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Il papiro, rinvenuto al Buonconsiglio di Trento, ha legami con l’aspetto funerario e Saqqara

Nel lavoro di riordino e studio dei materiali egizi conservati al Castello del Buonconsiglio è emersa una scoperta “sensazionale”. Sono stati identificati quattro frammenti del papiro di Senemnetjer. I lavori sono stati avviati dall’archeologa del Museo Annamaria Azzolini e dall’egittologa Barbara Gilli.

Fino ad oggi si conoscevano solo due frammenti. Uno custodito al Museo archeologico di Firenze, l’altro disperso, ma noto grazie al disegno copiato dall’egittologo Karl Richard Lepsius.
Databile al regno di Hatshepsut/Thutmosis III (1479-1425 a.C.) e rinvenuto a Saqqara, il papiro è stato realizzato per l’ammiraglio di flotta e capo dei rematori del tempio di Ptah situato a Menfi. Il testo geroglifico, così come la straordinaria figurazione, permette di riconoscerlo come scritto funerario. Inoltre, è possibile considerarlo tra i primi esemplari papiracei conosciuti del Libro dei morti. Il cui significato in antico egiziano è Formule per uscire di giorno. Si tratta di una composizione di testi di carattere magicofunerario per guidare ed aiutare il defunto nel suo percorso nell’aldilà.

Il Libro dei morti

La maggior parte dei papiri del Libro dei morti di datazione coeva a quello di Senemnetjer provengono da Tebe, mentre sono rari quelli ascrivibili alla necropoli menfita. Pochissimi esemplari al mondo mostrano la variante compositiva con testo organizzato su due registri, attestata unicamente a Saqqara.
Ad un’epoca più recente risalgono quattro manoscritti riportanti questa singolare variante; soltanto due risultano completi: quello appartenuto alla nutrice reale Bakai custodito al Museo Nazionale di Varsavia, e il celebre papiro di Nebseni oggi al British Museum di Londra.

La collezione egizia del Castello del Buonconsiglio venne donata nell’Ottocento da Taddeo de Tonelli, ufficiale dell’Impero austro-ungarico, collezionista ed appassionato dell’antico Egitto. Il maggiore, tra il 1821 e il 1827, era comandante delle truppe austriache nel Granducato di Toscana, in un momento in cui stavano arrivando al porto di Livorno i reperti egizi partiti da Alessandria.

Dettaglio del Papiro di Ani, copia del “Libro dei morti”
La preziosità della necropoli di Saqqara

Dal punto di vista archeologico, la necropoli di Saqqara rappresenta una non indifferente fonte di informazioni. Si tratta di un ampia necropoli, localizzata a 30 km a sud della città moderna del Cairo, in Egitto. Comprende molti complessi funerari, tra i più noti occorre menzionare la piramide a gradoni di Djoser della III dinastia, considerata la più antica tra le piramidi.
È curioso notare come vi possa essere un collegamento diretto tra il nome Saqqara e il tema della morte. Infatti, è stato teorizzato che il toponimo derivasse proprio dalla parola Sokar, nome dell’antico dio della morte.
La scelta del territorio era stato stabilito in passato da funzionari e dignitari della I dinastia, che vi eressero le loro màstabe. Con questo termine facciamo riferimento a tombe monumentali, appartenenti soprattutto a questa prima fase della civiltà egizia.

Nei nove chilometri quadrati di necropoli è possibile apprezzare numerosi reperti, capaci di rappresentare l’evoluzione dell’architettura funeraria e dell’arte egizia. Tra questi, per riportare alcuni esempi, citiamo gli edifici cerimoniali e il tempio mortuario della piramide di Djoser e i sigilli, i vasi in scisto e le placchette d’oro della piramide di Teti. Ogni parte della necropoli è capace di raccontare qualcosa, dalle pareti stesse alle incisioni sugli oggetti di piccole dimensioni, e offrire informazioni sugli aspetti principali della civiltà egizia.

a cura di
Eleonora Maria Cavazzana

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