farsi largo nella società, appoggiandosi a compagnie “sbagliate”. Frequenta un gruppo di neofascisti e finisce così anche lui in carcere come il padre, che continua ad alleggiare sulla famiglia come un ombra onnipresente e minacciosa.
La violenza assistita
Si sente con troppa frequenza parlare di maltrattamenti in famiglia nei confronti delle donne, ma il pregio del film di Constabile è aver analizzato un tema di cui si conosce e si parla veramente poco: la violenza assistita. Luigi e Alessandro vivono questa condizione sin da quando sono bambini, quando guardano quella lontana porta di vetro, ma a loro molto vicina, da cui si sentono le urla della madre, che subisce quotidianamente maltrattamenti da parte del marito. Luigi, più piccolo rispetto al fratello Alessandro, sente il peso sulle spalle, la rabbia e l’impotenza di quella situazione.
La violenza assistita descritta in Familia, è stata definita dal Cismai (Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso dell’Infanzia) come “il fare esperienza da parte del/la bambino/a di qualsiasi forma di maltrattamento, compiuto attraverso atti di violenza fisica, verbale, psicologica, sessuale ed economica, su figure di riferimento o su altre figure affettivamente significative adulti e minori”.
Luigi
Il protagonista, magistralmente interpretato da Francesco Gheghi, è un ragazzo che vive la sua vita cercando di uscire dal tunnel familiare. Luigi cerca in ogni modo di riallacciare i rapporti col padre, cercando di convincerlo a cambiare. Purtroppo però, il suo intento rimarrà vano. E dovrà essere Luigi stesso a salvare la madre da quella vita infernale, a cui lei, nonostante le varie denunce, non riesce poi a porre fine.
Emblematica è la scena in cui il ragazzo si reca in commissariato per sporgere denuncia nei confronti del padre, ma gli viene detto che solo la madre può farla. Mettendo l’accento sulle falle di un sistema, in cui si dà solo alla vittima la possibilità di denunciare. Vittima che spesso, in virtù della situazione drammatica che sta vivendo, è incapace di rivolgersi alle autorità.
La storia vera di Luigi
Il film è tratto dalla storia vera di Luigi Celeste, che raccontò nel suo libro Non sarà sempre così, scritto nel carcere di Bollate con la scrittrice Sara Loffredi: condannato per aver ucciso il padre per salvare la madre dagli abusi e le violenze del padre. Oggi Luigi è diventato un uomo, e dopo quella tristissima storia è riuscito a salvarsi grazie alla passione per il suo lavoro: la cybersecurity, grazie ad un corso che ha frequentato durante la reclusione in carcere.
“Ho voluto raccontare la mia storia, sperando sia da monito, e per certi aspetti di esempio o utilità, cercando di dare forza a tutte quelle persone che si devono confrontare con le difficoltà o la disperazione. Credo che potrei essere un buon padre, nella vita. Ho avuto nella mia l’esempio di tutto ciò che un padre non dovrebbe essere. Spero un giorno di poter avere un figlio a cui insegnare ciò che ho imparato dalla mia esperienza, ma soprattutto che nella vita, qualsiasi cosa accada, non bisogna mai smettere per nessun motivo di rincorrere i propri sogni”
Luigi celeste
Ve lo consigliamo?
Familia è indubbiamente un film attuale, ma ha il pregio di raccontare una storia drammatica, senza utilizzare immagini forti, ma narrando il tragico vissuto di una famiglia attraverso gli occhi dei bambini che la vivono.
La storia di Luigi è anche una storia di riscatto, una di quelle che spinge chi la sta vivendo a comprendere che nella vita anche il male e il dolore possono essere sconfitti. Attraverso il film, Costabile invita lo spettatore a condividere il dolore che i protagonisti stanno vivendo, spingendo le persone che vivono la stessa condizione a denunciare, rompendo gli schemi di un vissuto familiare tossico. Affinché bambini come Luigi e Alessandro, e donne come la loro madre, possano trovare la luce fuori dal tunnel.
a cura di
Maria Raffaella Primerano
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